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Nullità fideiussione antitrust: l’onere della prova

Il Tribunale ha respinto l’opposizione a un decreto ingiuntivo presentata da due garanti. Essi sostenevano la nullità della fideiussione per violazione della normativa antitrust, basandosi sulla conformità del contratto a uno schema censurato. Il giudice ha stabilito che la mera conformità non è sufficiente, essendo necessario per i garanti (fideiussori) provare l’esistenza di un’intesa anticoncorrenziale a monte a cui la finanziaria avesse specificamente aderito, prova che non è stata fornita. La corte ha quindi confermato la validità del debito e del decreto ingiuntivo, rigettando la richiesta di nullità fideiussione antitrust.

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Nullità Fideiussione Antitrust: Quando la Garanzia Resiste alla Prova dei Fatti

La questione della nullità fideiussione antitrust è un tema caldo nel diritto bancario, specialmente per quanto riguarda i contratti di garanzia che ricalcano lo schema ABI del 2002, censurato dalla Banca d’Italia. Tuttavia, come dimostra una recente sentenza del Tribunale, non basta che un contratto sia formalmente simile a tale schema per ottenerne l’annullamento. È fondamentale fornire prove concrete di un’intesa illecita a monte. Analizziamo questo caso per capire quali sono gli oneri probatori a carico del garante.

I Fatti di Causa

Una società finanziaria otteneva un decreto ingiuntivo per una somma considerevole nei confronti di due persone fisiche, le quali avevano prestato fideiussione per garantire i debiti di un’azienda. I due garanti (fideiussori) si sono opposti al decreto, avviando una causa civile e chiamando in giudizio anche un’altra società. La loro difesa si basava su diversi argomenti, tra cui la presunta illegittimità dei contratti di finanziamento e, soprattutto, la nullità delle garanzie prestate.

La Questione della Nullità Fideiussione Antitrust

Il nucleo della difesa dei garanti ruotava attorno alla tesi della nullità fideiussione antitrust. Essi sostenevano che le loro garanzie fossero parzialmente nulle perché contenevano clausole identiche a quelle dello schema contrattuale predisposto dall’ABI (Associazione Bancaria Italiana) nel 2002, che la Banca d’Italia aveva giudicato come frutto di un’intesa restrittiva della concorrenza.

Oltre a ciò, i garanti contestavano la validità dei finanziamenti per una presunta violazione delle disposizioni in materia di credito, nonché la legittimità di un meccanismo di “sconto posticipato” previsto nei contratti. Infine, chiedevano il risarcimento dei danni patiti.

le motivazioni della Decisione del Tribunale

Il Tribunale ha rigettato tutte le domande dei garanti, confermando la piena validità del decreto ingiuntivo. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa dell’onere della prova.

Il giudice ha chiarito un principio fondamentale: per ottenere la declaratoria di nullità di una fideiussione per violazione della normativa antitrust, non è sufficiente dimostrare che le clausole del contratto siano identiche a quelle dello schema ABI. Il garante che agisce in giudizio ha l’onere di provare l’esistenza di un’intesa anticoncorrenziale “a monte”. In altre parole, deve dimostrare che la specifica banca o finanziaria che ha fatto sottoscrivere la garanzia ha effettivamente partecipato a tale intesa illecita.

Nel caso di specie, i garanti non hanno fornito alcuna prova in tal senso. Si sono limitati ad allegare la corrispondenza delle clausole, senza produrre elementi concreti che dimostrassero l’adesione della finanziaria all’accordo restrittivo della concorrenza. Di conseguenza, la domanda di nullità è stata respinta.

Anche le altre eccezioni sono state rigettate. Il Tribunale ha ritenuto che i finanziamenti fossero legittimi e che il meccanismo di sconto posticipato fosse chiaramente descritto nel contratto e non presentasse profili di illegittimità. Infine, non essendo stato provato alcun illecito, è stata respinta anche la domanda di risarcimento del danno.

le conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un orientamento giurisprudenziale consolidato e offre importanti spunti pratici. Chi intende contestare una fideiussione sulla base della nullità fideiussione antitrust deve preparare una difesa solida e documentata. Non basta evocare lo “spettro” dello schema ABI; è indispensabile provare, con elementi concreti, che l’istituto di credito creditore ha partecipato attivamente a un’intesa lesiva della concorrenza. L’onere della prova ricade interamente sul garante, e la sua assenza porta inevitabilmente al rigetto della domanda, con la conseguente condanna al pagamento del debito e delle spese legali.

È sufficiente che una fideiussione contenga clausole conformi allo schema ABI del 2002 per dichiararne la nullità?
No, secondo la decisione in esame non è sufficiente. La parte che eccepisce la nullità deve anche provare che l’istituto di credito specifico abbia aderito a un’intesa anticoncorrenziale “a monte”, non potendosi basare sulla sola conformità formale delle clausole.

Su chi ricade l’onere di provare la violazione della normativa antitrust in un contratto di fideiussione?
L’onere della prova ricade interamente sul fideiussore (il garante) che solleva l’eccezione di nullità. È suo compito fornire elementi probatori idonei a dimostrare l’esistenza di un’intesa anticoncorrenziale e l’adesione ad essa da parte della controparte.

Può un meccanismo di “sconto posticipato” in un contratto di finanziamento essere considerato illegittimo?
Non necessariamente. Nel caso specifico, il Tribunale ha ritenuto il meccanismo pienamente legittimo in quanto era previsto chiaramente nelle condizioni contrattuali, accettate dalle parti, e legato a specifiche condizioni, come l’acquisto di un determinato tipo di prodotto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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