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Opposizione decreto ingiuntivo: quando è rigettata

Una società cliente si opponeva a un decreto ingiuntivo per il mancato pagamento di prestazioni professionali, eccependo la nullità del contratto e l’inadempimento del consulente. Il Tribunale ha rigettato l’opposizione, confermando la validità del contratto e la fondatezza del credito. A causa di un pagamento parziale avvenuto durante la causa, il decreto è stato revocato e sostituito da una sentenza di condanna per l’importo residuo, con addebito di tutte le spese legali al cliente.

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Opposizione a decreto ingiuntivo: quando è rigettata

L’opposizione a decreto ingiuntivo rappresenta uno strumento fondamentale per il debitore che ritiene ingiusta una richiesta di pagamento. Tuttavia, per avere successo, tale opposizione deve fondarsi su motivazioni solide e provate. Una recente sentenza del Tribunale di Torino offre un chiaro esempio di come le eccezioni del debitore, se non adeguatamente supportate, vengano respinte, portando alla conferma del debito. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti di Causa: Un Rapporto Professionale Incrinato

Una società operante nel settore della formazione linguistica aveva affidato a uno studio professionale i servizi di elaborazione contabile, consulenza tributaria e amministrazione del personale. A seguito di difficoltà economiche, acuite dalla pandemia, la società cliente iniziava a ritardare i pagamenti.

Di fronte al persistere della morosità, lo studio professionale sospendeva le proprie prestazioni e, successivamente, risolveva i contratti in essere. Non ricevendo il saldo delle proprie competenze, lo studio otteneva un decreto ingiuntivo per circa 20.000 euro.

La società cliente decideva di presentare opposizione, dando il via a una causa per accertare la fondatezza del credito.

Le Eccezioni del Cliente nell’opposizione a decreto ingiuntivo

La società opponente basava la propria difesa su tre argomenti principali:

1. Nullità del contratto di gestione del personale: Si sosteneva che lo studio professionale non fosse iscritto all’albo dei consulenti del lavoro, requisito ritenuto indispensabile per legge (L. 12/1979).
2. Inadempimento e inesigibilità del credito: Si affermava che lo studio non avesse svolto correttamente tutte le attività fatturate, rendendo le parcelle non dovute.
3. Abusività della clausola penale: I contratti prevedevano una penale in caso di risoluzione per inadempimento del cliente. Tale clausola veniva definita vessatoria e sproporzionata.

Inoltre, la società documentava di aver versato due acconti, uno prima e uno dopo l’avvio della causa.

La Difesa dello Studio Professionale

Lo studio convenuto respingeva tutte le accuse, dimostrando che il socio responsabile del servizio era un Dottore Commercialista regolarmente iscritto all’albo. La legge, infatti, equipara tale figura a quella del consulente del lavoro per lo svolgimento di adempimenti in materia di lavoro e previdenza.

Inoltre, lo studio provava di aver adempiuto ai propri obblighi fino alla risoluzione del contratto, causata unicamente dalla morosità del cliente. Le numerose richieste di dilazione di pagamento da parte della società, senza mai contestare gli importi, venivano interpretate come un implicito riconoscimento del debito. Infine, la validità della clausola penale veniva sostenuta in quanto specificamente approvata per iscritto in un contratto tra soggetti professionisti (B2B).

Le Motivazioni della Decisione del Tribunale

Il Tribunale di Torino, dopo aver esaminato le prove documentali e ascoltato i testimoni, ha rigettato integralmente l’opposizione.

Il giudice ha stabilito che l’eccezione sulla nullità del contratto era infondata. La legge consente esplicitamente ai Dottori Commercialisti di svolgere le attività di gestione del personale, previa comunicazione agli organi competenti, adempimento che lo studio aveva regolarmente effettuato.

Per quanto riguarda l’inadempimento, il Tribunale ha applicato il principio dell’onere della prova: spetta al debitore (la società cliente) dimostrare l’inadempimento del creditore. In questo caso, la società non solo non ha fornito prove concrete, ma le sue precedenti richieste di rateizzazione senza contestazioni sono state valutate come un riconoscimento del debito, ai sensi dell’art. 1988 del codice civile.

Anche l’eccezione sulla clausola penale è stata respinta. Trattandosi di un contratto tra due imprese, non si applica la disciplina a tutela del consumatore. La clausola era stata specificamente sottoscritta dalle parti, come richiesto dagli articoli 1341 e 1342 del codice civile, risultando quindi pienamente valida ed efficace.

Le Conclusioni: Revoca Formale ma Condanna Sostanziale

L’aspetto più interessante della decisione riguarda l’esito finale. Nonostante il rigetto totale dell’opposizione, il giudice ha formalmente revocato il decreto ingiuntivo. Perché? La giurisprudenza consolidata stabilisce che qualsiasi pagamento, anche parziale, effettuato dopo l’emissione del decreto ma prima della sentenza di opposizione, impone la sua revoca.

Questo non significa che il debitore sia stato liberato. Al contrario, la sentenza che rigetta l’opposizione si sostituisce al decreto come nuovo e unico titolo esecutivo. Il Tribunale, infatti, ha condannato la società cliente a pagare l’importo originario, decurtato degli acconti versati durante il giudizio. Inoltre, in base al principio della soccombenza, la società è stata condannata a rimborsare allo studio professionale tutte le spese legali, sia quelle della fase monitoria (per ottenere il decreto) sia quelle della causa di opposizione.

Un Dottore Commercialista può legittimamente svolgere attività di amministrazione del personale per un’azienda cliente?
Sì. La sentenza conferma che, ai sensi della Legge 12/1979, i Dottori Commercialisti sono equiparati ai consulenti del lavoro per lo svolgimento degli adempimenti in materia di lavoro, previdenza ed assistenza sociale, a condizione che diano comunicazione agli ispettorati del lavoro competenti.

Cosa succede se il debitore paga una parte del debito dopo aver ricevuto un decreto ingiuntivo e aver fatto opposizione?
Il pagamento parziale, avvenuto durante il giudizio di opposizione, comporta la revoca formale del decreto ingiuntivo originario. Tuttavia, se l’opposizione viene rigettata nel merito, il giudice emette una nuova sentenza di condanna per l’importo residuo ancora dovuto. Il debito non si estingue, ma viene semplicemente riconteggiato.

Quando è valida una clausola penale in un contratto tra due imprese (B2B)?
In un contratto tra soggetti professionisti o imprese, una clausola penale, anche se potenzialmente squilibrata (vessatoria), è considerata valida ed efficace se è stata oggetto di una specifica approvazione per iscritto, separata dalla firma generale del contratto, come previsto dagli articoli 1341 e 1342 del codice civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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