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Nullità fideiussione omnibus: onere della prova

Una Corte d’Appello aveva dichiarato la nullità totale di un contratto di fideiussione omnibus perché replicava uno schema ABI anticoncorrenziale. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che la nullità fideiussione omnibus non può essere rilevata d’ufficio dal giudice se la parte interessata non ha depositato tempestivamente le prove documentali necessarie, come il provvedimento della Banca d’Italia. Inoltre, l’onere di provare che la nullità debba estendersi a tutto il contratto spetta a chi la invoca.

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Nullità Fideiussione Omnibus: La Prova Documentale è Decisiva

L’annosa questione della nullità fideiussione omnibus per contrarietà alla normativa antitrust torna al centro di una recente pronuncia della Corte di Cassazione. Con l’ordinanza n. 31991/2024, i giudici di legittimità hanno ribadito un principio procedurale fondamentale: la nullità, anche se rilevabile d’ufficio, non può essere dichiarata se mancano agli atti le prove documentali essenziali, che la parte interessata ha l’onere di produrre nei termini di legge. Questo caso offre spunti cruciali sull’onere della prova e sui limiti del potere del giudice.

I Fatti del Caso: Dalla Garanzia alla Controversia in Tribunale

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo emesso da una banca nei confronti di una società debitrice e dei suoi garanti personali (fideiussori) per il mancato pagamento di diverse somme, tra cui saldi di conto corrente e rate di mutuo. I garanti si opponevano al decreto ingiuntivo. Il Tribunale di primo grado accoglieva parzialmente l’opposizione, revocando il decreto ma condannando comunque i garanti al pagamento di una somma ridotta.

La Decisione della Corte d’Appello: Una Nullità Totale

I garanti proponevano appello e la Corte territoriale ribaltava la decisione di primo grado. I giudici d’appello dichiaravano la nullità totale dei contratti di fideiussione. La ragione? Le garanzie erano state stipulate utilizzando un modello standard predisposto dall’ABI (Associazione Bancaria Italiana), le cui clausole erano state giudicate frutto di un’intesa restrittiva della concorrenza da un provvedimento della Banca d’Italia del 2005. Secondo la Corte d’appello, tale illecito “a monte” rendeva nullo l’intero contratto “a valle”, poiché si presumeva che la banca non lo avrebbe concluso senza quelle clausole, ritenute essenziali.

L’Intervento della Cassazione e la questione della nullità fideiussione omnibus

Contro la sentenza d’appello, la società creditrice (succeduta alla banca originaria) ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando, tra i vari motivi, la violazione di norme procedurali. In particolare, ha sostenuto che la Corte d’Appello avesse erroneamente deciso sulla base di un’eccezione di nullità sollevata tardivamente e, soprattutto, in assenza di prove documentali decisive (il provvedimento della Banca d’Italia e il modello ABI) che avrebbero dovuto essere depositate in primo grado.

Le Motivazioni della Suprema Corte: Onere della Prova e Limiti al Potere del Giudice

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo assorbente rispetto a tutti gli altri. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi interconnessi: l’onere della prova e i limiti del rilievo d’ufficio della nullità.

In primo luogo, i giudici hanno chiarito che, sebbene la nullità contrattuale sia una questione che il giudice può sollevare di propria iniziativa (rilievo d’ufficio), tale potere non è incondizionato. Per poterlo esercitare, è indispensabile che tutti gli elementi di fatto necessari a fondare la declaratoria di nullità siano già presenti e provati nel fascicolo processuale. Nel caso specifico della nullità fideiussione omnibus, la parte che intende farla valere (i garanti) ha l’onere di depositare, entro i termini perentori del primo grado di giudizio, i documenti chiave: il provvedimento n. 55/2005 della Banca d’Italia e il modello di contratto ABI a cui si fa riferimento. Non è possibile produrli tardivamente né pretendere che il giudice ne sia a conoscenza.

In secondo luogo, la Corte ha respinto l’idea che tali documenti possano essere considerati “fatto notorio”. Un provvedimento amministrativo sanzionatorio, indirizzato a soggetti specifici, non rientra nella nozione di conoscenza comune e diffusa, ma richiede una prova documentale specifica. Affidarsi al fatto notorio in questi casi costituirebbe una violazione del principio del contraddittorio, poiché introdurrebbe nel processo prove non fornite e non vagliate dalle parti.

Infine, la Cassazione ha ribadito l’orientamento delle Sezioni Unite (sent. n. 41994/2021), secondo cui la conseguenza della violazione della normativa antitrust è, di regola, la nullità parziale, limitata cioè alle singole clausole illecite. La nullità totale del contratto è un’eccezione che si verifica solo se la parte interessata prova che i contraenti non avrebbero concluso l’accordo senza quelle specifiche clausole. Questo onere probatorio grava su chi invoca la nullità totale, e il giudice non può estendere d’ufficio gli effetti della nullità parziale all’intero contratto.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Garanti e Istituti di Credito

L’ordinanza in esame consolida un principio di fondamentale importanza pratica: chi intende eccepire la nullità di una fideiussione omnibus basata sullo schema ABI deve agire con diligenza processuale. È indispensabile produrre tutta la documentazione necessaria a supporto della propria tesi sin dal primo grado di giudizio, rispettando i termini perentori stabiliti dal codice di procedura civile. Non si può fare affidamento sul potere del giudice di rilevare d’ufficio la nullità o sulla presunta notorietà del provvedimento della Banca d’Italia. La sentenza, cassando la decisione d’appello e rinviando la causa a un nuovo esame, riafferma che il rispetto delle regole processuali, in particolare quelle sull’onere della prova, è un presidio irrinunciabile per la correttezza del processo e la certezza del diritto.

Può un giudice dichiarare d’ufficio la nullità di una fideiussione omnibus per violazione della normativa antitrust in appello?
Sì, ma solo se tutti gli elementi fattuali necessari, come il provvedimento della Banca d’Italia e il modello ABI, sono stati depositati nel fascicolo di causa entro i termini previsti nel giudizio di primo grado. In caso contrario, il rilievo d’ufficio in appello è precluso.

Su chi ricade l’onere di provare che la nullità delle singole clausole anticoncorrenziali debba estendersi all’intero contratto di fideiussione?
L’onere della prova ricade sulla parte che ha interesse a far dichiarare la nullità totale del contratto (in questo caso, i garanti). Non spetta al giudice estendere d’ufficio gli effetti della nullità parziale all’intero contratto.

Il provvedimento della Banca d’Italia che ha sanzionato l’intesa anticoncorrenziale può essere considerato un “fatto notorio”?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che i provvedimenti sanzionatori specifici, indirizzati dalla Banca d’Italia alle banche, non rientrano nella nozione di “fatto notorio” e, pertanto, devono essere prodotti in giudizio come prova documentale dalla parte interessata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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