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Oggetto del contratto: quando è valido il preliminare?

Un promissario acquirente ha richiesto la risoluzione di un contratto preliminare di compravendita immobiliare. La Corte d’Appello aveva dichiarato nullo il contratto per indeterminatezza dell’oggetto, in quanto l’immobile non era descritto con dati catastali. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che l’oggetto del contratto, anche se non completamente descritto, era comunque determinabile “per relationem”, ossia tramite il riferimento esplicito a un altro documento (nella fattispecie, una dichiarazione di successione), rendendo così il contratto valido. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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L’Oggetto del Contratto Preliminare: Quando è Valido?

La stipula di un contratto preliminare di compravendita immobiliare è un passo fondamentale, ma cosa succede se la descrizione dell’immobile non è completa di tutti i dati, come quelli catastali? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale: la validità del contratto dipende dalla determinabilità dell’oggetto, anche se questa avviene tramite riferimento a documenti esterni. Analizziamo come una corretta definizione dell’oggetto del contratto possa salvarlo dalla nullità.

Il Caso: Un Preliminare di Vendita Immobiliare Contestato

La vicenda ha origine da un contratto preliminare, stipulato tramite scrittura privata non autenticata nel 1991, con cui un soggetto prometteva di acquistare un terreno di circa 650 mq. L’immobile era descritto nel contratto come “porzione di suolo […] pervenuto ai promittenti venditori per successione testamentaria”, con un riferimento preciso alla dichiarazione di successione presentata, all’indirizzo e a uno dei confinanti.

Successivamente, il promissario acquirente agiva in giudizio per la risoluzione del contratto. La Corte di Appello, riformando la decisione di primo grado, dichiarava il contratto nullo per indeterminatezza dell’oggetto, ritenendo che la descrizione fornita non fosse sufficiente a identificare con certezza il bene.

La Questione Giuridica: Analisi sull’Oggetto del Contratto

Il cuore della controversia ruotava attorno all’articolo 1346 del codice civile, che stabilisce i requisiti dell’oggetto del contratto: deve essere possibile, lecito, determinato o, per l’appunto, determinabile. Il ricorrente sosteneva che, contrariamente a quanto affermato dai giudici di merito, gli elementi presenti nel preliminare erano più che sufficienti a rendere l’oggetto determinabile.

Il Principio di Determinabilità “per relationem”

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, richiamando la sua consolidata giurisprudenza in materia. Ha ribadito che, per la validità di un contratto di compravendita immobiliare, non è indispensabile l’indicazione dei confini e dei dati catastali. È sufficiente qualsiasi criterio che permetta di identificare il bene in modo univoco.

Il concetto chiave è quello della determinabilità “per relationem”, ovvero tramite riferimento. Se il contratto, pur non contenendo una descrizione dettagliata, rinvia a elementi esterni (come mappe, planimetrie o altri documenti) che consentono un’identificazione inequivocabile, l’oggetto del contratto è da considerarsi valido.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha specificato che la Corte d’Appello ha commesso un errore non conformandosi a questo principio. Il contratto in esame, infatti, non solo indicava il comune, le strade e un confinante, ma faceva un rinvio preciso e specifico a un altro atto: la dichiarazione di successione, completa di numero, data e volume di registrazione. Questo rinvio era un elemento idoneo a rendere l’oggetto perfettamente determinabile.

I giudici di legittimità hanno sottolineato che un requisito di descrizione più stringente (con tutti i dati catastali e confini) è necessario solo quando si agisce per ottenere una sentenza che tenga luogo del contratto non concluso (esecuzione in forma specifica ex art. 2932 c.c.), poiché il giudice deve trasferire esattamente il bene descritto. Nel caso di una domanda di risoluzione, come quella in esame, è sufficiente la semplice determinabilità.

Per queste ragioni, la Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di Appello di Lecce, in diversa composizione, che dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi di diritto enunciati.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma che la validità di un contratto preliminare non è legata a un formalismo eccessivo nella descrizione dell’immobile. Ciò che conta è che le parti abbiano manifestato in modo chiaro la volontà di vincolarsi su un bene identificabile senza ambiguità. In secondo luogo, valorizza l’importanza dei riferimenti a documenti esterni (“per relationem”) come strumento per completare e definire l’oggetto del contratto. Chi redige un preliminare deve quindi assicurarsi che, anche in assenza di tutti i dati formali, siano presenti elementi o rinvii che non lascino dubbi sull’identità del bene promesso in vendita.

Un contratto preliminare di vendita immobiliare è valido se non indica i dati catastali?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la mancanza di dati catastali o dell’indicazione di tutti i confini non rende automaticamente nullo il contratto preliminare, a condizione che l’immobile sia comunque identificabile in modo univoco attraverso altri criteri.

Come può essere identificato l’oggetto del contratto se mancano alcuni dettagli descrittivi?
L’oggetto può essere identificato ‘per relationem’, cioè attraverso il rinvio esplicito nel contratto ad elementi esterni (come planimetrie, altri atti pubblici o, come nel caso di specie, una dichiarazione di successione precisamente indicata) che permettano una sua sicura e inequivocabile individuazione.

La descrizione dell’immobile richiesta è sempre la stessa in ogni tipo di causa relativa a un preliminare?
No. La Corte ha chiarito che un livello di dettaglio massimo, con dati catastali e confini precisi, è indispensabile quando si chiede l’esecuzione specifica dell’obbligo di contrarre (ex art. 2932 c.c.). Per altre azioni, come la risoluzione del contratto, è sufficiente che l’oggetto sia semplicemente ‘determinabile’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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