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Obblighi informativi mediatore: Cassazione chiarisce

Un acquirente cita in giudizio un’agenzia immobiliare per la mancata comunicazione di vizi relativi a una cantina. La Corte di Cassazione respinge il ricorso, confermando le sentenze precedenti. La Corte stabilisce che l’agente immobiliare aveva informato l’acquirente delle cause a lui note (una finestra difettosa) e non era tenuto a svolgere indagini tecniche approfondite. La decisione ribadisce i limiti degli obblighi informativi del mediatore, circoscrivendoli alle informazioni note o ragionevolmente conoscibili con la diligenza professionale.

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Obblighi Informativi del Mediatore: Limiti e Responsabilità Secondo la Cassazione

L’acquisto di un immobile è un passo fondamentale, e la figura del mediatore immobiliare è cruciale per il buon esito dell’operazione. Tuttavia, sorgono spesso dubbi sui confini della sua responsabilità. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione fa luce proprio sugli obblighi informativi del mediatore, delineando quando può essere ritenuto responsabile e quando, invece, la sua diligenza è considerata sufficiente. Analizziamo questa importante decisione per capire le implicazioni pratiche per acquirenti e professionisti del settore.

I Fatti del Caso: Una Cantina Umida e la Richiesta di Risoluzione

La vicenda ha origine dalla compravendita di un immobile. Dopo l’acquisto, il nuovo proprietario scopriva la presenza di acqua sul pavimento della cantina. Ritenendo che il mediatore avesse taciuto informazioni essenziali sui vizi dell’immobile, l’acquirente decideva di agire in giudizio. La sua richiesta era drastica: la risoluzione del contratto di mediazione e la restituzione della provvigione versata.

L’acquirente sosteneva che il problema non fosse una banale infiltrazione da una finestra, come asserito dall’agenzia, ma un difetto più grave legato all’impianto fognario condominiale, di cui, a suo dire, il mediatore doveva essere a conoscenza.

La Posizione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano respinto le richieste dell’acquirente. Secondo i giudici, l’agenzia immobiliare non aveva violato i propri doveri. Le sentenze si basavano principalmente sulle dichiarazioni di due testimoni, i quali avevano confermato che i compratori erano stati informati della presenza di acqua e che questa era stata attribuita a una chiusura imperfetta di una finestra. Inoltre, non era emersa alcuna prova che l’amministratore di condominio avesse mai comunicato all’agenzia la necessità di interventi straordinari all’impianto fognario. Di conseguenza, il mediatore non poteva essere a conoscenza di cause dei difetti diverse da quelle comunicate.

Gli obblighi informativi mediatore secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione della Corte d’Appello. La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudice di legittimità non può riesaminare i fatti o la credibilità delle prove. Questo compito spetta esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

Il Divieto di Rivalutazione delle Prove

Il ricorrente lamentava un’errata valutazione delle prove, ma la Cassazione ha chiarito che il suo ruolo non è quello di offrire una lettura alternativa dei fatti. Il giudizio sulla credibilità dei testimoni e sulla prevalenza di alcune prove rispetto ad altre è espressione del “libero apprezzamento del giudice” di merito, insindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logicamente coerente.

Travisamento della Prova vs. Errata Valutazione

La Corte ha inoltre precisato la differenza tra “travisamento della prova” e semplice errata valutazione. Il travisamento, che può giustificare la revocazione di una sentenza, si verifica solo quando il giudice commette una svista palese (ad esempio, legge “sì” in un documento dove c’è scritto “no”). Nel caso di specie, invece, il ricorrente contestava l’interpretazione e il peso dato alle prove, attività che rientra pienamente nella discrezionalità del giudice di merito.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha respinto il ricorso perché basato su un presupposto di fatto che i giudici di merito avevano già escluso: la conoscenza da parte del mediatore della necessità di interventi sull’impianto fognario. Poiché questa conoscenza non è stata provata, viene meno il fondamento dell’accusa di violazione del dovere di diligenza professionale.

Il mediatore, secondo la ricostruzione accolta nei precedenti gradi di giudizio, aveva adempiuto ai suoi obblighi informando l’acquirente delle problematiche a sua conoscenza, ovvero la presenza di acqua dovuta alla finestra. Non si può pretendere che il mediatore svolga indagini tecniche complesse, simili a una perizia, per scoprire vizi occulti di cui non sia stato informato.

Conclusioni: Quali Implicazioni per Acquirenti e Mediatori?

La sentenza consolida un orientamento importante: la responsabilità del mediatore per mancata informazione è legata al criterio della diligenza professionale media. Questo significa che:
1. Il Mediatore deve informare: Ha l’obbligo di comunicare tutte le circostanze rilevanti di cui è a conoscenza o che avrebbe potuto conoscere usando la normale diligenza professionale.
2. Non è un investigatore: Non è tenuto a svolgere indagini tecniche approfondite per verificare ogni aspetto dell’immobile, specialmente per vizi non facilmente riconoscibili.
3. L’onere della prova spetta all’acquirente: Chi accusa il mediatore di aver omesso informazioni deve dimostrare che il professionista era effettivamente a conoscenza del difetto taciuto.

Per gli acquirenti, questa decisione sottolinea l’importanza di effettuare in prima persona tutte le verifiche necessarie sull’immobile, avvalendosi, se necessario, di tecnici di fiducia (geometri, architetti) prima di procedere all’acquisto.

Quando un mediatore immobiliare non è responsabile per i difetti dell’immobile?
Secondo la decisione, il mediatore non è responsabile se ha informato l’acquirente dei problemi di cui è a conoscenza o che poteva ragionevolmente scoprire con la normale diligenza professionale. Non è tenuto a condurre indagini tecniche specialistiche per individuare vizi occulti che non gli sono stati comunicati.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle testimonianze fatta da un giudice di merito?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che non può riesaminare nel merito le prove, come le testimonianze. La valutazione della credibilità dei testi è un compito esclusivo dei giudici di primo e secondo grado e non può essere oggetto di una nuova valutazione in sede di legittimità.

Cosa significa “travisamento della prova” secondo la Corte?
Il travisamento della prova si verifica quando il giudice commette una svista materiale nella lettura di un atto processuale, percependo un’informazione del tutto diversa da quella reale. Non si tratta di una semplice errata interpretazione o valutazione del significato della prova, ma di un errore di percezione che altera il fatto storico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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