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Obbligo di motivazione: l’adesione alla CTU è lecita

Un ex sindaco di una società fallita si è visto negare il compenso per inadempimento ai suoi doveri di vigilanza. In Cassazione, ha contestato la decisione del giudice di merito, accusandolo di aver aderito acriticamente alla Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) senza un adeguato obbligo di motivazione. La Corte Suprema ha rigettato il ricorso, ribadendo che se il CTU ha già risposto alle osservazioni della parte, il giudice adempie al suo dovere motivazionale semplicemente facendo proprie le conclusioni dell’esperto, ritenendo implicitamente respinte le critiche contrarie.

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Obbligo di motivazione: quando il giudice può aderire alla CTU senza ulteriori spiegazioni?

L’obbligo di motivazione delle sentenze è un pilastro del nostro ordinamento giuridico, ma come si concilia con la complessità delle consulenze tecniche? Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione fa luce su un quesito cruciale: fino a che punto il giudice deve spiegare la propria adesione alla perizia di un esperto, specialmente quando la parte soccombente ha sollevato critiche puntuali? La pronuncia analizza il caso di un sindaco di una società, il cui compenso è stato negato a causa di presunte inadempienze, offrendo spunti fondamentali sul rapporto tra decisione giudiziale e valutazione tecnica.

I Fatti del Caso: Compenso Negato e Inadempimento Contestato

Un professionista, ex sindaco effettivo di una società poi dichiarata fallita, presentava domanda di ammissione al passivo per un credito di oltre 19.000 euro a titolo di compenso per l’attività svolta. La curatela fallimentare si opponeva, sollevando un’eccezione di inadempimento: sosteneva che il collegio sindacale non avesse adempiuto correttamente al proprio dovere di vigilanza. In particolare, veniva contestata l’omessa segnalazione di gravi perdite che, già nel 2012, avevano portato il patrimonio netto a un valore negativo di oltre 750.000 euro, imponendo una riduzione del capitale sociale. Tale omissione, secondo la curatela, si era protratta anche negli anni successivi, aggravando la situazione della società. Il Tribunale accoglieva l’eccezione della curatela, rigettando la domanda del professionista.

Il Ricorso in Cassazione: Violazione dell’Obbligo di Motivazione

Il professionista ha impugnato la decisione del Tribunale dinanzi alla Corte di Cassazione. Il motivo centrale del ricorso era la presunta violazione dell’obbligo di motivazione. Secondo il ricorrente, il giudice di merito si era limitato a ‘validare in blocco’ le conclusioni della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), senza fornire una motivazione autonoma e senza considerare adeguatamente le critiche specifiche e circostanziate mosse dal proprio consulente di parte (CTP). In pratica, si accusava il giudice di non aver spiegato perché le conclusioni del CTU fossero attendibili e perché, di contro, le osservazioni del CTP non fossero meritevoli di accoglimento.

La Decisione della Cassazione e il Principio di Diritto

La Corte di Cassazione ha dichiarato il motivo infondato, rigettando il ricorso. Nel farlo, ha colto l’occasione per ribadire un orientamento giurisprudenziale consolidato e di grande importanza pratica.

L’Obbligo di Motivazione quando la CTU Replica alle Critiche

Il cuore della decisione risiede nel seguente principio: il giudice di merito adempie al suo obbligo di motivazione quando aderisce alle conclusioni del consulente tecnico d’ufficio che, nella sua relazione, abbia già tenuto conto dei rilievi critici del consulente di parte, replicando ad essi.

In una situazione del genere, il giudice non è tenuto a soffermarsi analiticamente su ogni singola controdeduzione della parte. Le critiche di quest’ultima, sebbene non espressamente confutate punto per punto dal giudice, devono considerarsi implicitamente disattese, in quanto incompatibili con le conclusioni peritali che il giudice ha deciso di fare proprie.

La Corte chiarisce che le critiche di parte, che mirano a un riesame degli elementi già vagliati dal CTU, si risolvono in mere argomentazioni difensive e non innescano un vizio di motivazione della sentenza.

Il Ruolo Discrezionale del Giudice

La Cassazione ha inoltre ricordato che la richiesta di rinnovare una CTU rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Quest’ultimo non è tenuto a disporre una nuova perizia, anche di fronte a una richiesta esplicita di parte, e non è neppure obbligato a motivare espressamente il suo diniego.

le motivazioni

Nel caso specifico, è emerso che il CTU aveva effettivamente replicato alle osservazioni del consulente del professionista. Pertanto, il Tribunale, nell’aderire alla relazione del CTU, ha implicitamente ma legittimamente ritenuto superate le critiche sollevate, esaurendo così il proprio obbligo motivazionale. La Corte ha specificato di non poter entrare nel merito delle critiche tecniche mosse dal ricorrente alle repliche del CTU, essendo il suo un giudizio di legittimità e non di fatto.

le conclusioni

Questa ordinanza conferma un principio fondamentale per la gestione del processo: la motivazione ‘per relationem’, ovvero tramite il rinvio alle conclusioni del CTU, è pienamente legittima a condizione che l’esperto abbia dialogato con le parti, prendendo in esame le loro osservazioni. Per le parti in causa, ciò significa che non è sufficiente criticare la CTU; è necessario dimostrare che il CTU non abbia adeguatamente considerato o risposto a tali critiche. Per i giudici, rappresenta una conferma della possibilità di snellire la motivazione, affidandosi al lavoro completo e approfondito del proprio ausiliario, senza che ciò costituisca una violazione dei diritti della difesa.

Quando un giudice adempie al suo obbligo di motivazione se si limita a condividere le conclusioni di una CTU?
Il giudice adempie a tale obbligo quando la relazione del consulente tecnico d’ufficio (CTU) ha già esaminato e risposto alle critiche e ai rilievi formulati dal consulente tecnico di parte. In questo caso, l’adesione del giudice alla CTU è sufficiente.

Se il giudice accoglie la CTU, le critiche della parte vengono ignorate?
No, le critiche della parte si considerano implicitamente respinte. Poiché sono incompatibili con le conclusioni del CTU fatte proprie dal giudice, la loro reiezione è una conseguenza logica della decisione, anche se non esplicitata punto per punto nella sentenza.

Il giudice è obbligato a ordinare una nuova CTU se una parte ne fa richiesta?
No, la decisione di rinnovare un’indagine tecnica rientra tra i poteri discrezionali del giudice di merito. Egli non è tenuto a disporla, né a fornire una specifica motivazione sul perché rigetta tale richiesta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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