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Nullità fideiussione: quando la nullità è parziale?

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 8 dicembre 2024, ha rigettato il ricorso di un fideiussore che chiedeva la nullità totale di una garanzia bancaria basata su un modello ABI. La Corte ha confermato la decisione di merito che dichiarava nulla solo la clausola di ‘sopravvivenza’ per violazione della normativa antitrust, mantenendo valido il resto del contratto. La sentenza chiarisce che la nullità di singole clausole non travolge l’intero negozio se le parti lo avrebbero concluso ugualmente e se lo schema causale non viene alterato. Sono stati inoltre respinti vari motivi procedurali, ribadendo l’inammissibilità di questioni nuove in sede di legittimità.

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Nullità Fideiussione: la Cassazione conferma la validità del contratto anche con clausole nulle

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto bancario: le conseguenze della nullità fideiussione quando questa contiene clausole derivanti da intese anticoncorrenziali. La decisione chiarisce che la nullità di una singola clausola non comporta necessariamente la nullità dell’intero contratto di garanzia, fornendo importanti principi sulla stabilità dei rapporti contrattuali.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dall’opposizione di un fideiussore a un decreto ingiuntivo emesso su richiesta di un istituto di credito per il pagamento di oltre un milione di euro. Il garante aveva firmato una fideiussione a favore di una società debitrice, ma sosteneva che il contratto fosse nullo per diverse ragioni. In particolare, denunciava la violazione della disciplina antitrust, poiché la fideiussione riproduceva lo schema del modello ABI del 2003, le cui clausole (artt. 2, 6 e 8) erano state dichiarate illecite dall’Autorità Garante della Concorrenza.

La Corte d’Appello, riformando parzialmente la decisione di primo grado, aveva dichiarato la nullità del solo art. 5 della fideiussione (corrispondente all’art. 6 del modello ABI, la cosiddetta ‘clausola di sopravvivenza’), ma aveva confermato la validità del resto del contratto e, di conseguenza, l’obbligo di pagamento del garante. Insoddisfatto, il fideiussore ha proposto ricorso in Cassazione, articolando ben otto motivi di censura.

I Motivi del Ricorso e la questione sulla nullità fideiussione

Il ricorrente ha sollevato diverse questioni, sia di merito che procedurali. I punti centrali del ricorso riguardavano:

1. L’omessa pronuncia su precedenti fideiussioni, che a suo dire erano anch’esse nulle.
2. L’errata applicazione della disciplina sulla nullità parziale. Secondo il garante, la nullità della clausola anticoncorrenziale avrebbe dovuto travolgere l’intero contratto, rendendolo totalmente inefficace.
3. Vizi procedurali relativi all’emissione del decreto ingiuntivo, in assenza di prova scritta adeguata.
4. La presunta condotta in mala fede della banca.
5. L’errata valutazione della clausola solve et repete.
6. L’ingiusta condanna al pagamento integrale delle spese processuali, nonostante l’accoglimento parziale del suo appello.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo un’analisi dettagliata di ogni motivo e consolidando principi giuridici fondamentali in materia.

In primo luogo, riguardo alla nullità fideiussione, la Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato: la nullità delle singole clausole che riproducono lo schema anticoncorrenziale non si estende all’intero contratto. Ai sensi dell’art. 1419, primo comma, del codice civile, la nullità totale si verifica solo se risulta che i contraenti non avrebbero concluso il contratto senza quella parte colpita da nullità. Nel caso delle fideiussioni bancarie, la Corte ha ritenuto che la garanzia sarebbe stata comunque concessa e accettata anche senza le clausole illecite, le quali non alterano lo schema causale tipico del negozio fideiussorio.

Per quanto riguarda i motivi procedurali, la Cassazione li ha dichiarati inammissibili. Alcune questioni, come quelle relative ai presupposti del decreto ingiuntivo, non erano state sollevate nei precedenti gradi di giudizio e costituivano quindi una domanda nuova, preclusa in sede di legittimità. Il giudizio di Cassazione, infatti, ha per oggetto la revisione della sentenza impugnata e non può essere l’occasione per introdurre nuove censure. Per altre censure, la Corte ha applicato il principio della ‘doppia conforme’, che impedisce di riesaminare i fatti quando due sentenze di merito sono giunte alla medesima conclusione.

Infine, sul tema delle spese legali, la Corte ha chiarito che il giudice d’appello, nel riformare anche solo parzialmente una sentenza, deve procedere a una nuova regolamentazione delle spese basata sull’esito complessivo della lite. In questo caso, l’accoglimento del motivo sulla nullità di una singola clausola è stato ritenuto privo di ‘concreto effetto’, rendendo il fideiussore la parte sostanzialmente soccombente e giustificando la sua condanna al pagamento integrale delle spese.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un principio di stabilità contrattuale di grande importanza pratica. La nullità fideiussione derivante da clausole anticoncorrenziali è, di regola, una nullità parziale. Solo la clausola illecita viene espunta dal contratto, che per il resto rimane valido ed efficace. Questa decisione non solo chiarisce i limiti della nullità contrattuale, ma serve anche da monito sull’importanza di articolare tutte le proprie difese fin dai primi gradi di giudizio, poiché le porte della Cassazione sono chiuse a questioni nuove o a un riesame del merito dei fatti.

La nullità di una clausola anticoncorrenziale in una fideiussione rende nullo l’intero contratto?
No, di regola la nullità è solo parziale. Secondo la Corte di Cassazione, l’intero contratto è nullo solo se risulta che le parti non lo avrebbero concluso senza la clausola illecita. Poiché la clausola in questione non altera la causa principale del contratto di garanzia, la sua nullità non invalida l’intero accordo.

È possibile sollevare per la prima volta una questione giuridica in Corte di Cassazione?
No, non è possibile. Il giudizio di Cassazione ha per oggetto il controllo della corretta applicazione della legge da parte dei giudici di merito sulle questioni già discusse (il cosiddetto thema decidendum). Le questioni nuove, non sollevate nei gradi precedenti, sono inammissibili.

Se un appello viene accolto solo in minima parte, chi paga le spese processuali?
Il giudice valuta l’esito complessivo della lite. Nel caso esaminato, sebbene una clausola della fideiussione sia stata dichiarata nulla, questo successo parziale è stato ritenuto ‘privo di qualsivoglia concreto effetto’. Pertanto, il ricorrente è stato considerato la parte sostanzialmente soccombente e condannato a rifondere integralmente le spese processuali all’altra parte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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