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Nullità fideiussione antitrust: l’onere della prova

La Cassazione ha respinto il ricorso di due fideiussori che lamentavano la nullità della fideiussione per violazione della normativa antitrust. La Corte ha ribadito che la nullità non può essere rilevata d’ufficio se la parte non allega e prova i presupposti di fatto, come la conformità del contratto allo schema ABI illecito. Confermato anche l’onere della prova a carico del garante. I ricorrenti sono stati condannati per abuso del processo.

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Nullità Fideiussione Antitrust: La Cassazione Sottolinea l’Onere della Prova

Con l’ordinanza n. 26605 del 2024, la Corte di Cassazione torna su un tema cruciale del diritto bancario: la nullità fideiussione antitrust. La pronuncia ribadisce principi fondamentali sull’onere della prova a carico di chi invoca la nullità e introduce importanti considerazioni sulla condanna per abuso del processo, alla luce delle recenti riforme. Questo caso offre uno spaccato chiaro delle difficoltà che i garanti possono incontrare nel far valere le proprie ragioni e delle conseguenze di un ricorso giudicato manifestamente infondato.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo ottenuto da un istituto di credito nei confronti di una società e dei suoi due fideiussori. Questi ultimi si opponevano al decreto, avviando una causa per ricalcolare il debito e contestando la validità delle garanzie prestate. Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello respingevano le loro principali doglianze, confermando l’obbligo di pagamento, sebbene ricalcolato.

I garanti decidevano quindi di proporre ricorso per cassazione, basandolo principalmente su due motivi:
1. La presunta erronea valutazione della Corte d’Appello, che aveva ritenuto rinunciata la domanda di nullità delle fideiussioni per violazione della normativa antitrust.
2. La contestazione delle risultanze tecniche (c.t.u.) in merito a usura, valute e altre condizioni del rapporto bancario.

La Questione della Nullità Fideiussione Antitrust

Il cuore della controversia risiede nella richiesta di dichiarare la nullità fideiussione antitrust. I ricorrenti sostenevano che le loro garanzie fossero nulle perché conformi allo schema ABI, già giudicato come un’intesa restrittiva della concorrenza. Essi lamentavano che la Corte d’Appello avesse erroneamente interpretato la loro condotta processuale come una rinuncia a tale domanda e, in ogni caso, che avrebbe dovuto rilevarne la nullità d’ufficio.

La Cassazione ha respinto questa tesi su tutta la linea. In primo luogo, ha confermato l’interpretazione dei giudici di merito: la formulazione di conclusioni dettagliate in appello, omettendo però la specifica domanda di nullità, può essere legittimamente interpretata come una volontà abdicativa.

In secondo luogo, e questo è il punto più rilevante, la Corte ha chiarito i limiti del rilievo d’ufficio della nullità. Sebbene la nullità di un contratto sia rilevabile dal giudice in ogni stato e grado del processo, ciò è possibile solo a una condizione: che i presupposti di fatto necessari siano già stati acquisiti al giudizio. Nel caso della nullità fideiussione antitrust, non basta affermare che il contratto è nullo; è indispensabile provare la corrispondenza tra le clausole della specifica fideiussione e quelle dello schema illecito. I ricorrenti non avevano fornito tale prova, ad esempio depositando il provvedimento n. 55 della Banca d’Italia e dimostrando la coincidenza testuale. Senza questa prova, il giudice non può surrogarsi alla parte e dichiarare la nullità.

L’Inammissibilità delle Censure sui Fatti

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo alle contestazioni su usura e altre presunte anomalie bancarie, è stato giudicato inammissibile. La Corte Suprema ha ricordato che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di merito. Non può rivalutare le conclusioni del consulente tecnico d’ufficio (c.t.u.) o riesaminare i fatti. Il ricorso per cassazione deve basarsi su violazioni di legge, non su un disaccordo con l’accertamento fattuale operato dal giudice del merito. Poiché la Corte d’Appello aveva correttamente applicato i principi di diritto in materia, le censure sono state respinte.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione fonda la sua decisione su principi consolidati del diritto processuale. Il principio cardine è quello dell’onere della prova: spetta a chi agisce in giudizio dimostrare i fatti a fondamento della propria pretesa. In tema di nullità fideiussione antitrust, ciò significa che il fideiussore deve allegare e provare concretamente che il proprio contratto ricalca lo schema vietato. Una semplice affermazione non è sufficiente.

La Corte ha inoltre sottolineato che l’abbandono di una domanda non necessita di una dichiarazione esplicita, ma può desumersi da un comportamento processuale inequivocabile, come l’omissione della domanda stessa nelle conclusioni finali. Questo rigore formale è posto a garanzia della certezza del diritto e del corretto svolgimento del processo.

Le Conclusioni

Il ricorso è stato respinto. La novità più significativa, tuttavia, risiede nella condanna dei ricorrenti per abuso del processo ai sensi dell’art. 96 c.p.c., come modificato dalla Riforma Cartabia. Poiché il ricorso è stato definito in conformità alla proposta preliminare del relatore, che ne suggeriva l’inammissibilità, la legge presume una responsabilità aggravata. Di conseguenza, i fideiussori sono stati condannati non solo a pagare le spese legali alla controparte (€10.000,00), ma anche un’ulteriore somma a titolo di risarcimento del danno (€10.000,00) e una sanzione a favore della Cassa delle ammende (€2.500,00). Questa ordinanza serve da monito: adire la Cassazione con motivi manifestamente infondati o volti a un riesame del merito non solo è inutile, ma può comportare conseguenze economiche molto pesanti.

A chi spetta provare che una fideiussione è nulla perché conforme a uno schema antitrust illecito?
Spetta al fideiussore che invoca la nullità. Egli ha l’onere di allegare e dimostrare in giudizio i fatti costitutivi della sua pretesa, inclusa la prova della corrispondenza tra le clausole del suo contratto e quelle dello schema illecito sanzionato dall’autorità garante.

Il giudice può dichiarare d’ufficio la nullità di una fideiussione per violazione della normativa antitrust?
Sì, ma solo a condizione che i presupposti di fatto (come la prova della conformità del contratto allo schema illecito) siano già stati acquisiti al processo grazie all’attività delle parti. Il giudice non può autonomamente ricercare le prove necessarie.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene giudicato inammissibile o infondato in conformità alla proposta del relatore?
In base alle nuove norme (art. 380-bis c.p.c.), scatta una presunzione di responsabilità aggravata per abuso del processo. Il ricorrente può essere condannato a pagare un’ulteriore somma in favore della controparte e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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