LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Obblighi informativi intermediario: la firma non basta

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo agli obblighi informativi di un intermediario finanziario. Alcuni risparmiatori avevano citato in giudizio l’intermediario per la violazione di tali doveri in relazione a investimenti ad alto rischio. La Corte ha confermato un orientamento consolidato: la firma del cliente su un modulo che attesta di aver ricevuto le informazioni sull’inadeguatezza dell’operazione crea una presunzione di adempimento da parte dell’intermediario. Tuttavia, questa presunzione non è assoluta. Il cliente può superarla, ma deve specificare in modo puntuale quali informazioni sono state omesse. Poiché nel caso di specie i ricorrenti si erano limitati a contestazioni generiche, il loro ricorso è stato respinto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Obblighi informativi intermediario: la firma sul modulo non è una liberatoria assoluta

La questione degli obblighi informativi dell’intermediario finanziario è da sempre al centro di un acceso dibattito giurisprudenziale. Cosa succede quando un cliente firma un documento in cui dichiara di essere stato avvisato che l’investimento è inadeguato al suo profilo di rischio? Questa firma è sufficiente a esonerare l’operatore da ogni responsabilità? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata sul tema, fornendo chiarimenti cruciali sulla ripartizione dell’onere della prova tra cliente e intermediario.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di alcuni risparmiatori di dichiarare la risoluzione di due contratti di investimento, stipulati nel 2004 con una nota società di intermediazione finanziaria. I clienti chiedevano la restituzione del capitale investito, pari a 100.000 euro, oltre al risarcimento dei danni, lamentando una violazione degli obblighi informativi da parte dell’intermediario.

Il Tribunale di primo grado aveva accolto la domanda, condannando la società a restituire la somma. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, la sottoscrizione da parte dei clienti di una clausola specifica, contenuta nel modulo d’ordine, che segnalava l’inadeguatezza dell’operazione, era sufficiente a far presumere l’avvenuto assolvimento degli obblighi informativi. La Corte d’Appello riteneva, inoltre, che i clienti non avessero specificato quali informazioni sarebbero state omesse, rendendo la loro contestazione troppo generica.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’analisi degli obblighi informativi dell’intermediario

I risparmiatori hanno quindi proposto ricorso in Cassazione, affidandosi a cinque motivi. La Corte ha dichiarato inammissibili o infondati tutti i motivi, confermando la decisione della Corte d’Appello, ma offrendo importanti precisazioni di diritto.

Il punto centrale della controversia riguardava il terzo motivo di ricorso, incentrato sulla violazione degli obblighi informativi dell’intermediario. I ricorrenti sostenevano che la semplice firma su un modulo prestampato non potesse costituire prova dell’effettivo adempimento dei doveri informativi, specialmente nei confronti di investitori non esperti. La Cassazione, tuttavia, ha rigettato questa tesi, allineandosi a un orientamento ormai consolidato.

La ripartizione dell’onere della prova

La Corte ha chiarito la dinamica probatoria in queste fattispecie. La sottoscrizione da parte del cliente di un ordine di acquisto che contiene un’espressa avvertenza sulla rischiosità e inadeguatezza dell’investimento fa scattare una presunzione: si presume che l’intermediario abbia assolto al suo dovere informativo.

Questa presunzione, però, non è assoluta. Il cliente può superarla, ma per farlo non è sufficiente una contestazione generica. Egli ha l’onere di allegare in modo specifico quali informazioni rilevanti non gli sarebbero state fornite. Solo a fronte di una contestazione così precisa, l’onere della prova torna in capo all’intermediario, che dovrà dimostrare di aver effettivamente fornito quelle specifiche informazioni.

Le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla necessità di bilanciare la tutela del risparmiatore con i principi di specificità e chiarezza degli atti processuali. I giudici hanno osservato che la Corte d’Appello aveva correttamente applicato la giurisprudenza di legittimità. Il percorso argomentativo era chiaro:

1. La firma sull’avviso di inadeguatezza crea una presunzione a favore dell’intermediario.
2. Tale presunzione poteva essere superata da una specifica allegazione del cliente circa le informazioni omesse.
3. Nel caso di specie, i ricorrenti “non avevano affatto allegato quali specifiche informazioni sarebbero state omesse”.

Di conseguenza, la loro contestazione, essendo meramente generica, non era idonea a superare la presunzione e a far ricadere nuovamente l’onere della prova sull’intermediario. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili gli altri motivi di ricorso per ragioni procedurali, come la carenza di specificità e la proposizione di questioni nuove non dibattute nei precedenti gradi di giudizio.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio in materia di contenzioso bancario e finanziario. La firma del cliente non è un “foglio in bianco” che libera l’intermediario da ogni responsabilità, ma assume un peso probatorio rilevante. Essa inverte, di fatto, l’onere della prova: non è più l’intermediario a dover dimostrare di aver informato, ma è il cliente a dover provare, con allegazioni precise e circostanziate, cosa non gli è stato detto. Questa decisione sottolinea l’importanza per i risparmiatori di essere estremamente specifici nelle loro contestazioni e per gli intermediari di mantenere una documentazione accurata e completa del processo informativo fornito alla clientela.

La firma di un cliente su un modulo che avverte dell’inadeguatezza di un investimento esonera l’intermediario da ogni responsabilità?
No. La firma non costituisce una liberatoria assoluta, ma crea una presunzione legale che l’intermediario abbia adempiuto ai suoi obblighi informativi. Questa presunzione, tuttavia, può essere superata dal cliente.

Cosa deve fare il cliente per dimostrare che l’intermediario non ha fornito informazioni adeguate, nonostante la firma?
Il cliente deve contestare in modo specifico e puntuale quali informazioni rilevanti sono state omesse. Secondo la Corte, una contestazione generica sulla violazione degli obblighi informativi non è sufficiente per superare la presunzione derivante dalla firma.

Un soggetto che interviene in un processo di primo grado e la cui domanda viene dichiarata inammissibile, può essere condannato a pagare le spese legali?
Sì. La Corte ha stabilito che anche l’interventore la cui domanda viene dichiarata inammissibile acquisisce la qualità di parte processuale. Di conseguenza, in applicazione del principio della soccombenza, se la parte che appoggiava viene sconfitta nei gradi successivi, anche l’interventore può essere condannato a rifondere le spese legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati