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Obbligo assunzionale: la garanzia dei giorni lavorativi

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 34290/2024, ha stabilito che l’obbligo assunzionale derivante da un contratto collettivo regionale impone al datore di lavoro pubblico non solo di garantire un numero minimo di giornate lavorative, ma anche di attivarsi per reperire la necessaria copertura finanziaria. La semplice allegazione della mancanza di fondi non è sufficiente a esonerare l’ente dalla propria responsabilità contrattuale.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Obbligo Assunzionale: La Cassazione Conferma il Dovere del Datore di Garantire i Giorni di Lavoro

La recente ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, getta luce su un tema cruciale per i lavoratori a tempo determinato nel settore pubblico: l’obbligo assunzionale previsto dalla contrattazione collettiva. Quando un accordo garantisce un numero minimo di giornate lavorative, il datore di lavoro può sottrarsi a tale impegno adducendo la mancanza di fondi? La risposta della Suprema Corte è netta e rafforza le tutele per i dipendenti.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Lavoratore

Un lavoratore a tempo determinato, impiegato presso un ente pubblico locale, si era visto negare il numero di giornate lavorative che riteneva gli spettassero sulla base del Contratto Integrativo Regionale di Lavoro (CIRL). Quest’ultimo prevedeva la garanzia di un numero di giornate lavorative non inferiore a quelle dell’anno precedente, fino a un massimo di 156. Di fronte al mancato rispetto di questa clausola, il lavoratore aveva agito in giudizio per ottenere il risarcimento del danno.

La Difesa del Datore di Lavoro e l’Obbligo Assunzionale

L’ente datore di lavoro si era difeso sostenendo che la mancata chiamata del lavoratore per tutte le giornate previste era dovuta all’indisponibilità di copertura finanziaria, la cui erogazione dipendeva dalla Regione. In sostanza, l’ente riteneva di non avere colpe, attribuendo la responsabilità a un fattore esterno e non controllabile. Tuttavia, sia in primo grado che in appello, i giudici avevano dato ragione al lavoratore, interpretando la norma del CIRL come un vero e proprio obbligo assunzionale incondizionato, che non poteva essere eluso con la semplice allegazione di difficoltà economiche.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’ente, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno chiarito che l’interpretazione di un contratto collettivo territoriale (come il CIRL) spetta al giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità, a meno che non sia palesemente illogica o errata, cosa che in questo caso non è stata riscontrata.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione centrale della decisione risiede nella natura dell’obbligazione assunta dal datore di lavoro attraverso il CIRL. La Corte ha stabilito che la previsione di un numero minimo di giornate lavorative non è una mera dichiarazione di intenti, ma un obbligo giuridico preciso. Tale obbligo non si esaurisce nella semplice chiamata del lavoratore, ma include anche doveri accessori, primo fra tutti quello di attivarsi per reperire le risorse finanziarie necessarie a garantirne l’adempimento.

Secondo la Cassazione, non è sufficiente per l’ente pubblico affermare la mancanza di fondi. Per liberarsi dalla propria responsabilità, avrebbe dovuto dimostrare di aver fatto tutto il possibile per ottenere i finanziamenti (ad esempio, richiedendoli formalmente agli enti competenti) o di trovarsi di fronte a un’impossibilità oggettiva e assoluta di reperire tali risorse. In assenza di tale prova, l’inadempimento resta a carico del datore di lavoro.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. Anzitutto, consolida la forza vincolante della contrattazione collettiva decentrata, che può integrare e migliorare le tutele previste a livello nazionale. In secondo luogo, chiarisce che l’obbligo assunzionale non è un guscio vuoto: i datori di lavoro, specialmente nel settore pubblico, non possono assumere un atteggiamento passivo di fronte alla carenza di fondi. Devono dimostrare un comportamento proattivo e diligente nel cercare di onorare gli impegni presi. Per i lavoratori, ciò significa una maggiore certezza del diritto e la possibilità di vedere tutelate le proprie aspettative occupazionali, anche in contesti di lavoro precario.

Un datore di lavoro pubblico può giustificare il mancato rispetto di un obbligo assunzionale con la mancanza di fondi?
No. Secondo la Cassazione, la semplice allegazione della mancanza di disponibilità economica non è sufficiente. Il datore di lavoro ha l’obbligo di attivarsi per reperire le risorse necessarie e deve provare di aver fatto tutto il possibile o che il reperimento era oggettivamente impossibile.

Qual è il valore legale di un contratto collettivo regionale (CIRL)?
Un contratto collettivo regionale ha piena efficacia vincolante tra le parti che lo hanno sottoscritto. Può specificare e integrare le previsioni del contratto nazionale, introducendo tutele aggiuntive per i lavoratori, come la garanzia di un numero minimo di giornate lavorative.

In caso di accoglimento solo parziale della domanda, le spese legali vengono sempre compensate?
No. La decisione sulla compensazione delle spese legali, sia in caso di soccombenza reciproca che di accoglimento parziale, è una facoltà discrezionale del giudice di merito. La Corte di Cassazione non può rivedere tale decisione, a meno che non sia del tutto immotivata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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