Ordinanza di Cassazione Civile Sez. 1 Num. 20263 Anno 2025
Civile Ord. Sez. 1 Num. 20263 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data pubblicazione: 19/07/2025
ORDINANZA
sul ricorso iscritto al n° 14504 del ruolo generale dell’anno 2022 , proposto da
Città metropolitana di Catania, già Provincia regionale di Ca-
tania (C.F. P_IVA), in persona del Sindaco Metropolitano pro tempore , avv. NOME COGNOME, con sede in Catania, INDIRIZZO elettivamente domiciliata in Catania, INDIRIZZO rappresentata e difesa, unitamente e disgiuntamente, dagli avv.ti NOME COGNOME (C.F. CODICE_FISCALE) e NOME COGNOME (C.F. CODICE_FISCALE), giusta procura speciale rilasciata su atto separato, i quali dichiarano di voler ricevere, ai sensi degli artt. 125 e 136, co. 3, c.p.c., gli avvisi, le comunicazioni e le notificazioni ai seguenti domicili digitali: EMAILordineavvocaticatania.it e EMAILordineavvocaticatania.it.
Ricorrente
contro
RAGIONE_SOCIALE in liquidazione , c.f. NUMERO_DOCUMENTO, in persona del liquidatore dott. NOME COGNOME con sede in Giarre, c.INDIRIZZO rappresentata e difesa, per procura ex art. 83 cpc su foglio separato e congiunto al controricorso, con facoltà di agire disgiuntamente, dagli avv.ti prof. NOME COGNOME (c.f.
CODICE_FISCALE, p.e.c. EMAILpec.ordineavvocaticatania.it, fax n. 095.537503) e prof. NOME COGNOME (c.f. CODICE_FISCALE, p.e.c. EMAILpec.ordineavvocaticatania.it), elettivamente domiciliata dell’avv. prof. NOME COGNOME, in Roma, INDIRIZZO, pec EMAILcertEMAILbnassociatiEMAILit.
Controricorrente
avverso la sentenza della Corte d’appello di Catania n° 2284 depositata il 6 dicembre 2021.
Udita la relazione svolta nella camera di consiglio del 31 gennaio 2025 dal consigliere NOME COGNOME
FATTI DI CAUSA
1 .- La Provincia regionale di Catania -poi divenuta città metropolitana -conveniva davanti al Tribunale di quella città la società d’ambito RAGIONE_SOCIALE in liquidazione, della quale era socia al 10%, impugnandone la delibera assembleare di approvazione del bilancio del 18 settembre 2009, con cui era stato approvato il bilancio del 2008, nella parte in cui era iscritto il credito di euro 1.783.241,00 per ‘ ricavo per servizi nei confronti della Provincia ‘.
Costituitasi, la Joniambiente chiedeva il rigetto della domanda attorea e svolgeva domanda riconvenzionale di condanna dell’attrice al pagamento dell’importo di euro 1.783.241,03, iscritto nel bilancio 2008 e documentato dalla fattura n° 23 del 5 marzo 2009, e dell’ulteriore importo di euro 1.783.241,00 iscritto nel bilancio 2007 (non impugnato) per i servizi svolti in quell’anno, o, in subordine, per arricchimento senza causa ( ex art. 2041 cod. civ.).
2 .- Il Tribunale accoglieva la domanda principale ed annullava la delibera assembleare del 18 settembre 2009.
Dichiarava invece inammissibile la riconvenzionale avanzata dalla società d’ambito per mancanza dei requisiti previsti dall’art. 36 cod. proc. civ.
3 .- Di contrario avviso era la Corte d’appello di Catania che, su impugnazione di RAGIONE_SOCIALE, riformava la prima decisione, rigettando la domanda di annullamento della delibera di approvazione del bilancio 2008 e condannando la Città metropolitana a pagare alla società attrice euro 3.566.485,00, oltre all’iva ed agli interessi commerciali.
Spese secondo soccombenza.
3 .- Per quanto qui ancora interessa, osservava la Corte territoriale -sulla scorta di precedenti decisioni -che, secondo lo Statuto di RAGIONE_SOCIALE, approvato con deliberazione del Commissario ad acta n° 87/2002, gli enti locali si erano spogliati di tutte le competenze in materia di gestione dei rifiuti in favore della società d’ambito e che tale modalità di gestione del servizio aveva carattere obbligatorio.
L’art. 6 di tale Statuto -pur prevedendo che gli enti soci della società d’ambito dovessero darle avviso della data di inizio dell’espletamento del servizio -non poteva essere interpretato nel senso che essi potessero liberamente svincolarsi dalla gestione del servizio stesso, poiché tale opzione interpretativa sarebbe stata in contrasto con le norme inderogabili di legge, sia quelle statali (artt. 200 e 201 del d.lgs. n° 152/2006), sia quelle regionali, tanto pregresse (le quali prevedevano la gestione del servizio mediante le menzionate società d’ambito), che attuali (le quali lo affidano alle società di regolamentazione del servizio di gestione RAGIONE_SOCIALE, ex lege reg. Sicilia n° 9/2010).
Ne derivava l’accoglimento del primo motivo di appello di RAGIONE_SOCIALE col quale quest’ultima aveva impugnato l’accoglimento della domanda di annullamento della delibera di approvazione del bilancio 2008, e l’assorbimento del secondo mezzo, proposto in via subordinata.
Passando ad esaminare la riconvenzionale di RAGIONE_SOCIALE, diretta ad ottenere la condanna della ex Provincia al pagamento dei servizi
del 2007 e del 2008, la Corte rilevava in via preliminare che essa doveva considerarsi implicitamente rigettata dal Tribunale, sebbene sul rilievo della illegittima iscrizione nel bilancio dei relativi crediti.
Nel merito, tale decisione doveva essere riformata, in quanto l’iscrizione del credito nel bilancio 2007, approvato e non impugnato, era vincolante per il socio.
Ad analoga conclusione doveva poi pervenirsi quanto al credito del 2008, in ragione del rigetto dell’impugnativa giudiziale proposta dalla ex Provincia.
4 .- Ricorre per cassazione la Città metropolitana, affidando l’impugnazione a quattro motivi.
Resiste NOMECOGNOME concludendo per l’inammissibilità o per la reiezione del ricorso.
Il ricorso è stato assegnato per la trattazione in Adunanza Camerale ai sensi dell’art. 380bis cod. proc. civ.
Entrambi i contendenti hanno depositato una memoria ai sensi dell’art. 380bis .1 cod. proc. civ.
RAGIONI DELLA DECISIONE
5 .- Col primo motivo -intitolato ‘ Violazione e falsa applicazione degli artt. 200, co. 1, lett. a) e 201, co. 2, d.lgs. n.152/06 in relazione all’art.360, co. 1, n. 3 c.p.c. -Nullità della sentenza ‘ -la ricorrente deduce che la Corte territoriale abbia aderito alle conclusioni di Joniambiente trascurando il disposto degli artt. 197, 198, 200, primo comma, 201, secondo comma, del d.lgs. n° 152/2006, dai quali si desumerebbe che il legislatore non ha inteso affidare alle province, quali enti intermedi, alcuna competenza di carattere operativo in tema di gestione integrata dei rifiuti.
Tale competenza, per contro, spetterebbe ai comuni, in continuità con le precedenti norme (d.lgs. n° 22/1997), mentre agli enti di area vasta spetterebbero solo funzioni di tipo amministrativo.
Conseguentemente, anche gli oneri dell’attività di raccolta dei rifiuti farebbero capo solo ai comuni, trovando copertura nel pagamento delle tariffe poste a carico dei cittadini.
D’altra parte, una competenza operativa delle province non sarebbe predicabile nemmeno in base all’art. 160 della legge reg. Sicilia n° 25/1993, il quale, infatti, attribuirebbe alle province un’attività straordinaria di raccolta e smaltimento dei rifiuti abbandonati nel territorio esterno ai comuni: funzione attribuita alle province in via eccezionale, dapprima in base all’art. 14 del d.lgs. n° 22/1997 e poi in base all’art. 192 del d.lgs. n° 152/2006.
Da tali disposizioni si ricaverebbe, pertanto, che a carico della provincia sarebbe posto un onere straordinario di provvedere alla raccolta ed allo smaltimento dei rifiuti, a differenza della gestione integrata di natura ordinaria, spettante ai comuni.
Tale quadro normativo sarebbe stato recepito nell’art. 6 dello Statuto di RAGIONE_SOCIALE, nel quale, per l’appunto, si prevedeva che per l’attività straordinaria di raccolta e smaltimento non era ammessa alcuna iniziativa autonoma da parte della società d’ambito, dovendosi invece provvedere solo previa richiesta del socio, ossia della Provincia regionale di Catania, che, nondimeno, non era mai addivenuta ad una convenzione.
Da qui l’unico onere della Provincia consistente nella compartecipazione alle spese generali di amministrazione della società d’ambito.
6 .- Il motivo è infondato.
Secondo l’art. 200, primo comma, del d.lgs. n° 152/2006 (applicabile ratione temporis ) ‘ a gestione dei rifiuti urbani è organizzata sulla base di ambiti territoriali ottimali, di seguito anche denominati ATO, delimitati dal piano regionale di cui all’articolo 199, nel rispetto delle linee guida di cui all’articolo 195, comma 1, lettere m), n) ed o), e secondo i seguenti criteri: a) superamento della frammentazione delle gestioni attraverso un servizio di gestione integrata dei rifiuti (…) ‘.
Tale gestione è svolta da una Autorità d’ambito, che, a mente dell’ art. 201, secondo comma, del citato d.lgs., ‘ è una struttura dotata di personalità giuridica costituita in ciascun ambito territoriale ottimale delimitato dalla competente regione, alla quale gli enti locali partecipano obbligatoriamente ed alla quale e trasferito l’esercizio delle loro competenze in materia di gestione integrata dei rifiuti ‘.
La normativa statale è stata attuata dalla Regione Sicilia mediante società d’ambito costituite, per l’appunto, in base agli artt. 22 della legge n° 142/1990, 23 del d.lgs. n° 22/1997 e 201 del d.lgs. n° 152/2006, e successivamente poste in liquidazione con la legge reg. Sicilia n° 9/2010 (art. 19), per essere sostituite dalle Società per la regolamentazione dei rifiuti (RAGIONE_SOCIALE, aventi la forma di società consortile di capitali (art. 6).
È, dunque, evidente -in base al testo normativo appena riassunto ed applicabile, come già detto, ratione temporis -che gli enti territoriali che hanno competenze in materia di rifiuti devono necessariamente far parte di tali società e che non possono dismettere la qualifica di soci nemmeno mediante recesso (sul che si veda, per tutte, Tar Palermo n° 527/2014).
Ne deriva ulteriormente che i servizi prestati dalla società d’ambito devono essere remunerati dall’ente territoriale titolare della funzione d’ambito trasferita alla società.
La ricorrente, per contrastare tale ricostruzione normativa, fatta propria dal giudice di merito, asserisce che la ex Provincia regionale non avrebbe alcuna competenza in materia di gestione di rifiuti, sicché, se si comprende la sostanza del rilievo, la RAGIONE_SOCIALE non potrebbe nemmeno addebitarle costi per un servizio che, per l’appunto, non riguarda funzioni trasferite.
Osserva, tuttavia, questa Corte che non è del tutto corretta l’affermazione sulla quale poggia l’intera difesa della odierna ricorrente, ossia che alla Provincia non spetti alcuna funzione in materia di ri-
fiuti, dato che l’art. 19, primo comma, lettera g), del d.lgs. n° 267/2000 (applicabile, anche questo, ratione temporis ) assegnava a tale Ente territoriale, tra varie altre funzioni, quella della ‘ organizzazione dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale ‘.
Per ciò che concerne la Regione Sicilia, inoltre, un’ulteriore competenza assegnata alla Provincia è quella prevista dall’art. 160 della legge reg. Sicilia n° 25/1993 (tutt’ora vigente), a mente del quale ‘ e Province regionali svolgono obbligatoriamente l’attività di raccolta e smaltimento di rifiuti solidi urbani e di rifiuti speciali, di cui all’articolo 13, comma 1, lettera f), della legge regionale 6 marzo 1986, n. 9, nelle parti di territorio esterno ai perimetri dei centri abitati ‘.
Sicché è palese che almeno queste funzioni siano state assunte dalle società d’ambito, tra le quali, per l’appunto, RAGIONE_SOCIALE, come del resto ben rappresenta quest’ultima nel controricorso.
La resistente, infatti, ricostruisce la storia della travagliata vicenda dell’emergenza rifiuti in Sicilia, facendo osservare che con O.M. 31 maggio 1999 n° 2983 (adottata ai sensi dell’art. 5 della legge n° 225 del 1992) il Presidente della Regione siciliana è stato nominato ‘ Commissario delegato per la predisposizione e adozione del piano di gestione dei rifiuti e delle bonifiche delle aree inquinate di cui all’art. 22 della legge 5 febbraio 1997, n. 22 ‘.
Tale Commissario, poi, essendo rimasti inerti gli enti interessati alla costituzione della società d’ambito, ha infine emesso la Deliberazione n° 87/2002 ‘ per l’adesione della Provincia alla RAGIONE_SOCIALE ‘ (controricorso pagina 19).
Sicché, è palese anche in base alla normativa or ora citata che la Provincia sia tenuta al pagamento dei servizi resi da RAGIONE_SOCIALE in attuazione delle funzioni ad essa trasferite.
In altre parole -premesso che la ex Provincia era titolare di funzioni in materia di rifiuti e che lo smaltimento dei rifiuti poteva essere realizzato mediante vari moduli organizzativi, in base ai citati
artt. 22 della legge n° 142/1990, 23 del d.lgs. n° 22/1997, 113bis e seguenti del d.lgs. n° 267/2000 (Tuel) e 201 del d.lgs. n° 152/2006 -per ciò che concerne la regione Sicilia -e relativamente al tempo che qui rileva (anni 2007 e 2008) -il modulo organizzativo seguito è stato quello della società d’ambito coattivamente creata dal Commissario delegato in virtù di quanto previsto dall’art. 2bis della citata O.M. n° 2983/1999, il quale prevedeva che ‘ el caso in cui la provincia ed i comuni appartenenti all’àmbito non giungano alla relativa aggregazione il commissario delegato – presidente della Regione siciliana, previa diffida, provvede, in nome, per conto e nell’interesse dei predetti enti, a porre in essere gli atti necessari alla costituzione della società di àmbito per la gestione integrata del servizio, cui potrà affidare, tra l’altro, la proprietà e la gestione degli impianti pubblici comprensoriali, associando la provincia ed i comuni dell’àmbito o del sub-àmbito, anche in deroga alle disposizioni di cui agli articoli 113 e 116 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (…) ‘.
La motivazione della Corte territoriale è sostanzialmente rispettosa del quadro normativo sopra indicato, anche se dalla lettura complessiva della decisione non sembra ben identificata la fonte dell’obbligo della Città metropolitana, che -per quanto sopra detto -deriva non tanto (direttamente) dalla legge, ma dalla partecipazione alla società d’ambito, sebbene coattivamente creata, e dalla soggezione di tutti i soci allo statuto sociale.
Da ultimo, non essendo stata fatta questione circa l’ammontare dei costi riferibili ai servizi trasferiti (e che determinano l’importo del credito), i motivi, come già detto, appaiono infondati anche nel merito.
7 .- Col secondo motivo (‘ Violazione e falsa applicazione dell’art. 2332 c.c. in relazione all’art. 360, co. 1, n. 4 c.p.c. -Ultrapetizione -Nullità della sentenza -violazione e falsa degli artt. 1362 e ss c.c. in relazione all’art. 360, co. 1, n. 4, c.p.c.,
oppure, in via alternativa e gradata, Nullità della sentenza per violazione dell’art. 132, co. 1, n. 4) c.p.c. art. 111 Cost. per motivazione contraddittoria e/o perplessa o incomprensibile in relazione all’art. 360, co. 1, n. 4 c.p.c. ‘) la ricorrente lamenta che la Corte catanese abbia ampliato il thema decidendum , asserendo che l’interpretazione dell’art. 6 dello Statuto, offerta dal Tribunale di Catania, avrebbe comportato la nullità della clausola stessa, violando così gli artt. 1362 e seguenti del cod. civ., l’art. 2332 dello stesso codice e l’art. 112 del codice di rito, avendo pronunciato su una domanda (di nullità) che nessuno aveva proposto.
8 .- Il mezzo è inammissibile, non cogliendo la ratio decidendi della sentenza.
La Corte territoriale, infatti, non ha pronunciato ex officio (nemmeno implicitamente) la nullità della clausola statutaria sub art. 6, ma ha semplicemente detto che l’interpretazione dell’articolo predetto doveva essere conforme alla legge e che una diversa ipotesi ermeneutica (come quella che pone l’obbligo di pagamento del servizio rifiuti solo a seguito di una manifestazione negoziale di volontà dell’Ente socio della società d’ambito) si sarebbe posta in contrasto con il dettato normativo: conclusione che, per quanto detto al precedente paragrafo 6, appare pienamente corretta.
