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Obbligazioni future: la Cassazione e la garanzia

La Corte di Cassazione ha stabilito che una garanzia prestata per un’obbligazione condizionale, come quella che sorge in caso di inadempimento di un contratto d’appalto, non rientra nella categoria delle garanzie per obbligazioni future. Di conseguenza, non è nulla se non indica l’importo massimo garantito, come invece previsto dall’art. 1938 c.c. per le fideiussioni omnibus. Il caso riguardava una compagnia assicurativa che, dopo aver pagato una polizza a seguito dell’inadempimento di un’ATI, si era vista negare il regresso verso i coobbligati perché la relativa garanzia era stata ritenuta nulla in appello. La Suprema Corte ha cassato la decisione, chiarendo la distinzione fondamentale tra i due tipi di obbligazione.

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Garanzia per Obbligazioni Future: La Cassazione Chiarisce i Limiti dell’Art. 1938 c.c.

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un punto cruciale del diritto dei contratti: la distinzione tra garanzie per obbligazioni future e garanzie per obbligazioni condizionali. Questa differenza è fondamentale perché determina la validità stessa del contratto di garanzia, specialmente quando manca l’indicazione di un importo massimo garantito. La pronuncia offre spunti preziosi per assicurazioni, imprese edili e stazioni appaltanti.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un contratto di appalto per la costruzione di edilizia residenziale pubblica. Un Ente Appaltante aveva stipulato un contratto con un’Associazione Temporanea di Imprese (ATI). A garanzia del corretto adempimento, l’ATI aveva ottenuto una polizza fideiussoria a prima richiesta da una compagnia assicurativa.

A seguito di un grave inadempimento da parte dell’ATI, l’Ente Appaltante ha risolto il contratto e ha escusso la garanzia. La compagnia assicurativa ha pagato, come previsto dal contratto autonomo di garanzia. Successivamente, la stessa compagnia ha agito in regresso nei confronti di alcuni membri dell’ATI (coobbligati in forza di un’appendice alla polizza principale) per recuperare quanto versato.

La Decisione della Corte d’Appello

Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione alla compagnia assicurativa, ma la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione. I giudici di secondo grado hanno dichiarato nulla la garanzia prestata dai membri dell’ATI a favore della compagnia. La motivazione? Si trattava, a loro avviso, di una garanzia per obbligazioni future e, come tale, era priva dell’indicazione dell’importo massimo garantito, requisito di validità imposto dall’articolo 1938 del Codice Civile.

In pratica, la Corte d’Appello ha ritenuto che l’obbligo dei membri dell’ATI di rimborsare l’assicurazione non esistesse al momento della stipula della garanzia, ma sarebbe sorto solo in futuro, in caso di inadempimento e successivo pagamento da parte dell’assicuratore.

Le Motivazioni della Cassazione sulle obbligazioni future

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della compagnia assicurativa, cassando con rinvio la sentenza d’appello. Il ragionamento della Suprema Corte è stato netto e chiarificatore.

La Differenza tra Obbligazione Futura e Condizionale

Il punto centrale della decisione è la distinzione tra ‘obbligazione futura’ e ‘obbligazione condizionale’. L’articolo 1938 c.c., che impone l’indicazione di un importo massimo a pena di nullità, è stato introdotto per le cosiddette ‘fideiussioni omnibus’, ovvero quelle garanzie prestate per tutti i debiti, anche futuri, che un soggetto assumerà verso un altro (tipicamente una banca). Lo scopo è proteggere il garante da un’esposizione debitoria illimitata e indeterminabile.

Tuttavia, nel caso di specie, l’obbligazione dei membri dell’ATI non era ‘futura’ in quel senso. L’obbligo di rimborsare la compagnia assicurativa era, piuttosto, ‘condizionale’. Esso era cioè subordinato al verificarsi di una condizione precisa e già definita nel contratto: l’inadempimento dell’ATI nel contratto d’appalto principale e la conseguente escussione della polizza da parte dell’Ente Appaltante.

La Corte ha specificato che l’obbligazione garantita, sebbene dovesse sorgere solo al verificarsi di un evento futuro e incerto, era già pienamente determinata nel suo contenuto e nei suoi presupposti. Non si trattava di garantire debiti derivanti da operazioni non ancora definite, ma di coprire le conseguenze di un’obbligazione già esistente (quella derivante dal contratto d’appalto). Pertanto, non essendo una garanzia per obbligazioni future nel senso inteso dalla legge, non era soggetta al requisito dell’importo massimo garantito.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Cassazione riafferma un principio di diritto di grande importanza pratica. La nullità prevista dall’art. 1938 c.c. per la mancata indicazione dell’importo massimo si applica solo alle garanzie per obbligazioni genuinamente future e indeterminate al momento della stipula. Non si estende, invece, a quelle garanzie che coprono obbligazioni condizionali, il cui rapporto fondamentale è già esistente e definito. Questa precisazione garantisce maggiore stabilità e certezza ai contratti di garanzia, strumenti essenziali per la sicurezza delle transazioni commerciali, specialmente nel settore degli appalti pubblici.

Una garanzia per un’obbligazione che sorgerà solo in caso di inadempimento è una garanzia per ‘obbligazioni future’ ai sensi dell’art. 1938 c.c.?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che si tratta di un’obbligazione condizionale. L’obbligazione principale (derivante dal contratto d’appalto) esiste già, e la garanzia diventa efficace solo al verificarsi della condizione (l’inadempimento), rendendola un’obbligazione determinabile e non futura nel senso della norma.

Perché è importante la distinzione tra obbligazioni future e condizionali in un contratto di garanzia?
La distinzione è cruciale perché, secondo l’art. 1938 c.c., solo le garanzie per obbligazioni future sono nulle se non prevedono un importo massimo garantito. Questa regola non si applica, come chiarito dalla Corte, alle obbligazioni la cui efficacia è semplicemente subordinata a una condizione.

Può un giudice d’appello dichiarare la nullità di un contratto per un motivo non discusso in primo grado?
Sì, la nullità è generalmente rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado del processo. Tuttavia, nel caso specifico, la Cassazione ha osservato che la questione di nullità era stata comunque sollevata in appello da una delle parti, quindi il contraddittorio sul punto era stato garantito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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