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Onere della prova: natante affondato e assicurazione

Un’imbarcazione da diporto affonda e la compagnia assicurativa nega l’indennizzo, adducendo un difetto di manutenzione. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, chiarisce la ripartizione dell’onere della prova in materia, confermando che se l’assicuratore dimostra concretamente il fatto che esclude la copertura (in questo caso, la vetustà e la carente manutenzione), il rigetto della domanda dell’assicurato è legittimo. La Corte ha ritenuto inammissibili le censure sulla valutazione delle prove, ribadendo che tale attività è riservata al giudice di merito.

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Onere della prova: quando l’assicurazione non paga per il natante affondato

L’affondamento di un’imbarcazione rappresenta un evento traumatico per ogni armatore, ma le complicazioni possono aumentare quando la compagnia assicurativa nega l’indennizzo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un caso emblematico, chiarendo un aspetto cruciale del contenzioso assicurativo: l’onere della prova. Comprendere chi deve provare cosa è fondamentale per sapere se si ha diritto al risarcimento. Analizziamo questa decisione per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa: Un Naufragio e il Rifiuto dell’Indennizzo

Una società operante nel settore della navigazione da diporto citava in giudizio la propria compagnia assicurativa per ottenere il pagamento dell’indennizzo a seguito della perdita per sommersione di un’imbarcazione, avvenuta nel 2012 durante una traversata tra due note località costiere.

La compagnia assicurativa si costituiva in giudizio e si opponeva alla richiesta, sollevando due principali obiezioni:
1. L’imbarcazione, pur trovandosi a 150 metri di profondità, era strutturalmente intatta e quindi non poteva considerarsi “perduta”. L’assicurato avrebbe dovuto esercitare la facoltà di abbandono, cosa che non aveva fatto.
2. La causa più probabile dell’affondamento era la vetustà del natante (costruito nel 1968) e un conseguente difetto di manutenzione, una circostanza che, secondo le condizioni generali di polizza, escludeva il diritto all’indennizzo.

Il Percorso Giudiziario: La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione alla compagnia assicurativa. I giudici di merito hanno ritenuto che l’affondamento, avvenuto in condizioni meteorologiche favorevoli, fosse stato verosimilmente causato da una falla nello scafo in legno, dovuta all’età avanzata e a una manutenzione carente. Questa conclusione si basava, tra l’altro, sul rapporto redatto dall’autorità marittima locale a seguito dell’inchiesta sommaria sul sinistro. Di conseguenza, la domanda di indennizzo della società armatrice è stata respinta.

L’Onere della Prova secondo la Cassazione

La società soccombente ha impugnato la decisione in Cassazione, lamentando principalmente la violazione delle regole sull’onere della prova (art. 2697 c.c.). Secondo la ricorrente, una volta dimostrato l’affondamento (il fatto costitutivo del diritto all’indennizzo), sarebbe spettato all’assicuratore provare in modo rigoroso la causa di esclusione della garanzia, cioè il difetto di manutenzione. A suo dire, i giudici di merito avevano invece basato la loro decisione su semplici presunzioni, prive dei requisiti di gravità, precisione e concordanza.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato e inammissibile. I giudici supremi hanno chiarito un punto fondamentale: la Corte d’Appello non ha deciso la causa applicando erroneamente la regola sull’onere della prova, ma ha ritenuto che la compagnia assicurativa avesse concretamente provato il fatto costitutivo della sua eccezione. In altre parole, l’assicuratore non si è limitato a ipotizzare una causa, ma ha fornito elementi (come la relazione tecnica e il rapporto dell’autorità marittima) che, valutati dal giudice, sono stati ritenuti sufficienti a dimostrare che la vetustà e la carente manutenzione erano la causa effettiva del sinistro.

La Corte ha inoltre ribadito che la valutazione se determinati indizi costituiscano o meno una prova presuntiva valida (ai sensi dell’art. 2729 c.c.) è una questione di fatto, riservata al giudice di merito e non sindacabile in sede di legittimità, a meno di vizi motivazionali macroscopici, qui non riscontrati. Allo stesso modo, qualsiasi documento, anche se privo di un’efficacia probatoria privilegiata come un atto pubblico, può contribuire a formare il convincimento del giudice, e la sua valutazione non può essere oggetto di riesame in Cassazione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per l’Assicurato

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. Dimostra che, in un sinistro marittimo, non è sufficiente per l’assicurato provare che l’evento dannoso si è verificato. Se la polizza contiene clausole di esclusione, e l’assicuratore fornisce elementi di prova, anche presuntivi, che riconducono il sinistro a una di queste clausole (come la cattiva manutenzione o la vetustà), l’onere della prova può dirsi assolto da parte sua. Spetta quindi all’assicurato non solo mantenere la propria imbarcazione in perfette condizioni di navigabilità, ma anche essere in grado di documentarlo adeguatamente, poiché un certificato di navigabilità in corso di validità potrebbe non essere ritenuto sufficiente a superare elementi probatori di segno contrario.

In un sinistro marittimo, chi deve provare la causa dell’affondamento?
L’assicurato deve provare il fatto storico dell’affondamento. Tuttavia, se l’assicuratore solleva un’eccezione basata su una clausola di esclusione della polizza (es. difetto di manutenzione), spetta a quest’ultimo fornire gli elementi di prova a sostegno della sua tesi. Se il giudice ritiene tale prova sufficiente, la domanda di indennizzo viene respinta.

Una certificazione di navigabilità valida è sufficiente a garantire l’indennizzo?
Non necessariamente. Come emerge dal caso di specie, la Corte d’Appello ha ritenuto provato il difetto di manutenzione nonostante il natante fosse dotato di una ‘certificazione di navigabilità’ in corso di validità. La decisione del giudice si basa sulla valutazione complessiva di tutte le prove, incluse relazioni tecniche e rapporti delle autorità.

Che valore probatorio ha il rapporto di un’autorità marittima in un processo civile?
Sebbene non abbia l’efficacia di un atto pubblico che fa piena prova fino a querela di falso (art. 2700 c.c.), qualsiasi documento, incluso un rapporto di un’autorità competente, può contribuire a formare il convincimento del giudice. La sua valutazione è rimessa al prudente apprezzamento del giudice di merito e non è sindacabile in sede di Cassazione se non per vizi logici o di motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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