LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Onere di contestazione: limiti e onere della prova

Una società appaltatrice richiede il pagamento per opere in variante e danni da ritardo. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3248/2024, chiarisce i limiti del principio di non contestazione. Mentre la mancata contestazione può rafforzare una pretesa già supportata da altre prove (come per le opere extra), non può sostituire l’onere della prova per richieste generiche, come il risarcimento del danno per spese generali. In questo caso, l’attore deve fornire una base fattuale specifica, altrimenti la domanda non può essere accolta sulla sola base della mancata contestazione dell’avversario.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Onere di Contestazione negli Appalti: Quando il Silenzio non Basta

L’ordinanza n. 3248/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui limiti dell’onere di contestazione nei contenziosi derivanti da contratti di appalto. La vicenda analizza la differenza cruciale tra una richiesta economica supportata da elementi fattuali e una pretesa basata su una mera cifra, chiarendo quando la mancata contestazione della controparte sia sufficiente a far considerare provato un diritto e quando, invece, non lo sia. Questo principio è fondamentale per definire i confini dell’onere probatorio che grava sulle parti.

I Fatti di Causa: Un Contratto di Appalto e le Richieste Aggiuntive

La controversia nasce da un contratto di appalto stipulato nel 2003 per la fornitura di attrezzature da spiaggia. L’impresa appaltatrice, dopo aver completato i lavori, che includevano anche opere aggiuntive rispetto a quelle originariamente pattuite, citava in giudizio la società committente per ottenere il pagamento del saldo, del corrispettivo per le opere in variante, della revisione dei prezzi e del risarcimento dei danni causati dal ritardo nell’esecuzione, imputato alla scarsa cooperazione della committente.

Il Tribunale di primo grado accoglieva solo parzialmente la domanda. La Corte d’Appello, invece, riformava la sentenza, riconoscendo all’appaltatrice somme ben più consistenti, sia per le opere extra sia per i danni da ritardo, basando in parte la propria decisione sulla mancata contestazione specifica da parte della committente riguardo agli importi richiesti.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Onere di Contestazione

La società committente ricorreva in Cassazione, sollevando tre motivi di doglianza. La Corte ha rigettato i primi due ma ha accolto il terzo, offrendo chiarimenti decisivi sull’applicazione dell’onere di contestazione.

Variazioni Contrattuali e Prova

Il secondo motivo di ricorso riguardava la condanna al pagamento di circa 63.000 euro per le opere in variante. La Corte d’Appello aveva ritenuto dovuto tale importo anche perché la committente non lo aveva specificamente contestato. La Cassazione ha confermato questa decisione, ma con una precisazione importante: la non contestazione non era l’unico elemento. La decisione si fondava anche su prove concrete, come le deposizioni testimoniali che confermavano l’effettiva esecuzione di tali lavori extra (sostituzione di vasche in calcestruzzo con altre in acciaio inox, modifica di soffioni, ecc.). In questo contesto, la mancata contestazione ha agito come un elemento aggiuntivo che ha rafforzato un quadro probatorio già esistente.

Il Danno da Ritardo e i Limiti all’Onere di Contestazione

Il terzo motivo di ricorso, che è stato accolto, verteva sulla condanna al pagamento di circa 51.000 euro a titolo di risarcimento per le maggiori “spese generali” sostenute a causa del protrarsi del cantiere. Anche in questo caso, la Corte d’Appello aveva motivato la condanna con la mancata contestazione specifica da parte della committente.

Qui la Cassazione ha tracciato una linea netta. A differenza delle opere in variante, la richiesta relativa alle spese generali era stata formulata dall’appaltatrice presentando una cifra complessiva, senza però allegare i fatti specifici e i calcoli sottostanti che la giustificassero. Non era stato spiegato come si fosse arrivati a quella somma, quali costi specifici la componevano e come fossero stati imputati al ritardo.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha stabilito che l’onere di contestazione a carico del convenuto sorge solo quando l’attore ha prima adempiuto al proprio onere di allegazione, ovvero ha esposto in modo chiaro e specifico i fatti costitutivi del proprio diritto. Pretendere che la committente contestasse nel dettaglio una cifra generica sarebbe equivalso a un’inversione dell’onere della prova (la cosiddetta relevatio ab onere probandi), imponendole di ricercare autonomamente nei bilanci dell’appaltatrice le prove per smentire la richiesta.

In sostanza, non si può chiedere a una parte di contestare “al buio”. Se chi avanza una pretesa economica, specialmente per danni come le spese generali, si limita a indicare un importo senza fornire il dettaglio fattuale, la controparte può legittimamente limitarsi a una contestazione generica di infondatezza. La mancata contestazione specifica non può sanare l’originaria carenza di allegazione e prova da parte di chi ha iniziato la causa.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Appaltatori e Committenti

L’ordinanza chiarisce un principio fondamentale per chi opera nel settore degli appalti e, più in generale, nei contenziosi civili:

1. Per gli appaltatori (e chiunque avanzi una pretesa): Non è sufficiente quantificare una richiesta economica. È indispensabile allegare e provare i fatti specifici che la giustificano. Per i danni da ritardo, come le spese generali, è necessario documentare come si è arrivati a quella cifra, quali costi sono stati sostenuti e qual è il nesso con il ritardo.
2. Per i committenti (e chiunque si difenda): Sebbene sia sempre consigliabile contestare specificamente ogni punto, questa sentenza conferma che di fronte a una richiesta generica e non supportata da fatti, una contestazione generale è sufficiente. L’onere di contestazione non può trasformarsi in un obbligo di condurre un’indagine per conto della controparte.

In definitiva, il principio di non contestazione è uno strumento per la semplificazione processuale, non una scorciatoia per aggirare l’onere della prova sancito dall’art. 2697 del Codice Civile.

La firma del certificato di regolare esecuzione dei lavori impedisce all’appaltatore di fare ulteriori richieste economiche?
No. Secondo la Corte, la semplice sottoscrizione non implica una rinuncia a ulteriori diritti derivanti dal contratto, a meno che il certificato non contenga un’espressa dichiarazione di volontà in tal senso, cosa che nel caso di specie non era avvenuta.

Se il committente non contesta specificamente l’importo richiesto per le opere in variante, l’appaltatore ha automaticamente diritto a quel compenso?
Non automaticamente. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto dovuto il compenso perché la mancata contestazione si aggiungeva ad altre prove (come le testimonianze) che confermavano l’esecuzione dei lavori. La non contestazione da sola, senza altri elementi, potrebbe non essere sufficiente.

Basta indicare una cifra per le “spese generali” da ritardo per averne diritto se la controparte non la contesta in modo specifico?
No. La Corte ha stabilito che chi chiede il risarcimento per spese generali deve prima adempiere al proprio onere di allegazione, cioè deve fornire i fatti e i calcoli specifici che compongono tale richiesta. La semplice indicazione di una cifra non è sufficiente, e la mancata contestazione specifica non può sopperire alla totale assenza di prova da parte del richiedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati