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Obblighi del factor: la Cassazione sul dovere di agire

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di factoring, stabilendo che l’inerzia del factor nell’escutere una garanzia prestata da terzi costituisce una violazione degli obblighi di buona fede e correttezza. Questa condotta negligente, protratta per anni, ha causato un pregiudizio alla società cedente, portando all’estinzione della sua garanzia. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del factor, confermando la decisione della Corte d’Appello e sottolineando come gli obblighi del factor vadano oltre la mera attesa del pagamento, imponendo un comportamento attivo per preservare gli interessi di tutte le parti coinvolte.

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Obblighi del Factor: Inerzia e Violazione della Buona Fede

Nel complesso mondo dei contratti finanziari, i principi di buona fede e correttezza assumono un ruolo fondamentale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo esemplare gli obblighi del factor in un contratto di factoring, specificando che la sua condotta non può essere meramente passiva. L’inerzia di fronte a concrete possibilità di recupero del credito può costare caro, fino a estinguere la garanzia del cedente. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa: una Cessione di Credito e una Garanzia Inescuta

Una società industriale (la “Società Cedente”) aveva stipulato un contratto di factoring con un istituto di credito (il “Factor”), cedendogli un cospicuo credito derivante da un contratto di appalto con un’altra azienda (la “Debitore Ceduta”). A garanzia delle obbligazioni della Debitore Ceduta, la sua società controllante, un’entità di diritto spagnolo, aveva rilasciato una lettre de patronage in favore del Factor.

Quando la Debitore Ceduta ha manifestato difficoltà finanziarie, il Factor, anziché escutere tempestivamente la garanzia offerta dalla controllante spagnola, è rimasto inerte per quasi tre anni. Successivamente, a seguito del fallimento della Debitore Ceduta, il Factor ha richiesto alla Società Cedente e ai suoi fideiussori la restituzione delle somme anticipate in base alla natura pro solvendo della cessione.

Il Percorso Giudiziario: dal Tribunale alla Corte d’Appello

In primo grado, il Tribunale ha dato ragione al Factor, ritenendo che nessuna norma imponesse di escutere la garanzia estera prima di agire contro la Società Cedente. La Corte d’Appello, tuttavia, ha ribaltato completamente la decisione. I giudici di secondo grado hanno stabilito che l’inerzia del Factor costituiva una violazione degli obblighi di correttezza e buona fede (artt. 1175 e 1375 c.c.). Se il Factor avesse agito tempestivamente, avrebbe potuto soddisfare il proprio credito senza pregiudicare la Società Cedente. Di conseguenza, la Corte d’Appello ha dichiarato l’estinzione della garanzia della Società Cedente e dei suoi fideiussori, rigettando la richiesta di pagamento del Factor.

Gli Obblighi del Factor secondo la Cassazione

Il Factor ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando principalmente una motivazione apparente da parte della Corte d’Appello e una violazione delle norme sulla responsabilità contrattuale. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la sentenza di secondo grado con argomentazioni chiare e precise. La Cassazione ha sottolineato che il comportamento del Factor non poteva essere giustificato. L’istituto di credito aveva a disposizione una garanzia specifica e, invece di utilizzarla, aveva atteso passivamente per un lungo periodo, aggravando la posizione della Società Cedente. Questo comportamento omissivo ha violato il principio di solidarietà contrattuale, che impone a ciascuna parte di agire in modo da preservare gli interessi dell’altra.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto che la decisione della Corte d’Appello non fosse affetta da vizi logici o giuridici. L’iter argomentativo era chiaro: il Factor, rimanendo inerte per quasi tre anni (dal maggio 2009 all’aprile 2012) prima di aderire a un piano di risanamento poi fallito, ha tenuto una condotta negligente. Questa negligenza ha impedito alla Società Cedente di essere liberata dai suoi obblighi, causando un evidente pregiudizio. La Corte ha stabilito che la violazione dei doveri di buona fede e correttezza ha reso inesigibile la pretesa del Factor nei confronti del cedente, portando all’estinzione della garanzia di quest’ultimo ai sensi dell’art. 1267 c.c. La condotta del Factor ha, di fatto, vanificato la possibilità di un recupero del credito senza gravare sul cedente. Il ricorso è stato quindi rigettato, consolidando l’interpretazione della Corte d’Appello.

Le conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio cruciale: gli obblighi del factor non si esauriscono in un ruolo passivo di attesa. In base ai principi di correttezza e buona fede, il factor deve attivarsi per recuperare il credito utilizzando tutti gli strumenti a sua disposizione, specialmente se ciò può evitare un danno alla controparte contrattuale. L’inerzia colpevole e prolungata può essere sanzionata con la perdita del diritto di rivalersi sul cedente. Per le imprese che utilizzano il factoring, questa decisione rappresenta una tutela importante, mentre per gli istituti finanziari è un monito a gestire le posizioni creditorie con diligenza e proattività, nel rispetto degli interessi di tutti i soggetti coinvolti.

Un factor può rimanere inerte di fronte all’inadempimento del debitore ceduto se esiste una garanzia di terzi?
No. Secondo la sentenza, l’inerzia del factor per un periodo di tempo significativo, in presenza di una garanzia escutibile, costituisce una violazione degli obblighi di correttezza e buona fede che può pregiudicare il cedente.

Quali sono le conseguenze per il factor che non agisce con correttezza e buona fede?
La conseguenza principale è l’estinzione della garanzia dovuta dal cedente (nel caso di cessione pro solvendo). Il factor perde il diritto di richiedere al cedente la restituzione delle somme anticipate se la sua condotta negligente ha causato un danno a quest’ultimo.

La garanzia del cedente in una cessione pro solvendo è sempre dovuta in caso di insolvenza del debitore?
No, non sempre. Come dimostra questo caso, se l’insolvenza del debitore si combina con una condotta negligente e contraria a buona fede del factor (cessionario), che omette di avvalersi di altre garanzie disponibili, la garanzia del cedente può essere dichiarata estinta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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