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Onere della prova credito al consumo: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33933/2024, ha chiarito un punto cruciale in materia di credito al consumo collegato a un contratto di acquisto. Nel caso in cui il consumatore si opponga alla richiesta di pagamento della finanziaria eccependo l’inadempimento del venditore (es. mancata consegna del bene), l’onere della prova di tale inadempimento grava sul consumatore stesso. La Corte ha stabilito che la mancata consegna costituisce un ‘fatto impeditivo’ della pretesa creditoria della finanziaria e, secondo le regole generali, chi eccepisce un fatto impeditivo deve provarlo. Di conseguenza, il ricorso del consumatore è stato rigettato, confermando che spetta a lui dimostrare la mancata esecuzione del contratto di fornitura.

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Onere della Prova nel Credito al Consumo: Chi Prova l’Inadempimento?

Quando si acquista un bene, come un’automobile, tramite un finanziamento, si stipulano due contratti collegati: uno di compravendita con il venditore e uno di finanziamento con la banca. Ma cosa succede se il venditore non consegna il bene? Il consumatore può smettere di pagare le rate alla finanziaria? E, soprattutto, in un eventuale giudizio, chi deve dimostrare che la consegna non è avvenuta? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sull’importante questione dell’onere della prova nel credito al consumo, stabilendo un principio chiaro a tutela della certezza dei rapporti giuridici.

I Fatti del Caso: Acquisto Auto e Finanziamento Collegato

La vicenda trae origine da una situazione piuttosto comune. Un consumatore si opponeva a un decreto ingiuntivo emesso su richiesta di un istituto bancario per il mancato pagamento delle rate di un finanziamento. Tale finanziamento era stato stipulato nel 2001 per l’acquisto di un’autovettura.

Il consumatore, a sua difesa, sosteneva di aver legittimamente sospeso i pagamenti a causa del grave inadempimento del venditore, il quale non gli aveva mai consegnato il veicolo. In virtù del collegamento negoziale tra il contratto di acquisto e quello di finanziamento, l’inadempimento del primo si sarebbe dovuto ripercuotere sul secondo, giustificando l’interruzione del rimborso del prestito.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano dato torto al consumatore, ritenendo che egli non avesse fornito la prova della mancata consegna dell’auto. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Questione Giuridica sull’onere della prova credito al consumo

Il quesito legale al centro del dibattito era il seguente: in un’operazione di credito al consumo collegato, quando il consumatore eccepisce l’inadempimento del fornitore per paralizzare la pretesa della società finanziaria, su chi grava l’onere di provare tale inadempimento?

Il ricorrente sosteneva che, in base ai principi generali, non spetta alla parte adempiente (il consumatore) provare l’inadempimento altrui, ma dovrebbe essere sufficiente allegarlo. Sarebbe poi la controparte (in questo caso, il venditore, e di riflesso la finanziaria) a dover dimostrare di aver adempiuto correttamente.

L’Eccezione di Inadempimento Traslata sul Finanziatore

La Corte riconosce che il collegamento negoziale, previsto dalla normativa sul credito al consumo (nel caso di specie, l’art. 125 TUB nella sua versione originaria), consente al consumatore di opporre alla finanziaria le eccezioni che potrebbe far valere contro il venditore. Pertanto, l’eccezione di inadempimento (la mancata consegna dell’auto) può essere legittimamente sollevata nei confronti della banca per bloccarne la richiesta di pagamento.

Tuttavia, la traslazione di questa eccezione non altera la sua natura giuridica né le regole probatorie che la governano.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del consumatore, chiarendo in modo definitivo la ripartizione dell’onere della prova nel credito al consumo in queste circostanze. Il ragionamento dei giudici si articola su un punto fondamentale: l’inadempimento del venditore, quando viene eccepito dal consumatore contro la finanziaria, si configura come un fatto impeditivo della pretesa creditoria della banca.

Secondo la regola generale sancita dall’articolo 2697 del codice civile, chi intende far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento, mentre chi eccepisce l’inefficacia di tali fatti, ovvero eccepisce che il diritto si è modificato o estinto, deve provare i fatti su cui l’eccezione si fonda.

In questo schema, la finanziaria ha provato il suo diritto (il contratto di finanziamento). Il consumatore, per paralizzare tale diritto, ha eccepito un fatto impeditivo: l’inadempimento del venditore nel contratto collegato. Di conseguenza, spetta al consumatore stesso fornire la prova di questo fatto impeditivo, ossia la mancata consegna dell’autovettura.

La Corte ha inoltre specificato che non si può applicare il cosiddetto “principio di vicinanza della prova”, che talvolta sposta l’onere probatorio sulla parte che ha più facilità a dimostrare una certa circostanza. La finanziaria, infatti, è un soggetto terzo rispetto al contratto di compravendita e non ha modo di conoscere o provare le vicende relative alla consegna del bene.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Consumatori

La decisione della Cassazione stabilisce un principio di diritto chiaro e di notevole importanza pratica. Il consumatore che si avvale di un finanziamento collegato per l’acquisto di un bene o servizio e subisce l’inadempimento del fornitore, può legittimamente sospendere i pagamenti e difendersi in giudizio contro la finanziaria. Tuttavia, non è sufficiente lamentare l’inadempimento: è necessario essere in grado di provarlo con elementi concreti (documenti, testimonianze, etc.).

Questo significa che il consumatore deve agire con diligenza, conservando tutta la documentazione e attivandosi per raccogliere le prove necessarie a dimostrare la mancata o inesatta esecuzione della prestazione da parte del venditore. In assenza di tale prova, la sua opposizione alla richiesta di pagamento della finanziaria è destinata a fallire.

In un contratto di credito al consumo collegato, se il venditore non consegna il bene, chi deve provare questo inadempimento in tribunale?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere di provare l’inadempimento del venditore (ad esempio, la mancata consegna) grava sul consumatore che solleva tale eccezione per non pagare le rate del finanziamento.

Perché l’onere della prova ricade sul consumatore e non sulla finanziaria?
Perché l’inadempimento del venditore è considerato un ‘fatto impeditivo’ della pretesa della finanziaria. In base all’art. 2697 del codice civile, la parte che eccepisce un fatto impeditivo per paralizzare il diritto altrui ha l’onere di provarlo.

Il principio di ‘vicinanza della prova’ si applica in questo caso per aiutare il consumatore?
No, la Corte ha escluso l’applicazione del principio di vicinanza della prova. La finanziaria è un soggetto terzo rispetto al contratto di compravendita e non può essere onerata di provare fatti relativi a un rapporto (la consegna del bene) a cui è estranea.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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