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Obblighi informativi intermediario: la Cassazione decide

Un investitore ha ottenuto la risoluzione di un ordine di acquisto per violazione degli obblighi informativi dell’intermediario. La Cassazione ha confermato che la sola consegna del prospetto non basta, ribadendo la centralità di una corretta informazione per la validità dell’investimento.

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Obblighi informativi intermediario: non basta consegnare il prospetto

L’adempimento degli obblighi informativi dell’intermediario finanziario rappresenta un pilastro fondamentale per la tutela dell’investitore. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce con forza questo principio, chiarendo che la mera consegna della documentazione informativa non è sufficiente a esonerare l’intermediario dalle proprie responsabilità. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni a cui sono giunti i giudici.

I Fatti del Caso

Un investitore si rivolgeva a una nota società di intermediazione finanziaria per l’acquisto di quote di un fondo di investimento. Successivamente, lamentando di aver subito una perdita totale del capitale, citava in giudizio l’intermediario. Le accuse erano precise: mancata consegna del documento sui rischi generali, assenza di informazioni significative, inadeguatezza dell’operazione rispetto al suo profilo di rischio e mancata illustrazione delle caratteristiche specifiche del prodotto.

Mentre il Tribunale di primo grado respingeva le domande dell’investitore, la Corte d’Appello ribaltava la decisione. I giudici di secondo grado ritenevano che l’intermediario non avesse assolto ai suoi doveri, dichiaravano la risoluzione dell’ordine di acquisto e condannavano la società al risarcimento del danno, pari alla perdita subita.

La società intermediaria, non accettando la condanna, proponeva ricorso per Cassazione, contestando la decisione su tre punti principali.

La Decisione della Corte di Cassazione e gli obblighi informativi dell’intermediario

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’intermediario, confermando integralmente la sentenza d’appello. Le motivazioni della Corte offrono chiarimenti cruciali sulla portata e la natura degli obblighi informativi dell’intermediario.

Risoluzione dei Singoli Ordini di Acquisto

L’intermediario sosteneva che l’eventuale inadempimento potesse giustificare al massimo la risoluzione del contratto-quadro generale, ma non quella dei singoli ordini di acquisto. La Cassazione ha respinto questa tesi, affermando che la violazione degli obblighi informativi può legittimare la risoluzione sia del contratto quadro sia dei singoli ordini. Questo perché tali obblighi costituiscono una “cinghia di trasmissione” essenziale tra la funzione generale di investimento e la specifica operazione, rappresentando la protezione sostanziale per l’investitore.

L’Insufficienza della Consegna del Prospetto Informativo

Il punto centrale del ricorso era l’affermazione dell’intermediario di aver adempiuto ai propri doveri consegnando il prospetto informativo e il regolamento del fondo. La Corte ha ritenuto questa difesa inammissibile. I giudici hanno sottolineato che la Corte d’Appello aveva correttamente valutato che l’intermediario non si era limitato a non consegnare documenti, ma aveva omesso di illustrare attivamente i profili di rischio e di comunicare tutte le ragioni per cui l’investimento era inadeguato. Una mera indicazione generica di “titolo a rischio” o di un “conflitto di interessi” non è sufficiente.

Il Nesso di Causalità tra Inadempimento e Danno

Infine, l’intermediario contestava la sussistenza del nesso di causalità tra la violazione informativa e il danno subito dal cliente. Anche su questo punto, la Cassazione ha dato torto alla società, confermando un principio consolidato: dall’inadempimento dell’obbligo informativo consegue, in via presuntiva, l’accertamento del nesso di causalità con il danno. In altre parole, si presume che se l’investitore fosse stato correttamente informato, non avrebbe concluso l’operazione rivelatasi poi dannosa.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione sul principio che gli obblighi informativi non sono un mero adempimento formale, ma un dovere sostanziale di diligenza, correttezza e trasparenza. L’intermediario non è un semplice esecutore di ordini, ma un professionista qualificato che deve guidare il cliente verso scelte consapevoli. La consegna di un prospetto, spesso complesso e di difficile comprensione per un non addetto ai lavori, non esaurisce questo dovere. È necessario un comportamento attivo, che si sostanzia nell’illustrare le caratteristiche del prodotto, spiegarne i rischi specifici e motivare adeguatamente le ragioni di un’eventuale inadeguatezza rispetto al profilo del cliente. La valutazione del giudice di merito, che aveva ritenuto insufficiente l’informativa fornita, è stata considerata un accertamento di fatto, incensurabile in sede di legittimità se, come in questo caso, adeguatamente motivato.

Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione rafforza la tutela degli investitori e invia un messaggio chiaro agli intermediari finanziari. La protezione del cliente passa attraverso un’informazione non solo fornita, ma effettivamente compresa. Non è sufficiente ‘mettere le carte in tavola’, ma è indispensabile assicurarsi che il giocatore meno esperto ne abbia compreso appieno il valore e le implicazioni. Per gli investitori, questa decisione conferma il diritto a ricevere un’assistenza chiara e completa, e la possibilità di agire per il risarcimento qualora questo dovere venga violato, con conseguenze dannose sul proprio patrimonio.

È possibile chiedere la risoluzione di un singolo ordine di acquisto per violazione degli obblighi informativi, o solo del contratto-quadro?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’inadempimento degli obblighi informativi può giustificare la risoluzione sia del contratto-quadro generale sia dei singoli ordini di investimento, poiché tali obblighi costituiscono il ponte fondamentale tra l’accordo generale e la specifica operazione.

La consegna del prospetto informativo è sufficiente per assolvere agli obblighi informativi dell’intermediario?
No, non è sufficiente. La Corte ha chiarito che l’intermediario ha un dovere attivo di illustrare i profili di rischio dell’operazione e comunicare tutte le specifiche ragioni per cui un investimento non è adeguato, ritenendo insufficiente la mera indicazione generica che si tratti di un ‘titolo a rischio’.

In caso di violazione degli obblighi informativi, chi deve provare il nesso tra la violazione e il danno subito dall’investitore?
La sentenza afferma che dall’inadempimento dell’obbligo informativo deriva in via presuntiva l’accertamento del nesso di causalità con il danno subito dall’investitore. Ciò significa che spetta all’intermediario, eventualmente, fornire la prova contraria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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