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Obblighi informativi banca: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione interviene su un caso di investimenti in obbligazioni estere ad alto rischio, precisando gli obblighi informativi dell’intermediario finanziario. La Corte ha stabilito che avvertimenti generici sul rischio non sono sufficienti. L’intermediario deve fornire informazioni specifiche e circostanziate sul prodotto, e l’esperienza del cliente non attenua tale dovere. Una volta accertato l’inadempimento informativo, il nesso causale con il danno è presunto, e spetta alla banca provare il contrario. La sentenza è stata cassata con rinvio alla Corte d’Appello.

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Obblighi Informativi della Banca: l’Esperienza del Cliente non Basta

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi sui precisi obblighi informativi che gravano sugli intermediari finanziari nei confronti dei loro clienti. La decisione chiarisce che l’esperienza e la propensione al rischio dell’investitore non esonerano la banca dal fornire informazioni specifiche, dettagliate e adeguate sulla natura e sui rischi del singolo prodotto finanziario. Questa pronuncia consolida un importante principio a tutela dei risparmiatori, anche di quelli più esperti.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria trae origine dall’acquisto, avvenuto nel 2000, di obbligazioni di uno Stato estero ad alto rendimento da parte di un investitore. A seguito del default di tali titoli nel dicembre 2001, che ne azzerò il valore, l’investitore citò in giudizio la banca intermediaria, lamentando la violazione degli obblighi informativi e chiedendo la restituzione delle somme e il risarcimento del danno.

Il percorso legale è stato lungo e complesso. Dopo una prima sconfitta in primo grado e in appello, l’investitore ricorreva in Cassazione. La Suprema Corte, in una precedente sentenza, aveva già cassato la decisione d’appello, stabilendo che il giudice di merito avrebbe dovuto verificare se la banca avesse fornito informazioni specifiche sul titolo negoziato e non solo avvisi generici. La causa veniva quindi rinviata alla Corte d’Appello, la quale, tuttavia, respingeva nuovamente la domanda dell’investitore. Contro quest’ultima decisione, gli eredi del risparmiatore, nel frattempo deceduto, hanno proposto un nuovo ricorso per cassazione.

La Decisione della Cassazione e gli Obblighi Informativi

La Suprema Corte ha accolto il ricorso degli eredi, cassando la sentenza della Corte d’Appello. Il punto centrale della decisione risiede nella corretta interpretazione degli obblighi informativi previsti dal Testo Unico della Finanza (T.U.F.) e dai relativi regolamenti Consob. I giudici di legittimità hanno ribadito con forza che l’informazione fornita dall’intermediario deve essere specifica e circostanziata, non potendosi ritenere sufficiente la consegna di documentazione generica sui rischi degli investimenti o avvisi vaghi.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha evidenziato come il giudice del rinvio non si sia attenuto ai principi di diritto enunciati nella precedente sentenza di cassazione. In particolare, sono stati censurati i seguenti aspetti:

* Specificità dell’Informazione: Un’avvertenza generica come la “difficile situazione politica del paese” emittente dei titoli è stata ritenuta del tutto inadeguata. L’intermediario ha il dovere di fornire un quadro informativo che metta in luce i rischi concreti e specifici del prodotto, come il pericolo di insolvenza dell’emittente e la potenziale perdita totale del capitale investito. L’informazione deve essere aggiornata al momento dell’operazione, facendo eventualmente ricorso anche ai dati delle agenzie di rating.

* Ruolo dell’Esperienza del Cliente: La Corte ha chiarito che la conoscenza dei mercati finanziari e la propensione al rischio del cliente non eliminano gli obblighi informativi della banca. Al contrario, li qualificano: l’intermediario deve orientare la selettività delle informazioni proprio in funzione dell’esperienza del cliente, fornendo dati specifici e non facilmente accessibili che gli consentano una decisione di investimento pienamente consapevole.

* Onere della Prova e Nesso Causale: La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia: spetta all’intermediario dimostrare di aver adempiuto correttamente e in modo specifico ai propri obblighi informativi. Una volta che l’investitore allega l’inadempimento, non deve provare altro. Se la banca non fornisce tale prova, si presume l’esistenza di un nesso di causalità tra la carenza informativa e il danno subito dal cliente. Sarà quindi l’intermediario a dover dimostrare, con una prova molto difficile, che il cliente avrebbe effettuato lo stesso investimento anche se fosse stato correttamente e pienamente informato di tutti i rischi.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Banche e Investitori

L’ordinanza in esame rafforza significativamente la posizione degli investitori. Per gli intermediari finanziari, emerge la necessità non solo di fornire un’informativa completa, ma anche di documentarla scrupolosamente, assicurandosi che sia specifica per ogni operazione e calibrata sul profilo del cliente. Per i risparmiatori, anche quelli che si ritengono esperti, questa decisione conferma il diritto a ricevere informazioni chiare, dettagliate e puntuali, essenziali per compiere scelte di investimento consapevoli. La presunzione del nesso causale, inoltre, agevola notevolmente la tutela giudiziaria in caso di inadempimento informativo da parte della banca.

L’esperienza di un investitore nel mercato finanziario riduce gli obblighi informativi della banca?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’esperienza del cliente non elimina gli obblighi informativi dell’intermediario, ma anzi li qualifica. Ciò significa che la banca deve fornire informazioni ancora più specifiche e mirate, non limitandosi a dati generici o facilmente accessibili, per consentire una decisione consapevole.

Un’avvertenza generica sul ‘rischio-paese’ è sufficiente per adempiere agli obblighi informativi?
No, non è sufficiente. La Corte ha stabilito che un’indicazione vaga, come la ‘difficile situazione politica del paese’, non soddisfa il dovere di informazione. L’intermediario deve fornire dati specifici sul rischio del prodotto finanziario, inclusa la potenziale insolvibilità dell’emittente e la possibilità di perdita totale del capitale.

A chi spetta provare il nesso di causalità tra la mancata informazione e il danno subito dall’investitore?
Una volta che l’inadempimento informativo della banca è stato accertato, il nesso di causalità con il danno è presunto. Spetta quindi all’intermediario (la banca) superare questa presunzione, dimostrando che l’investitore avrebbe comunque compiuto l’operazione anche se avesse ricevuto tutte le informazioni specifiche omesse.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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