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Opposizione stato passivo: si può cambiare domanda?

La Corte di Cassazione ha stabilito che un creditore, durante il giudizio di opposizione stato passivo, può modificare la sua domanda da ammissione con riserva a piena e incondizionata, senza che ciò costituisca una domanda nuova (mutatio libelli). Il caso riguardava un socio di minoranza che chiedeva il risarcimento danni alla società controllante, poi finita in amministrazione straordinaria. La Corte ha chiarito che, se i fatti costitutivi del credito rimangono gli stessi, il tribunale deve esaminare il merito della richiesta e non dichiararla inammissibile.

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Opposizione stato passivo: si può modificare la domanda da condizionata a piena?

Nell’ambito delle procedure concorsuali, la fase di accertamento dei crediti è cruciale. Ma cosa succede se un creditore, dopo aver richiesto un’ammissione con riserva, decide di presentare un’istanza piena durante il giudizio di opposizione stato passivo? Questa modifica costituisce una domanda inammissibile? Con l’ordinanza n. 15190/2024, la Corte di Cassazione offre un chiarimento fondamentale, stabilendo che se la base fattuale e giuridica del credito non cambia, il giudice deve valutare il merito della richiesta.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’azione legale intentata da una società, socia di minoranza di un grande gruppo industriale, contro la società controllante. L’accusa era di aver abusato della propria attività di direzione e coordinamento, causando un ingente danno patrimoniale alla società controllata e, di riflesso, al socio di minoranza. Quest’ultimo chiedeva un risarcimento di quasi 30 milioni di euro.

Durante il corso di questa causa ordinaria, la società controllante veniva ammessa alla procedura di Amministrazione Straordinaria. Di conseguenza, il socio di minoranza presentava domanda di ammissione al passivo della procedura, chiedendo che il suo credito risarcitorio fosse ammesso “con riserva”, in attesa della definizione del giudizio ordinario pendente.

Il Rifiuto del Giudice Delegato e l’Opposizione Stato Passivo

Il Giudice Delegato rigettava la richiesta, ritenendola una “pretesa avente natura contenziosa” e priva di prove adeguate. A questo punto, la società creditrice proponeva opposizione allo stato passivo davanti al Tribunale. In questa sede, modificava la propria richiesta: non più un’ammissione con riserva, ma un’ammissione piena e incondizionata del credito.

Il Tribunale dichiarava la domanda inammissibile. Secondo i giudici di merito, il passaggio da una richiesta con riserva a una richiesta piena costituiva una mutatio libelli, ovvero una modifica non consentita della domanda, sia nell’oggetto (petitum) sia nelle ragioni (causa petendi). Contro questa decisione, la società creditrice ha proposto ricorso per Cassazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società creditrice, cassando la decisione del Tribunale e rinviando la causa per un esame nel merito. Il ragionamento della Suprema Corte si è concentrato sulla distinzione tra una vera e propria domanda nuova e una semplice diversa qualificazione della stessa pretesa.

La Corte ha chiarito che il Tribunale ha errato nel ritenere che vi fosse stata una modifica della causa petendi. Già nell’atto di insinuazione originario, la società creditrice aveva esposto in dettaglio i fatti costitutivi della sua pretesa risarcitoria (le distrazioni a favore della controllante, la lesione della redditività, ecc.), semplicemente allegando gli atti del processo ordinario. La richiesta di ammissione “con riserva” era solo una modalità tecnica, dettata dalla pendenza di un’altra causa, ma il fondamento del credito era già stato pienamente delineato.

Secondo la Cassazione, il giudice dell’opposizione stato passivo non si trova di fronte a una domanda nuova quando i fatti storici su cui si basa la pretesa creditoria sono i medesimi già esposti in sede di verifica. La richiesta di ammissione incondizionata non è altro che la stessa domanda originaria, depurata da una qualificazione (la riserva) che peraltro era stata ritenuta “atipica” e quindi inefficace. Il Tribunale, pertanto, avrebbe dovuto procedere a una valutazione di merito della fondatezza del credito, basandosi sui fatti già allegati.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è di grande importanza pratica. La Cassazione riafferma un principio di sostanza sulla forma: ciò che conta sono i fatti costitutivi del diritto di credito, che devono essere allegati fin dall’inizio. Una diversa modulazione della domanda in sede di opposizione (da condizionata a piena) non la rende automaticamente inammissibile se il nucleo della pretesa rimane invariato. La decisione del Tribunale, negando l’esame nel merito, aveva di fatto privato il creditore della possibilità di far valere le proprie ragioni nella sede competente, ovvero quella concorsuale, attratta dalla vis attractiva della procedura. La sentenza, quindi, garantisce una maggiore tutela ai creditori, consentendo loro di adeguare le proprie istanze processuali senza incorrere in preclusioni puramente formali, a condizione che la base fattuale della pretesa sia chiara fin dalla domanda di insinuazione.

Un creditore può modificare la domanda da ammissione con riserva a incondizionata durante l’opposizione allo stato passivo?
Sì, secondo la Corte di Cassazione è possibile. Tale modifica non costituisce una domanda nuova e inammissibile (mutatio libelli) se i fatti e le ragioni giuridiche a fondamento del credito (la causa petendi) rimangono gli stessi di quelli esposti nell’originaria domanda di insinuazione al passivo.

Quando è permessa l’ammissione al passivo con riserva?
L’ammissione con riserva è consentita solo nei casi tassativamente previsti dalla legge fallimentare (art. 96). Tra questi vi sono i crediti condizionati, i crediti il cui titolo non è ancora disponibile per fatto non imputabile al creditore e i crediti accertati con sentenza non ancora definitiva. Una riserva basata sulla semplice pendenza di una causa ordinaria di primo grado non rientra in queste categorie.

Cosa succede se un creditore chiede l’ammissione con una riserva non prevista dalla legge (atipica)?
Secondo la giurisprudenza costante, una riserva “atipica” o non conforme ai casi previsti dalla legge si considera come non apposta. Di conseguenza, la domanda di ammissione al passivo deve essere valutata dal giudice come se fosse stata presentata in modo puro e semplice, cioè senza alcuna riserva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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