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Onere della prova: il danno va sempre dimostrato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20257/2024, ha respinto il ricorso di una società fornitrice di gas contro un cliente industriale. Nonostante fosse stato accertato l’inadempimento del cliente, che aveva ritirato meno gas del pattuito, la richiesta di risarcimento è stata negata. La Corte ha sottolineato che spetta al danneggiato l’onere della prova del danno effettivo, che non può essere presunto. Il fornitore non è riuscito a dimostrare di aver acquistato il gas in eccesso e di averlo poi rivenduto in perdita, rendendo la sua richiesta risarcitoria infondata.

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L’onere della prova nel risarcimento: inadempimento non significa danno automatico

Un principio fondamentale del nostro ordinamento giuridico è stato ribadito con forza dalla Corte di Cassazione: chi chiede un risarcimento del danno in tribunale deve fornire la prova concreta del pregiudizio subito. L’inadempimento contrattuale della controparte, da solo, non è sufficiente. Questa regola, nota come onere della prova, è stata il fulcro di una recente ordinanza che ha visto contrapposte una società fornitrice di gas e un suo grande cliente industriale, offrendo importanti lezioni per tutte le imprese.

I Fatti di Causa: La Fornitura di Gas e il Ritiro Incompleto

Il caso nasce da un contratto di somministrazione di gas naturale della durata di un anno. Una società energetica (la fornitrice) citava in giudizio un’azienda cliente, accusandola di aver violato gli accordi contrattuali per aver ritirato quantitativi di gas notevolmente inferiori a quelli pattuiti. A causa di questo inadempimento, la società fornitrice sosteneva di aver subito un ingente danno economico, quantificato in oltre due milioni di euro, e ne chiedeva il risarcimento.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto la domanda della fornitrice, sebbene per ragioni parzialmente diverse. La Corte d’Appello, pur riconoscendo l’effettivo inadempimento del cliente agli obblighi contrattuali, ha concluso che la società energetica non aveva fornito alcuna prova del danno lamentato.

La Decisione della Corte: L’onere della prova come Pilastro del Risarcimento

La questione è giunta fino alla Corte di Cassazione, che ha confermato le decisioni precedenti e rigettato il ricorso della società fornitrice. Il ragionamento dei giudici supremi si è concentrato interamente sul principio dell’onere della prova, sancito dall’art. 2697 del Codice Civile.

La Corte ha stabilito che, per ottenere un risarcimento, non basta dimostrare che la controparte non ha rispettato il contratto. È indispensabile provare, con elementi concreti e documentali, l’esistenza e l’ammontare del danno che ne è derivato. Nel caso specifico, la società fornitrice avrebbe dovuto dimostrare due fatti cruciali:

1. Di aver preventivamente acquistato i quantitativi di gas che il cliente si era impegnato a ritirare.
2. Di essere stata costretta a rivendere il gas non ritirato sul cosiddetto “mercato di bilanciamento” a un prezzo inferiore, subendo così una perdita economica effettiva.

In assenza di tale prova documentale (come fatture di acquisto e successiva rivendita), la richiesta di risarcimento è stata ritenuta infondata. La semplice allegazione di una perdita teorica, calcolata come differenza tra il prezzo contrattuale e quello di mercato, non è stata considerata sufficiente.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), che pure aveva quantificato il potenziale danno, operava su basi astratte e non poteva sopperire alla totale carenza di prova documentale. I giudici hanno evidenziato come fosse onere della parte appellante, cioè la fornitrice, dimostrare la “totale carenza di prova documentale della cessione del gas a terzi”. Se tale operazione fosse avvenuta, sarebbe stato semplice produrre in giudizio le relative fatture.

Inoltre, la Corte ha respinto la richiesta di liquidazione equitativa del danno (art. 1226 c.c.), uno strumento che permette al giudice di stabilire l’importo del risarcimento secondo equità. Questo strumento, hanno chiarito i giudici, è applicabile solo quando il danno è certo nella sua esistenza ma difficile da quantificare nel suo preciso ammontare, non quando, come in questo caso, la prova dell’esistenza stessa del danno è mancata.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione rappresenta un monito cruciale per tutte le imprese. La gestione dei rapporti contrattuali non può prescindere da una meticolosa documentazione di tutte le fasi del rapporto, specialmente di quelle che possono generare un pregiudizio economico in caso di inadempimento. Confidare nel fatto che la semplice violazione di un accordo sia sufficiente per ottenere un risarcimento è un errore che può costare caro. Per far valere i propri diritti in sede legale, è essenziale essere in grado di soddisfare l’onere della prova, dimostrando con fatti e documenti inoppugnabili la realtà e l’entità del danno subito.

È sufficiente dimostrare l’inadempimento di un contratto per ottenere il risarcimento del danno?
No, la Cassazione ha ribadito che, oltre a provare l’inadempimento, la parte che chiede il risarcimento ha l’onere di provare il danno effettivo subito, dimostrando con prove concrete (come fatture di acquisto e rivendita) il pregiudizio economico reale.

In un contratto di fornitura, se il cliente ritira meno merce del previsto, come può il fornitore provare il suo danno?
Il fornitore deve dimostrare di aver effettivamente acquistato la merce che poi non è stata ritirata e di averla dovuta rivendere a un prezzo inferiore, subendo una perdita. La semplice differenza tra il prezzo pattuito e il prezzo di mercato non è sufficiente se non supportata da prove documentali di queste operazioni.

Quando si può ricorrere alla liquidazione equitativa del danno?
La liquidazione equitativa è possibile solo quando l’esistenza del danno è stata provata in modo certo, ma risulta difficile quantificarne l’esatto ammontare. Non può essere utilizzata per sopperire alla mancata prova dell’esistenza stessa del danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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