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Opposizione a decreto ingiuntivo e concordato

Una società ha presentato opposizione a un decreto ingiuntivo per una fornitura commerciale, contestando una minima parte dell’importo richiesto. Durante la causa, la stessa società ha avviato una procedura di concordato preventivo. Il Tribunale ha stabilito che l’opposizione a decreto ingiuntivo deve comunque essere decisa nel merito, revocando il decreto iniziale per l’inesattezza dell’importo e condannando il debitore al pagamento della somma corretta, oltre alle spese legali.

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Opposizione a Decreto Ingiuntivo: Cosa Succede se il Debitore entra in Concordato Preventivo?

Nell’ambito del recupero crediti, l’opposizione a decreto ingiuntivo rappresenta uno strumento cruciale per il debitore che intende contestare una pretesa creditoria. Ma cosa accade se, nel corso di questo giudizio, il debitore avvia una procedura di concordato preventivo? Una recente sentenza del Tribunale di Monza fa luce su questa complessa intersezione tra diritto processuale e fallimentare, offrendo spunti di riflessione fondamentali per creditori e debitori.

I Fatti del Caso: Una Fornitura Contesa

La vicenda ha origine da un decreto ingiuntivo emesso a favore di un fornitore di prodotti alimentari per un importo di circa 84.120 euro. La società debitrice ha proposto opposizione, sostenendo che l’importo corretto fosse leggermente inferiore, pari a circa 83.918 euro. La differenza, di poco più di 200 euro, era dovuta al mancato conteggio di tre fatture promozionali.

Il creditore, costituendosi in giudizio, ha ammesso la discrepanza, spiegando che essa era dovuta a un ritardo nell’emissione delle note di credito da parte del debitore stesso, avvenuta solo dopo il deposito del ricorso per decreto ingiuntivo. Durante la causa, il giudice ha concesso l’esecuzione provvisoria per la somma non contestata (83.918 euro).

La Sopravvenienza del Concordato Preventivo e la sua influenza sull’opposizione a decreto ingiuntivo

L’elemento che ha complicato il quadro è stato il deposito, da parte della società debitrice, di una domanda di concordato preventivo. In tale procedura, il credito del fornitore era stato inserito per un valore di circa 85.203 euro. Forte di ciò, la società debitrice ha chiesto al giudice di dichiarare la “cessata materia del contendere”, ritenendo che la controversia fosse ormai assorbita dalla procedura concorsuale.

La Decisione del Tribunale

Il Tribunale di Monza ha respinto la richiesta di cessata materia del contendere. Ha chiarito che il semplice riconoscimento di un debito all’interno di una proposta di concordato non equivale al suo pagamento effettivo. Il pagamento, infatti, potrebbe avvenire solo dopo l’omologazione del piano e secondo le modalità in esso previste. Pertanto, l’interesse del creditore a ottenere una sentenza che accerti in modo definitivo il suo credito persisteva.

Il giudice ha inoltre specificato che, nel caso di specie, le misure protettive concesse nell’ambito del concordato non impedivano la prosecuzione dei processi di cognizione (come l’opposizione a decreto ingiuntivo), ma solo le azioni esecutive e cautelari.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione si fonda su principi giuridici consolidati. In primo luogo, il giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo serve ad accertare con pienezza la sussistenza e l’esatto ammontare del credito. La procedura di concordato, pur riconoscendo l’esistenza del credito, non sostituisce questa funzione giurisdizionale. La sentenza di condanna ottenuta all’esito dell’opposizione fornisce al creditore un titolo certo da far valere nel contesto della procedura concorsuale.

Nel merito della controversia, il Tribunale ha ritenuto fondata l’opposizione per quanto riguarda la differenza di importo. Poiché il decreto ingiuntivo era stato emesso per una somma (84.120 euro) risultata parzialmente inesatta, doveva essere revocato. Tuttavia, avendo accertato nel corso del giudizio l’esistenza di un debito certo per 83.918 euro, il giudice ha contestualmente condannato la società debitrice al pagamento di tale somma residua. Questa è una prassi comune: la sentenza che accoglie parzialmente l’opposizione revoca il decreto ma statuisce sul rapporto di debito-credito come accertato in causa.

Infine, riguardo alle spese legali, il giudice ha applicato il principio della soccombenza sostanziale. Nonostante la revoca del decreto ingiuntivo, la società debitrice era risultata inadempiente per la quasi totalità dell’importo dovuto. L’accoglimento dell’opposizione per una cifra minima non ha modificato la sostanza della sua posizione di debitrice, giustificando la condanna al pagamento delle spese di lite a favore del creditore.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce alcuni concetti chiave:

  1. Il concordato non ferma l’accertamento del credito: L’avvio di una procedura di concordato preventivo non determina automaticamente la fine di una causa volta ad accertare l’esistenza e l’ammontare di un credito.
  2. Revoca del decreto e condanna contestuale: Se un decreto ingiuntivo è errato, anche per poco, viene revocato. Tuttavia, il giudice dell’opposizione può e deve decidere nel merito, emettendo una condanna per l’importo che risulta effettivamente dovuto.
  3. La soccombenza si valuta nella sostanza: Anche se l’opponente ottiene una vittoria formale con la revoca del decreto, se il suo debito è confermato per la maggior parte, sarà considerato la parte soccombente e condannato a pagare le spese legali.

Per le imprese, questa decisione sottolinea l’importanza di agire tempestivamente nella gestione dei propri crediti e di non considerare l’avvio di una procedura concorsuale da parte del debitore come un ostacolo insormontabile all’accertamento giudiziale dei propri diritti.

L’avvio di una procedura di concordato preventivo blocca automaticamente una causa di opposizione a decreto ingiuntivo?
No. Come chiarito dalla sentenza, il semplice avvio di un concordato preventivo non è sufficiente a determinare la cessazione della causa. Il creditore mantiene l’interesse a ottenere una sentenza che accerti in modo definitivo il proprio credito, che potrà poi far valere nell’ambito della procedura concorsuale.

Se un decreto ingiuntivo viene emesso per un importo leggermente superiore a quello dovuto, cosa succede nel giudizio di opposizione?
Il decreto ingiuntivo viene revocato in quanto emesso per una somma non corretta. Tuttavia, il tribunale, all’interno della stessa sentenza, accerta l’importo effettivamente dovuto e condanna il debitore al pagamento di tale somma corretta.

Chi paga le spese legali se l’opposizione a un decreto ingiuntivo viene accolta solo per una piccola parte dell’importo?
Le spese legali seguono il principio della soccombenza sostanziale. Anche se l’opposizione viene parzialmente accolta e il decreto revocato, se il debitore risulta inadempiente per la quasi totalità della somma, sarà considerato la parte soccombente e quindi condannato a rimborsare le spese legali al creditore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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