LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Onere della prova fallimento: non solo i bilanci

Una società in liquidazione, dichiarata fallita, si era vista rigettare il reclamo per non aver depositato i bilanci degli ultimi anni. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che l’onere della prova fallimento può essere assolto anche con documenti alternativi. Il mancato deposito dei bilanci non è di per sé decisivo e il giudice del merito è tenuto a valutare tutta la documentazione prodotta dal debitore per dimostrare di essere al di sotto delle soglie di fallibilità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Onere della Prova Fallimento: Non Contano Solo i Bilanci Depositati

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale nelle procedure prefallimentari: come può un imprenditore assolvere l’onere della prova fallimento per dimostrare di non possedere i requisiti dimensionali per essere dichiarato fallito? La risposta della Suprema Corte è netta: non sono indispensabili i bilanci degli ultimi tre esercizi depositati presso il Registro delle Imprese. Anche documenti alternativi, se idonei a rappresentare la situazione economica e patrimoniale dell’impresa, devono essere presi in considerazione dal giudice.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla dichiarazione di fallimento di una S.r.l. in liquidazione, pronunciata dal Tribunale su istanza di un creditore. La società aveva impugnato la sentenza davanti alla Corte d’Appello, sostenendo di non superare le soglie di fallibilità previste dalla legge.

La Corte d’Appello, tuttavia, respingeva il reclamo. La motivazione principale era che la società, messa in liquidazione nel 2011, non aveva più depositato i bilanci. Di conseguenza, secondo i giudici di secondo grado, non aveva assolto al proprio onere probatorio. Gli ‘stati patrimoniali’ redatti per gli esercizi dal 2012 al 2019 venivano ritenuti inidonei a tale scopo.

Contro questa decisione, la società proponeva ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge. Sosteneva che l’onere della prova può essere soddisfatto anche con elementi diversi dai bilanci ufficiali, che rappresentano una fonte probatoria privilegiata ma non esclusiva.

La Decisione della Cassazione e l’Onere della Prova Fallimento

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno ribadito un principio cruciale: nel procedimento per la dichiarazione di fallimento, il debitore può fornire la prova dell’insussistenza dei presupposti soggettivi con strumenti probatori alternativi ai bilanci depositati.

I bilanci depositati, specifica la Corte, non costituiscono una ‘prova legale’. Il debitore è quindi legittimato a utilizzare le scritture contabili dell’impresa o qualsiasi altro documento, anche formato da terzi o dalla parte stessa, che sia in grado di fornire una rappresentazione veritiera dei dati economici e patrimoniali. L’onere della prova fallimento non è, quindi, legato indissolubilmente a un adempimento formale come il deposito del bilancio.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda su una logica sostanziale piuttosto che formale. I giudici hanno chiarito che l’omesso deposito dei bilanci in sede prefallimentare non può, di per sé, portare a ritenere non assolto l’onere della prova. Una tale interpretazione attribuirebbe alla norma una funzione sanzionatoria impropria nei confronti dell’imprenditore che non ha depositato il bilancio, funzione che è del tutto estranea alla logica della legge fallimentare.

Il vero compito del giudice del merito, pertanto, è quello di valutare tutta la documentazione prodotta dal debitore. Nel caso di specie, la Corte d’Appello si era limitata a constatare il mancato deposito dei bilanci, senza esaminare nel dettaglio gli ‘stati patrimoniali’ e gli altri documenti offerti dalla società. Questo approccio è stato ritenuto errato perché non ha consentito una corretta applicazione del principio secondo cui la prova della non fallibilità può essere fornita con ogni mezzo idoneo.

Le Conclusioni

La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte d’Appello di Milano in diversa composizione. Il giudice del rinvio dovrà riesaminare la documentazione prodotta dalla società per verificare, nel merito, se essa sia sufficiente a dimostrare il mancato superamento delle soglie di fallibilità.

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche: rafforza la posizione del debitore, specialmente se in liquidazione, che potrebbe non aver adempiuto regolarmente al deposito dei bilanci. Afferma che la valutazione sulla fallibilità deve basarsi sulla realtà economica effettiva dell’impresa, che può essere provata anche con documenti diversi da quelli previsti formalmente. Il principio è chiaro: la sostanza prevale sulla forma, e il giudice ha il dovere di analizzare tutte le prove a sua disposizione prima di emettere una pronuncia così grave come la dichiarazione di fallimento.

Il mancato deposito dei bilanci degli ultimi tre anni comporta automaticamente la dichiarazione di fallimento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’omesso deposito dei bilanci non è di per sé sufficiente per ritenere che il debitore non abbia assolto all’onere di provare la propria non fallibilità. Il giudice deve valutare ogni altra prova documentale fornita.

Quali documenti alternativi può usare un’impresa per dimostrare di essere sotto le soglie di fallibilità?
L’impresa può utilizzare qualsiasi documento idoneo a rappresentare la sua situazione economica e patrimoniale, come le scritture contabili interne, gli stati patrimoniali anche se non depositati, conti economici o altra documentazione formata dalla stessa parte o da terzi.

Qual è l’obbligo del giudice di fronte a prove alternative ai bilanci ufficiali?
Il giudice ha l’obbligo di esaminare nel merito tutta la documentazione prodotta dal debitore. Non può limitarsi a constatare l’assenza dei bilanci depositati, ma deve valutare se le prove alternative siano sufficienti a dimostrare l’insussistenza dei presupposti per la dichiarazione di fallimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati