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Obbligo contributivo: reddito da più società

La Corte di Cassazione ha stabilito che un imprenditore iscritto alla Gestione Commercianti INPS deve versare i contributi sulla totalità dei redditi d’impresa percepiti, inclusi quelli derivanti da società di persone in cui non svolge attività lavorativa diretta. Una volta accertato l’obbligo contributivo per l’attività prevalente, la base imponibile si estende a tutti i redditi d’impresa per il principio di trasparenza fiscale delle società di persone, respingendo il ricorso dell’imprenditore.

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Obbligo Contributivo INPS: Paghi Anche sui Redditi delle Società in cui Non Lavori?

Un imprenditore con partecipazioni in più società si trova spesso di fronte a un dilemma: su quali redditi deve calcolare i contributi da versare all’INPS? La questione si complica se in alcune di queste società il suo ruolo è puramente passivo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale riguardo l’obbligo contributivo per gli iscritti alla Gestione Commercianti, stabilendo che, una volta attivata la posizione previdenziale, la base di calcolo si estende a tutti i redditi d’impresa derivanti da società di persone.

I Fatti del Caso

Un imprenditore, socio d’opera in una società in accomandita semplice (s.a.s.) e per questo iscritto alla Gestione Commercianti dell’INPS, era anche socio di altre due società immobiliari la cui attività si limitava alla locazione di proprietà. L’ente previdenziale gli ha richiesto il pagamento dei contributi non solo sul reddito derivante dalla s.a.s. in cui lavorava attivamente, ma sull’intera totalità dei suoi redditi d’impresa, includendo quindi anche quelli provenienti dalle società immobiliari.

L’imprenditore ha contestato questa pretesa, sostenendo che l’obbligo di versare i contributi dovesse essere limitato al reddito prodotto dall’attività che aveva effettivamente dato origine all’iscrizione previdenziale. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione all’ente, confermando che la base imponibile dovesse comprendere tutti i redditi d’impresa. L’imprenditore ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

L’Obbligo Contributivo e la Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. Il principio chiave affermato dai giudici è che, una volta stabilita la sussistenza dei requisiti per l’iscrizione a una gestione previdenziale autonoma (come quella dei commercianti), l’obbligo contributivo si calcola sulla “totalità dei redditi d’impresa” denunciati ai fini IRPEF per l’anno di riferimento.

Questo significa che non rileva il fatto che parte di questi redditi provenga da società in cui il socio non presta alcuna attività lavorativa personale, abituale e prevalente. Ciò che conta è la natura del reddito: se fiscalmente è qualificato come “reddito d’impresa”, rientra nella base imponibile contributiva.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione della Corte si fonda su un’interpretazione sistematica della normativa previdenziale e fiscale. Ecco i punti salienti del ragionamento:

1. Principio di Onnicomprensività: La normativa di riferimento (in particolare l’art. 3-bis del D.L. n. 384/1992) stabilisce che i contributi sono rapportati alla “totalità dei redditi d’impresa denunciati ai fini IRPEF”. Questa formulazione ampia supera le precedenti distinzioni e mira a creare una base imponibile unica e complessiva.

2. La Natura del Reddito nelle Società di Persone: Per le società di persone (come s.n.c. e s.a.s.), vige il principio della “trasparenza fiscale”. Secondo questo principio, tutti i redditi prodotti dalla società, indipendentemente dalla loro fonte, sono considerati redditi d’impresa e vengono imputati direttamente ai soci. Di conseguenza, anche il reddito derivante dalla mera locazione di immobili, se prodotto da una società di persone, diventa reddito d’impresa per il socio e come tale concorre alla base imponibile contributiva.

3. Distinzione con le Società di Capitali: La Corte sottolinea la differenza fondamentale con i redditi percepiti da società di capitali (come S.p.A. o S.r.l.). In quel caso, gli utili distribuiti ai soci sono considerati “redditi di capitale” e non rientrano nella base imponibile per i contributi INPS, a meno che il socio non sia anche un amministratore lavoratore. Per le società di persone, invece, questa distinzione non si applica.

In sostanza, l’iscrizione alla Gestione Commercianti è il “grilletto” che attiva l’obbligo, ma una volta attivato, l’importo da versare si calcola su una base ampia che include tutti i redditi che la legge fiscale qualifica come d’impresa.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per gli Imprenditori

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica per chiunque abbia partecipazioni in più società di persone. La lezione è chiara: se si svolge un’attività lavorativa abituale e prevalente anche in una sola società che comporta l’iscrizione alla Gestione Artigiani o Commercianti, l’obbligo contributivo si estenderà a tutti i redditi d’impresa percepiti nell’anno, inclusi quelli generati da altre società di persone in cui si riveste il ruolo di socio “silente” o di mero capitale. È quindi fondamentale, in fase di pianificazione fiscale e societaria, tenere conto di questa visione onnicomprensiva della base imponibile previdenziale per evitare spiacevoli sorprese.

Un socio lavoratore deve versare i contributi INPS anche sui redditi percepiti da altre società di persone in cui non svolge attività lavorativa?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, una volta che sussistono i requisiti per l’iscrizione a una gestione previdenziale (come la Gestione Commercianti) a causa dell’attività svolta in almeno una società, l’obbligo contributivo si calcola sulla totalità dei redditi d’impresa percepiti, compresi quelli derivanti da altre società di persone in cui il socio non lavora.

Qual è la base di calcolo per l’obbligo contributivo di un commerciante iscritto alla Gestione INPS?
La base di calcolo è costituita dalla totalità dei redditi d’impresa denunciati dal contribuente ai fini IRPEF nell’anno di riferimento. Questo include non solo il reddito dell’attività principale ma anche tutti gli altri redditi qualificati come d’impresa, come quelli derivanti dalla partecipazione in altre società di persone.

Il reddito derivante dalla mera locazione di immobili da parte di una società di persone concorre a formare la base imponibile contributiva del socio?
Sì. Per il principio di trasparenza fiscale, anche i redditi derivanti da attività di mera locazione immobiliare, se conseguiti da una società di persone, sono qualificati come redditi d’impresa in capo ai soci. Pertanto, se un socio è iscritto a una gestione previdenziale autonoma, anche questi redditi concorrono a formare la base imponibile su cui calcolare i contributi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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