9 .- Col terzo motivo (‘ Ultrapetizione -nullità della sentenza per violazione dell’art. 112 c.p.c. in relazione all’art. 360, co. 1, n. 4 c.p.c. ‘) la ricorrente fa osservare che in base al citato art. 6 dello Statuto nella parte conclusiva dello stesso si prevedeva che ‘ per gli altri servizi a richiesta’ si sarebbe provveduto ‘ convenzionalmente’ : previsione totalmente pretermessa dalla Corte territoriale.
10 .- Anche questo motivo non appare ammissibile.
Anche a tacere del fatto dirimente che la questione posta col mezzo in esame è stata implicitamente risolta dalla sentenza di secondo grado, è fin troppo noto che il vizio di omessa pronuncia di cui all’art. 112 cod. proc. civ. può essere fatto valere solo in relazione
alla mancata decisione in ordine a specifiche domande o eccezioni sollevate dalle parti, ma non in ordine alla mancata pronuncia « sulla decisiva circostanza » che, ai sensi dell’art. 6 dello statuto, il servizio poteva essere attivato esclusivamente a seguito della stipula di apposita convenzione.
Ed infatti, per questa Corte poiché il vizio di omessa pronuncia si concreta nel difetto del momento decisorio, per integrare detto vizio occorre che sia stato completamente omesso il provvedimento indispensabile per la soluzione del caso concreto, ciò che si verifica quando il giudice non decide su alcuni capi della domanda, che siano autonomamente apprezzabili, o sulle eccezioni proposte, ovvero quando pronuncia solo nei confronti di alcune parti.
Per contro, il mancato o insufficiente esame delle argomentazioni delle parti integra un vizio di natura diversa, relativo all’attività svolta dal giudice per supportare l’adozione del provvedimento, senza che possa ritenersi mancante il momento decisorio (Cass., sez. 6-L, 3/3/2020, n. 5730).
11 .- Con la quarta doglianza (‘ Omesso esame circa un fatto decisivo oggetto di discussione fra le parti in relazione all’art.360, co. 1, n. 5 c.p.c. -Ultrapetizione -Nullità della sentenza per violazione dell’art. 112 c.p.c. in relazione all’art. 360, co. 1, n. 4 c.p.c. ‘) la Città metropolitana lamenta che la Corte l’abbia condannata a pagare euro 3.566.485,00.
Condanna ‘ del tutto impropria ‘, in quanto le voci richieste da NOME specificatamente indicate a pag. 13 nella parte motiva della stessa sentenza (euro 543.725,46 + 763.064,00 + 170.000,00 + 333.451,58) corrisponderebbero al totale di 1.783.241,00: donde l’incomprensibilità della somma indicata nel dispositivo.
12 .- Il motivo è infondato.
Come già detto ai recedenti paragrafi, la Corte catanese ha condannato la Città metropolitana a pagare il credito per i servizi resi
negli esercizi 2007 e 2008, i quali ammontano -rispettivamente -ad euro 1.743.241,00 per il 2007 e ad euro 1.783.241,03 per il 2008, per complessivi euro 3.566.482,03.
Sicché, a meno di non voler dare rilevanza ad una differenza economicamente priva di significato di circa 3 euro (conclusione alla quale non sembra giungere nemmeno la ricorrente), l’importo di euro 3.566.485,00 indicato nel dispositivo della sentenza d’appello appare corretto.
13 .- La novità e la complessità delle questioni sottoposte all’attenzione di questa Corte e la mancanza di precedenti giurisprudenziali costituiscono ‘ gravi ed eccezionali ragioni ‘, nel senso di Corte cost. n° 77/2018, per disporre l’integrale compensazione delle spese della presente lite tra le parti.
Va, nondimeno, dato atto della sussistenza dei presupposti di cui all’art. 13, comma 1quater , del decreto del presidente della repubblica 30 maggio 2002 n° 115, per il raddoppio del contributo unificato a carico della ricorrente, ove dovuto.
p.q.m.
la Corte rigetta il ricorso. Dichiara integralmente compensate tra le parti le spese del presente giudizio. Dà atto della sussistenza dei presupposti di cui all’art. 13, comma 1quater , del decreto del presidente della repubblica 30 maggio 2002 n° 115, per il raddoppio del contributo unificato a carico della ricorrente, ove dovuto.
Così deciso in Roma il 31 gennaio 2025, nella camera di con-