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Onere della prova prescrizione: la Cassazione decide

Un professionista richiede il pagamento di un credito a una società fallita, ma il curatore eccepisce la prescrizione. La Corte di Cassazione conferma che l’onere della prova prescrizione grava sul creditore per quanto riguarda i fatti interruttivi. Il debitore deve solo allegare l’inerzia del titolare del diritto. Poiché il professionista non ha provato una data successiva di conclusione della prestazione che interrompesse i termini, il suo ricorso è stato respinto.

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Onere della Prova Prescrizione: Chi Deve Dimostrare Cosa?

La questione dell’onere della prova prescrizione è un tema centrale nel diritto civile, specialmente quando si tratta di crediti professionali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con chiarezza i principi che regolano la ripartizione di tale onere tra creditore e debitore. Comprendere chi deve provare cosa è fondamentale per non veder svanire il proprio diritto a causa del decorso del tempo.

I Fatti del Caso: un Credito Professionale Controverso

Un avvocato chiedeva di essere ammesso al passivo di un fallimento per un credito relativo a una prestazione professionale. Il curatore fallimentare si opponeva, eccependo sia la prescrizione presuntiva che quella estintiva decennale. Secondo il curatore, il termine di prescrizione era decorso, poiché l’attività professionale si era conclusa con la delibera di una sentenza del TAR molti anni prima del deposito della domanda di insinuazione.

Il professionista, dal canto suo, sosteneva che la data rilevante fosse quella di pubblicazione della sentenza, successiva a quella di delibera, e che spettasse al curatore dimostrare il compimento della prescrizione. Il Tribunale, tuttavia, accoglieva l’eccezione di prescrizione estintiva, ritenendo che il professionista non avesse fornito la prova di una data successiva che potesse interrompere il decorso del termine.

L’Onere della Prova Prescrizione: la Visione della Cassazione

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato il ricorso del professionista inammissibile, cogliendo l’occasione per consolidare i principi in materia di onere della prova prescrizione. La Corte ha chiarito che non vi è stata alcuna inversione dell’onere probatorio da parte del Tribunale.

Il ragionamento è il seguente:
1. Onere del Debitore: La parte che eccepisce la prescrizione (in questo caso, il curatore fallimentare) ha l’onere di allegare l’inerzia del titolare del diritto e dichiarare di volerne approfittare. Non deve provare altro.
2. Onere del Creditore: La parte che agisce per far valere il proprio diritto (il professionista) ha il diverso onere di contrastare l’eccezione, provando l’esistenza di un fatto interruttivo o sospensivo della prescrizione.

Nel caso specifico, il curatore aveva correttamente eccepito la prescrizione basandosi sulla data di delibera della sentenza prodotta dallo stesso professionista. A quel punto, spettava al professionista dimostrare che la prestazione si era conclusa in un momento successivo (ad esempio, con la pubblicazione della sentenza), fornendo una prova idonea, come una copia conforme del documento che attestasse tale data.

Valutazione delle Prove e Limiti del Ricorso in Cassazione

Il ricorrente lamentava anche un errore nella valutazione della documentazione prodotta, sostenendo che la sentenza del TAR riportasse in prima pagina la data di pubblicazione. La Corte ha respinto anche questo motivo, ricordando che la valutazione del materiale probatorio è un’attività riservata al giudice di merito. Il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. La violazione degli articoli 115 e 116 del codice di procedura civile si verifica solo in casi specifici e non quando si contesta semplicemente il modo in cui il giudice ha apprezzato le prove. Il ricorrente, secondo la Corte, non ha denunciato un vizio di motivazione grave e specifico, ma ha tentato di ottenere un riesame del merito, inammissibile in sede di legittimità.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il principio di cui all’art. 2697 c.c. sull’onere della prova è chiaro: chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento, mentre chi eccepisce l’inefficacia di tali fatti ovvero eccepisce che il diritto si è modificato o estinto deve provare i fatti su cui l’eccezione si fonda. Nel contesto della prescrizione, il fatto estintivo è l’inerzia prolungata. Il debitore la allega, basandosi sul tempo trascorso. Il creditore, per neutralizzare l’eccezione, deve provare un fatto positivo: l’interruzione. Il Tribunale ha correttamente applicato questa regola, ponendo a carico del professionista l’onere di dimostrare che il termine decennale non era ancora maturato al momento della domanda, prova che non è stata fornita.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio cruciale: nel contenzioso sulla prescrizione, il creditore non può rimanere passivo. Una volta che il debitore solleva l’eccezione in modo fondato su un dato temporale, spetta al creditore l’onere della prova prescrizione relativo a qualsiasi evento che ne abbia interrotto il decorso. Questa decisione serve da monito per i professionisti e i creditori in generale sull’importanza di documentare attentamente e tempestivamente tutti gli atti che possono interrompere la prescrizione per non rischiare di perdere il proprio diritto.

A chi spetta l’onere della prova in caso di eccezione di prescrizione?
Al debitore che eccepisce la prescrizione spetta solo l’onere di allegare l’inerzia del creditore. Spetta invece al creditore, che vuole contrastare l’eccezione, l’onere di provare l’esistenza di un fatto che abbia interrotto o sospeso il decorso del termine di prescrizione.

Cosa deve fare il creditore per contrastare efficacemente un’eccezione di prescrizione?
Il creditore deve fornire la prova concreta e documentale di un atto o di un fatto idoneo a interrompere il termine di prescrizione, avvenuto prima della sua maturazione. Non è sufficiente una mera affermazione, ma è necessaria una prova che dimostri che il diritto è stato esercitato entro i termini.

È possibile contestare in Cassazione il modo in cui un giudice ha valutato le prove?
No, di regola non è possibile. La valutazione delle prove è un’attività riservata al giudice di merito. Il ricorso in Cassazione è ammissibile solo per violazione di legge o per vizi di motivazione specifici e gravissimi (ad esempio, motivazione omessa o apparente), non per contestare l’apprezzamento dei fatti o la scelta tra diverse risultanze probatorie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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