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Onere della prova estratto conto: non è l’unica prova

Una banca si è vista negare l’ammissione di un credito in un fallimento a causa di estratti conto incompleti. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che l’onere della prova dell’estratto conto non si esaurisce con la produzione integrale dei documenti. Il giudice deve considerare anche prove alternative, come gli estratti scalari o altri documenti contabili, per ricostruire il rapporto di dare e avere.

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Onere della prova estratto conto: non basta la loro assenza a negare il credito

L’onere della prova dell’estratto conto è un tema centrale nel contenzioso bancario, specialmente nelle procedure fallimentari. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: la mancata produzione dell’intera sequenza degli estratti conto non è sufficiente, da sola, a determinare il rigetto della domanda di ammissione al passivo di un credito bancario. Il giudice ha il dovere di valutare anche prove alternative per ricostruire il rapporto tra banca e cliente.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla richiesta di un istituto di credito di ammettere un proprio credito, derivante da un saldo negativo di conto corrente, nello stato passivo del fallimento di una società. Il Tribunale, in prima istanza, aveva respinto la domanda della banca. La motivazione del rigetto era fondata sulla cosiddetta “carenza documentale”: la banca, pur avendo prodotto gli estratti conto degli ultimi anni e gli estratti scalari per un periodo più lungo, non aveva depositato la documentazione completa sin dall’apertura del rapporto. Secondo il primo giudice, questa incompletezza impediva di assolvere all’onere della prova dell’estratto conto, rendendo impossibile verificare la legittimità del credito vantato.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’onere della prova dell’estratto conto

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha cassato il decreto del Tribunale, rinviando la causa per un nuovo esame. Gli Ermellini hanno censurato la decisione del giudice di merito per essersi fermato al mero rilievo della mancata produzione integrale degli estratti conto. La Corte ha riaffermato che, sebbene gli estratti conto siano uno strumento probatorio importante, non costituiscono l’unico mezzo per dimostrare l’andamento di un rapporto di conto corrente. Il rigetto automatico della domanda per incompletezza documentale rappresenta una violazione dei principi che regolano l’onere della prova dell’estratto conto e la valutazione complessiva del materiale probatorio.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha chiarito che il principio sancito dall’art. 2697 del codice civile, relativo all’onere della prova, impone al creditore di dimostrare i fatti costitutivi del proprio diritto. Tuttavia, nel contesto dei rapporti bancari, questa prova può essere fornita attraverso una pluralità di strumenti. Il giudice di merito, di fronte a una produzione documentale parziale, non può limitarsi a respingere la domanda, ma deve procedere a un accertamento del dare e dell’avere utilizzando tutti i mezzi di prova a sua disposizione.

Tra questi, la Corte menziona esplicitamente:

1. Altra documentazione bancaria: come le contabili relative alle singole operazioni o gli estratti conto scalari, che, pur sintetici, possono fornire indicazioni utili.
2. Scritture contabili: ai sensi degli artt. 2709 e 2710 c.c., le scritture contabili delle imprese possono costituire prova.
3. Condotta processuale delle parti: anche il comportamento tenuto dalle parti nel corso del giudizio può essere valutato come argomento di prova.

Qualora la ricostruzione integrale del rapporto non sia possibile, il giudice può ricorrere a metodi di calcolo alternativi, come il cosiddetto criterio del “saldo zero”. Questo approccio consente di ripartire dal primo saldo disponibile, azzerando il periodo non documentato, per poi ricalcolare il rapporto di dare e avere sulla base delle prove esistenti.

Le Conclusioni

La decisione in esame ha importanti implicazioni pratiche. Essa stabilisce che un credito bancario non può essere aprioristicamente disconosciuto solo perché mancano alcuni estratti conto. Il giudice ha il dovere di effettuare una valutazione approfondita di tutta la documentazione prodotta e di tutti gli elementi disponibili. L’onere della prova dell’estratto conto è assolto quando la banca fornisce elementi sufficienti a consentire una ricostruzione attendibile del credito, anche se non attraverso una documentazione completa e ininterrotta. Questo approccio garantisce una maggiore equità e impedisce che mere lacune documentali, talvolta inevitabili per rapporti di lunga data, si traducano in un’ingiustificata negazione dei diritti di credito.

La produzione di tutti gli estratti conto dall’apertura del rapporto è indispensabile per provare un credito bancario?
No. Secondo la Corte di Cassazione, gli estratti conto non costituiscono l’unico mezzo di prova. Il giudice deve valutare anche altra documentazione idonea a ricostruire le movimentazioni del rapporto, come gli estratti scalari o le scritture contabili.

Quali altri documenti possono essere utilizzati per dimostrare il credito se mancano alcuni estratti conto?
Il provvedimento indica che possono essere valorizzati altri strumenti, quali le contabili bancarie riferite a singole operazioni, le risultanze delle scritture contabili (ai sensi degli artt. 2709 e 2710 c.c.) e gli estratti conto scalari.

Cosa può fare il giudice se la ricostruzione integrale del conto corrente non è possibile?
Se la documentazione è incompleta e non permette una ricostruzione totale, il giudice può utilizzare metodi di calcolo alternativi che ritenga idonei, come il criterio dell’azzeramento del saldo (o “saldo zero”), partendo dal primo estratto conto disponibile per accertare il dare e l’avere tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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