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Onere della prova usura: oneri del debitore

Una società utilizzatrice di beni in leasing ha contestato la validità del contratto per usura. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l’onere della prova usura grava interamente sul debitore. Quest’ultimo deve dimostrare non solo i termini contrattuali ma anche il tasso soglia applicabile, che non costituisce un fatto notorio. La produzione tardiva di documenti in appello è stata ritenuta inammissibile.

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Onere della Prova Usura: La Cassazione Conferma che Spetta al Debitore

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nelle controversie bancarie: l’onere della prova usura grava interamente sul debitore che ne lamenta l’applicazione. La pronuncia chiarisce che non basta allegare genericamente la natura usuraria degli interessi, ma è necessario fornire prove precise e tempestive, senza poter fare affidamento sulla presunta notorietà dei tassi soglia.

I Fatti di Causa: Dal Leasing Contestato al Ricorso in Cassazione

Il caso ha origine da due contratti di leasing immobiliare stipulati tra una società, poi posta in liquidazione, e un istituto di credito. A seguito dell’inadempimento della società utilizzatrice, la società di leasing ha richiesto la risoluzione dei contratti e la restituzione degli immobili.

La società utilizzatrice si è opposta, chiedendo in via riconvenzionale l’applicazione dell’art. 1526 c.c. (relativo alla vendita con riserva di proprietà, applicabile al leasing traslativo) e, soprattutto, l’accertamento della nullità del contratto per il superamento dei tassi soglia antiusura.

Il Tribunale di primo grado aveva qualificato i contratti come leasing traslativo, ma aveva respinto la domanda relativa all’usura. La Corte d’Appello, pur correggendo un errore di calcolo sul deprezzamento del bene, ha confermato la decisione sull’insussistenza della prova dell’usura, ritenendo tardiva la produzione in appello dei decreti ministeriali attestanti i tassi soglia.

La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, con la società utilizzatrice che ha insistito sulla violazione delle norme antiusura e sull’errata ripartizione dell’onere probatorio.

La Decisione della Corte e l’Onere della Prova Usura

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, fornendo chiarimenti cruciali su come deve essere gestito l’onere della prova usura in un contenzioso. I giudici hanno esaminato e respinto tutti i motivi di ricorso, soffermandosi in particolare sulla questione probatoria.

La Corte ha stabilito che la parte che denuncia l’usura non può limitarsi a una generica contestazione. Richiamando un precedente delle Sezioni Unite (sentenza n. 19597/2020), ha specificato che il debitore ha il preciso onere di:
1. Dedurre il tipo di contratto e la clausola specifica sugli interessi.
2. Provare gli interessi concretamente applicati.
3. Indicare e dimostrare quale fosse il tasso soglia rilevante nel periodo di riferimento, producendo i relativi decreti ministeriali.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della decisione si fondano su principi procedurali e sostanziali ben definiti.

L’onere della prova in materia di usura: un principio consolidato

Il fulcro della decisione risiede nell’applicazione rigorosa dell’art. 2697 del codice civile, secondo cui ‘chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento’. La Corte ha chiarito che l’usura non è un’eccezione a questa regola. Il debitore non può scaricare sul giudice o sulla controparte il compito di ricercare le prove a sostegno della sua tesi. La semplice allegazione, anche se supportata da una perizia di parte, non è sufficiente se non è accompagnata dai documenti ufficiali che stabiliscono il tasso soglia, prodotti nei tempi e nei modi previsti dal codice di rito.

Il Tasso Soglia non è un ‘Fatto Notorio’

Un altro punto cruciale affrontato dalla Corte è la natura dei tassi soglia. La ricorrente sosteneva che questi fossero ‘fatti notori’ o che dovessero essere conosciuti dal giudice in base al principio iura novit curia (‘il giudice conosce le leggi’). La Cassazione ha smontato questa tesi, precisando che:
– Un fatto notorio è un evento di conoscenza pubblica e generale (es. un evento storico), non un dato tecnico contenuto in fonti amministrative.
– I decreti ministeriali che fissano i tassi soglia non sono atti normativi in senso stretto, ma atti amministrativi. Pertanto, non rientrano nell’obbligo di conoscenza d’ufficio da parte del giudice.

Di conseguenza, la loro esistenza e il loro contenuto devono essere provati in giudizio dalla parte che li invoca.

I Limiti alla produzione di nuove prove in appello

La Corte ha infine confermato la correttezza della decisione della Corte d’Appello nel ritenere inammissibile la produzione dei decreti ministeriali per la prima volta nel secondo grado di giudizio. Il processo civile è scandito da preclusioni rigorose per garantire la certezza del diritto e la parità delle parti. Introdurre nuove prove in appello è consentito solo in circostanze eccezionali, tra le quali non rientra la negligenza della parte nel non averle prodotte tempestivamente in primo grado.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Debitori

Questa ordinanza rappresenta un monito importante per chiunque intenda avviare una causa per usura bancaria. La strategia processuale deve essere preparata con estrema cura fin dall’inizio. Non è sufficiente ‘sentire’ di essere vittima di usura; è indispensabile raccogliere tutta la documentazione necessaria – contratti, estratti conto e, soprattutto, i decreti ministeriali pertinenti – e presentarla al giudice di primo grado. Affidarsi a una successiva produzione in appello o sperare che il giudice supplisca alle proprie mancanze probatorie è una strategia destinata al fallimento. L’onere della prova usura è un ostacolo che solo una difesa diligente e tempestiva può superare.

Chi deve provare che un tasso di interesse è usurario in una causa civile?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere della prova grava interamente sul debitore. Egli deve dimostrare il tipo di contratto, gli interessi applicati e, soprattutto, il superamento del tasso soglia vigente al momento dei fatti, producendo la documentazione necessaria.

Il ‘tasso soglia’ per l’usura può essere considerato un fatto notorio che il giudice deve conoscere senza bisogno di prove?
No. La Corte ha stabilito che il tasso soglia, essendo stabilito da decreti ministeriali (atti amministrativi), non è un fatto notorio né una norma di legge che il giudice è tenuto a conoscere d’ufficio. Pertanto, deve essere provato documentalmente dalla parte che lo invoca.

È possibile presentare per la prima volta in appello i decreti ministeriali che stabiliscono i tassi soglia per dimostrare l’usura?
No. La Corte ha confermato che la produzione di tali documenti in appello è tardiva e inammissibile. Le prove a sostegno della propria tesi devono essere presentate nel rispetto dei termini previsti per il giudizio di primo grado, altrimenti si incorre in preclusioni processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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