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Nullità parziale fideiussione: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un garante. Nonostante la riconosciuta nullità parziale della fideiussione per clausole anticoncorrenziali (schema ABI), la conseguente domanda di decadenza del creditore non era stata tempestivamente proposta nelle fasi di merito, risultando una domanda nuova e quindi inammissibile.

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Nullità Parziale Fideiussione: La Cassazione Chiarisce i Limiti dell’Eccezione

La questione della nullità parziale fideiussione basata sullo schema ABI è da anni al centro di un acceso dibattito giurisprudenziale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 15165/2024, offre un’importante lezione, non tanto sulla sostanza della nullità, quanto sui limiti procedurali per far valere le sue conseguenze. Il caso dimostra come la vittoria su una questione di diritto sostanziale possa svanire a causa di una tardiva o errata impostazione processuale.

I Fatti del Caso: Dalla Coazione Morale alla Nullità ABI

La vicenda ha origine dall’opposizione di una garante a un decreto ingiuntivo emesso su richiesta di un istituto di credito. Inizialmente, la garante sosteneva di essere stata costretta a firmare le fideiussioni contro la sua volontà, a seguito di “coazione morale”.

Nel corso del giudizio di appello, la linea difensiva si è evoluta. La garante ha chiesto alla Corte d’Appello di dichiarare la nullità delle fideiussioni perché redatte su un modello uniforme (lo schema ABI del 2003), le cui clausole 2, 6 e 8 erano state giudicate frutto di intese anticoncorrenziali. La Corte d’Appello, pur riconoscendo la presenza di tali clausole e la loro illegittimità, ha respinto il gravame, ritenendo che la nullità delle singole clausole non potesse travolgere l’intero contratto.

La Questione Giuridica: Nullità Parziale Fideiussione e Decadenza

Il cuore del ricorso in Cassazione si è concentrato su una conseguenza specifica della nullità parziale fideiussione. La garante ha sostenuto che, una volta dichiarata la nullità della clausola che derogava all’art. 1957 del codice civile (la cosiddetta clausola di “solve et repete” e altre affini), la norma generale avrebbe dovuto riprendere vigore.

Secondo l’art. 1957 c.c., il creditore deve agire contro il debitore principale entro sei mesi dalla scadenza dell’obbligazione, pena la liberazione del fideiussore (decadenza). La tesi della ricorrente era semplice: poiché la clausola nulla aveva lo scopo di evitare questa decadenza, la sua eliminazione dal contratto doveva far rivivere il termine semestrale. Essendo tale termine trascorso infruttuosamente, il creditore avrebbe perso il diritto di agire nei suoi confronti.

La Decisione della Cassazione: Inammissibilità per Novità della Domanda

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ma per una ragione puramente processuale che si rivela decisiva. La Corte ha osservato che la questione della decadenza ex art. 1957 c.c. non era mai stata formalmente proposta come domanda o eccezione nelle fasi di merito del processo.

Le Motivazioni

I giudici hanno chiarito un principio fondamentale: una cosa è chiedere la declaratoria di nullità di una clausola, un’altra è chiedere che da tale nullità derivi una specifica conseguenza giuridica come la decadenza. La nullità, in questo contesto, è solo l’antecedente logico della decadenza. Quest’ultima, però, costituisce una domanda o un’eccezione autonoma che la parte interessata deve sollevare tempestivamente.

Secondo la Corte, la richiesta di far valere la decadenza era stata avanzata per la prima volta solo nella comparsa conclusionale, un atto che ha la sola funzione di illustrare domande ed eccezioni già ritualmente proposte, non di introdurne di nuove. Aver sollevato la questione in quella sede era, quindi, troppo tardi.

La Corte ha corretto la motivazione della Corte d’Appello, sottolineando che il punto non era se la nullità potesse estendersi o meno all’intero contratto, ma che la pretesa basata sulla decadenza non era mai stata validamente introdotta nel giudizio. In assenza di una specifica e tempestiva domanda di parte, il giudice non poteva pronunciarsi sulla decadenza del creditore.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito cruciale sull’importanza della strategia processuale. Dimostra che non è sufficiente avere ragione nel merito e provare la nullità parziale fideiussione. È indispensabile che tutte le conseguenze giuridiche che si intendono far valere (come la liberazione del garante per decadenza) siano trasformate in specifiche domande o eccezioni e introdotte nel processo nel rispetto dei termini e delle forme previste dal codice di rito. Una domanda tardiva, anche se fondata, è una domanda inammissibile. Per i garanti e i loro difensori, ciò significa che ogni potenziale effetto favorevole derivante dalla nullità delle clausole ABI deve essere esplicitamente e tempestivamente dedotto in giudizio, fin dalle prime battute processuali.

Se una clausola di una fideiussione è nulla, le conseguenze legali (come la decadenza del creditore) si applicano automaticamente?
No, secondo questa ordinanza non si applicano automaticamente. La parte che intende beneficiare di tali conseguenze, come la decadenza del creditore ai sensi dell’art. 1957 c.c., deve formulare una specifica domanda o eccezione in giudizio nei termini processuali corretti.

È possibile introdurre per la prima volta una domanda di decadenza nella comparsa conclusionale in appello?
No, non è possibile. La comparsa conclusionale ha la sola funzione di illustrare le domande e le eccezioni già proposte. Introdurre in quella sede una questione nuova, come quella della decadenza, la rende inammissibile.

Qual è la differenza tra la questione di nullità di una clausola e la questione di decadenza che ne può derivare?
La nullità della clausola è l’antecedente giuridico, ovvero la causa. La decadenza è una possibile conseguenza giuridica di tale nullità. La Corte chiarisce che sono due questioni distinte: la prima può essere rilevata anche d’ufficio, mentre la seconda (la decadenza) deve essere oggetto di una specifica richiesta di parte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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