LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Obblighi informativi intermediario: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione conferma la condanna di un istituto di credito per non aver adempiuto ai propri obblighi informativi nei confronti di due investitori. La sentenza stabilisce che la violazione di tali doveri costituisce un inadempimento grave, tale da giustificare la risoluzione dei contratti di investimento, anche a fronte di un’elevata propensione al rischio dichiarata dal cliente. La Corte ha ritenuto inammissibili i motivi di ricorso della banca, ribadendo che l’onere di provare l’adeguatezza dell’investimento spetta sempre all’intermediario finanziario.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Obblighi informativi dell’intermediario: la Cassazione ribadisce la tutela dell’investitore

L’importanza degli obblighi informativi dell’intermediario finanziario è un pilastro fondamentale per la tutela del risparmiatore. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha rafforzato questo principio, stabilendo che la loro violazione costituisce un inadempimento di tale gravità da giustificare la risoluzione dei contratti, anche quando il cliente ha dichiarato un’elevata propensione al rischio. Analizziamo questa decisione per capire le sue profonde implicazioni pratiche per banche e investitori.

I Fatti di Causa: una lunga battaglia legale

La vicenda ha origine nel 2009, quando due investitori citano in giudizio un importante istituto di credito chiedendo di accertare la nullità o, in alternativa, la risoluzione di una serie di operazioni finanziarie ad alto rischio effettuate tra il 2007 e il 2008. Il Tribunale, in prima istanza, condanna la banca a risarcire una parte delle perdite subite dagli attori.

La controversia prosegue in appello e arriva per una prima volta in Cassazione. La Suprema Corte, in quella sede, cassa la sentenza d’appello e rinvia la causa a un nuovo esame, fornendo principi guida chiari: il giudice di merito avrebbe dovuto valutare se, con la richiesta di restituzione delle somme, gli investitori intendessero implicitamente chiedere la risoluzione non solo dei singoli ordini ma anche del contratto-quadro. Inoltre, la Corte sottolinea che non si può addebitare un concorso di colpa all’investitore se l’intermediario ha omesso i suoi doveri informativi.

La Corte d’appello, in sede di rinvio, si adegua e dichiara la risoluzione dei contratti relativi ai titoli più rischiosi per grave inadempimento della banca, condannandola a restituire le ingenti somme investite. La banca, secondo i giudici, non aveva adeguatamente valutato il profilo di rischio complessivo né informato i clienti sulla non semplice liquidità dei titoli e sull’eccessiva concentrazione dell’investimento. Contro questa decisione, l’istituto di credito propone un nuovo ricorso per cassazione.

La Decisione della Cassazione e gli obblighi informativi dell’intermediario

La Corte di Cassazione, con la decisione in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso della banca, confermando di fatto la sentenza d’appello. La Suprema Corte ha smontato uno per uno i sette motivi di ricorso presentati dall’istituto di credito, ribadendo la centralità e l’inderogabilità degli obblighi informativi dell’intermediario.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha ritenuto infondati tutti gli argomenti della banca. In particolare, ha chiarito che l’intermediario ha il dovere di fornire informazioni adeguate sia sull’operazione in sé, sia sulla sua adeguatezza rispetto al profilo di rischio del cliente. Questo obbligo non viene meno nemmeno se il cliente ha dichiarato un’esperienza finanziaria ‘alta’ e un’elevata propensione al rischio, o se si è rifiutato di fornire dettagli sulla propria situazione patrimoniale.

I giudici hanno sottolineato che la violazione degli obblighi informativi dell’intermediario è, di per sé, un inadempimento grave perché incide in maniera significativa sulle decisioni di investimento, lasciando il cliente in una condizione di ‘piena inconsapevolezza’. Non si tratta di un automatismo, ma del riconoscimento che un’informazione carente o omessa mina alla base il rapporto di fiducia e l’equilibrio contrattuale. La Corte ha affermato che la valutazione sulla scarsa gravità dell’inadempimento, effettuata dalla banca, era ‘insostenibile in diritto’, data l’essenzialità del dovere di informazione che grava sull’intermediario nei confronti di tutti gli investitori, senza distinzioni.

Inoltre, la Corte ha respinto i tentativi della banca di contestare il proprio ruolo e di addossare agli investitori l’onere di provare la non liquidità dei titoli. È stato ribadito un principio consolidato: spetta all’intermediario dimostrare di aver assolto a tutti i suoi doveri, inclusa la prova dell’adeguatezza dell’investimento proposto. Tutti i motivi del ricorso, da quelli procedurali (come la presunta violazione del giudicato interno) a quelli di merito (sulla valutazione del rischio e della liquidità), sono stati giudicati inammissibili o infondati, poiché tendevano a un riesame dei fatti non consentito in sede di legittimità o si basavano su una lettura errata dei principi giuridici.

Le conclusioni

Questa ordinanza rappresenta un’importante conferma della linea di rigore a tutela dei risparmiatori. Le conclusioni che possiamo trarre sono chiare:

1. L’obbligo informativo è primario: L’intermediario non può limitarsi a ‘eseguire gli ordini’. Deve sempre valutare l’adeguatezza dell’operazione e informare il cliente in modo completo e trasparente, anche dissuadendolo se necessario.
2. La propensione al rischio non è una scusante: Una dichiarata elevata propensione al rischio non autorizza l’intermediario a proporre qualsiasi tipo di investimento senza le dovute cautele informative. La valutazione di adeguatezza deve essere concreta e specifica per ogni operazione.
3. La violazione informativa è un inadempimento grave: La mancata o inadeguata informazione è considerata una violazione essenziale del contratto, sufficiente a provocarne la risoluzione con le conseguenti restituzioni.

In definitiva, la sentenza rafforza la posizione dell’investitore, chiarendo che la trasparenza e la diligenza non sono formalità, ma l’essenza stessa del servizio di intermediazione finanziaria.

La dichiarazione di un’elevata propensione al rischio da parte dell’investitore esonera la banca dai suoi obblighi informativi?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che l’intermediario è comunque tenuto a fornire adeguate informazioni sia sulle singole operazioni sia sulla loro adeguatezza rispetto al profilo del cliente. La propensione al rischio dichiarata non elimina né attenua questo dovere fondamentale.

La violazione degli obblighi informativi è considerata un inadempimento grave da giustificare la risoluzione del contratto?
Sì. La sentenza afferma che la violazione degli obblighi informativi configura di per sé un inadempimento di notevole gravità, poiché incide in modo significativo sulle scelte dell’investitore, determinando una ‘piena inconsapevolezza’ dell’investimento e minando il rapporto fiduciario.

A chi spetta l’onere di provare l’adeguatezza di un investimento finanziario?
L’onere della prova spetta all’intermediario finanziario. È la banca che deve dimostrare di aver fornito tutte le informazioni necessarie e che l’operazione proposta era adeguata al profilo del cliente, e non viceversa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati