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Onere prova liquidazione giudiziale: chi deve provare

Una società ha impugnato la propria liquidazione giudiziale, sostenendo un difetto di notifica e la sua qualifica di “impresa minore”. La Corte d’Appello ha respinto il reclamo, confermando la validità della notifica e ribadendo che l’onere della prova nella liquidazione giudiziale, per quanto riguarda i requisiti dimensionali dell’impresa minore, ricade esclusivamente sul debitore. In assenza di tale prova, la liquidazione è stata confermata.

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Onere della Prova Liquidazione Giudiziale: Il Debitore Deve Dimostrare di Essere un’Impresa Minore

Una recente sentenza della Corte d’Appello ha riaffermato un principio cruciale nelle procedure di insolvenza: l’onere della prova nella liquidazione giudiziale per dimostrare la sussistenza dei requisiti di ‘impresa minore’ grava interamente sul debitore. Questa decisione chiarisce che l’inattività di fatto o la mancata presentazione dei bilanci non sono sufficienti a sottrarre una società alla procedura, se non vengono fornite prove concrete del rispetto dei limiti dimensionali previsti dalla legge.

I Fatti di Causa: Il Reclamo Contro la Sentenza di Liquidazione

Il caso ha origine dal reclamo presentato da una società e dal suo legale rappresentante avverso la sentenza del Tribunale che ne aveva dichiarato l’apertura della liquidazione giudiziale. L’istanza era stata promossa dalla Procura della Repubblica a fronte di una significativa esposizione debitoria verso l’Erario e di uno stato di insolvenza conclamato, evidenziato anche dal mancato deposito dei bilanci per oltre un decennio.

La società reclamante basava la sua difesa su due motivi principali:
1. Inesistenza o nullità della notifica del ricorso introduttivo, sostenendo che le procedure seguite non fossero corrette.
2. Mancanza delle condizioni soggettive per l’apertura della liquidazione, affermando di essere ‘di fatto’ cancellata e di rientrare nei parametri dell’impresa minore, non soggetta a tale procedura.

La Questione della Notifica e l’Onere della Prova nella Liquidazione Giudiziale

La Corte d’Appello è stata chiamata a decidere su due questioni centrali. La prima, di natura procedurale, riguardava la validità della notifica alla società, risultata priva di un indirizzo PEC attivo e irreperibile presso la sede legale. La seconda, di merito, concerneva la corretta applicazione del principio dell’onere della prova nella liquidazione giudiziale in relazione ai requisiti dimensionali che definiscono un’impresa ‘minore’ ai sensi del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII).

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La Corte ha rigettato il reclamo, ritenendolo infondato in ogni sua parte. Le motivazioni della decisione si sono concentrate sui due punti sollevati dalla società reclamante.

La Validità della Notificazione

Sul primo punto, i giudici hanno stabilito che la procedura di notifica era stata eseguita correttamente ai sensi dell’art. 40 del CCII. Poiché la notifica tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) non era stata possibile e la società era risultata irreperibile presso la sede legale, il ricorrente aveva legittimamente proceduto con il deposito dell’atto presso la casa comunale. Tale modalità è prevista dalla legge proprio per i casi in cui le altre vie di notifica, prioritarie, falliscano per cause non imputabili al notificante. Di conseguenza, il motivo di nullità è stato respinto.

L’Onere della Prova per l’Impresa Minore

Il cuore della decisione risiede nel secondo motivo. La Corte ha ribadito un principio consolidato in giurisprudenza: spetta al debitore dimostrare di possedere congiuntamente tutti i requisiti per essere qualificato come ‘impresa minore’ e, quindi, esentato dalla liquidazione giudiziale. Questi requisiti, definiti dall’art. 2 del CCII, riguardano soglie massime di attivo patrimoniale, ricavi e debiti.

La società reclamante si era limitata ad affermare la propria inattività prolungata e a dedurre da ciò il mancato superamento delle soglie, senza però produrre alcuna documentazione a sostegno (come bilanci, dichiarazioni dei redditi o altre scritture contabili). La Corte ha sottolineato che, in assenza di bilanci, l’onere della prova liquidazione giudiziale non viene meno, ma anzi impone al debitore di fornire prove alternative e concrete. La semplice inattività non è sufficiente a escludere la liquidabilità, specialmente se la società non è stata formalmente cancellata dal Registro delle Imprese.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza rafforza un importante monito per gli imprenditori: la gestione contabile e amministrativa di una società non può essere trascurata, neanche in periodi di inattività. La mancata cancellazione dal Registro delle Imprese e l’omesso deposito dei bilanci non costituiscono uno scudo contro la liquidazione giudiziale, ma al contrario possono aggravare la posizione del debitore. La decisione conferma che il sistema giuridico pone a carico di chi vuole sottrarsi alla procedura concorsuale il dovere di dimostrare in modo inequivocabile la propria condizione di ‘impresa minore’, invertendo di fatto la presunzione a favore dell’assoggettabilità alla procedura in caso di inerzia probatoria.

Quando una notifica di liquidazione giudiziale è valida se l’impresa non ha una PEC e non è reperibile?
La notifica è considerata valida se, dopo aver constatato l’impossibilità di notificare tramite posta elettronica certificata (PEC) o presso la sede legale, l’atto viene depositato presso la casa comunale della sede iscritta nel Registro delle Imprese, come previsto dall’art. 40, comma 8, del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza.

A chi spetta l’onere della prova per dimostrare che un’impresa è “minore” e quindi non soggetta a liquidazione giudiziale?
L’onere della prova spetta interamente al debitore. È la società stessa che deve fornire la documentazione necessaria (bilanci, scritture contabili, dichiarazioni fiscali) per dimostrare di rispettare congiuntamente tutte le soglie dimensionali di attivo, ricavi e debiti previste dalla legge per essere qualificata come impresa minore.

L’inattività di fatto di una società o la mancata presentazione dei bilanci per anni impedisce la sua liquidazione giudiziale?
No. Secondo la sentenza, finché la società non è formalmente cancellata dal Registro delle Imprese, la sua inattività di fatto è irrilevante ai fini dell’apertura della liquidazione. Anzi, la mancata presentazione dei bilanci opera a svantaggio del debitore, poiché gli impedisce di fornire la prova necessaria a dimostrare la sua condizione di impresa minore e rafforza gli indizi del suo stato di insolvenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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