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Nullità del contratto: la Cassazione sul tasso Euribor

Una società ha citato in giudizio un istituto di leasing per la presunta applicazione di interessi usurari su un contratto. Dopo due sentenze sfavorevoli, la società ha fatto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha accolto il motivo relativo all’omessa pronuncia sulla nullità del contratto per la presunta manipolazione del tasso Euribor, rinviando il caso alla Corte d’Appello per un nuovo esame. Gli altri motivi, riguardanti gli interessi moratori e la mancata indicazione del TAN, sono stati respinti.

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Nullità del Contratto di Leasing per Manipolazione dell’Euribor: La Cassazione Fa Chiarezza

L’ordinanza in esame affronta temi cruciali nel diritto bancario, in particolare la questione della nullità del contratto di leasing in relazione a clausole che determinano gli interessi. La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso complesso, chiarendo i limiti delle eccezioni sollevabili in corso di causa e l’obbligo del giudice di pronunciarsi su determinate questioni, come la potenziale manipolazione del tasso Euribor.

I Fatti di Causa

Una società citava in giudizio un istituto di leasing sostenendo la pattuizione di interessi usurari in un contratto stipulato nel 1999 e conclusosi nel 2008. La richiesta era la restituzione delle somme indebitamente percepite dalla società finanziaria. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello rigettavano le domande della società. I giudici di merito avevano ritenuto che non fossero stati concretamente applicati interessi di mora e che non si potessero cumulare, ai fini del calcolo del tasso soglia, gli interessi corrispettivi e quelli moratori. Inoltre, avevano sottolineato che l’eventuale superamento del tasso soglia non avrebbe comunque comportato la gratuità del finanziamento.

Contro la sentenza d’appello, la società ha proposto ricorso per cassazione basato su quattro motivi.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato i diversi motivi di ricorso, giungendo a conclusioni differenziate.

Il Motivo sugli Interessi Moratori Usurari

Il primo motivo denunciava l’errore della Corte d’Appello nel ritenere necessaria l’effettiva applicazione degli interessi moratori per dichiararne l’usurarietà, sostenendo che la sola pattuizione di un tasso superiore alla soglia fosse sufficiente. La Cassazione ha dichiarato questo motivo inammissibile per carenza di interesse. Poiché il contratto era estinto da anni (dal 2008) e non era mai stata provata, né pretesa, l’applicazione di tali interessi, la ricorrente non aveva un’utilità concreta e giuridicamente tutelabile nell’ottenere una pronuncia sulla nullità di una clausola mai applicata e priva di conseguenze pratiche.

La Questione sulla Mancata Indicazione del TAN

Con il secondo motivo, la società lamentava l’omessa pronuncia sulla violazione dell’art. 117 del Testo Unico Bancario (T.U.B.) per la mancata indicazione del Tasso Annuo Nominale (TAN) nel contratto. Anche questo motivo è stato rigettato. La Corte ha chiarito che tale doglianza era stata introdotta tardivamente solo in appello. La violazione dell’art. 117, comma 4, T.U.B. non comporta una nullità rilevabile d’ufficio, ma l’applicazione di un tasso sostitutivo, e deve essere eccepita nei tempi e modi previsti dal codice di procedura civile.

La Nullità del Contratto e la Decisiva Questione Euribor

Il terzo motivo di ricorso si è rivelato decisivo. La società ricorrente lamentava l’omessa pronuncia della Corte territoriale sulla eccepita indeterminatezza dei tassi di interesse, legati al parametro di indicizzazione Euribor. La doglianza si fondava sul presupposto che tale parametro fosse stato oggetto di manipolazione a livello europeo, come accertato da indagini delle autorità di vigilanza. Tale manipolazione avrebbe reso la clausola di indicizzazione nulla per violazione di norme imperative (normativa antitrust).

Su questo punto, la Cassazione ha ritenuto il motivo fondato. La Corte ha stabilito che la questione della nullità di una clausola per violazione della normativa antitrust, derivante dalla manipolazione del parametro Euribor, costituisce un profilo di nullità rilevabile d’ufficio anche dal giudice d’appello. La Corte territoriale, omettendo completamente di esaminare questa specifica doglianza, è incorsa nel vizio di omessa pronuncia (violazione dell’art. 112 c.p.c.).

Le Motivazioni

La decisione della Suprema Corte si basa su una chiara distinzione tra i diversi tipi di vizi del contratto. Mentre la questione della mancata indicazione del TAN era una domanda nuova e quindi inammissibile in appello, quella relativa alla potenziale manipolazione dell’Euribor attiene a una nullità del contratto rilevabile in ogni stato e grado del processo. Il giudice ha il dovere di accertare l’eventuale esistenza di un’intesa illecita restrittiva della concorrenza che abbia inciso sulla determinazione del tasso applicato. Ignorare tale questione significa violare il principio di corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato.

L’accoglimento di questo terzo motivo ha comportato l’assorbimento del quarto, relativo alla mancata ammissione di una consulenza tecnica d’ufficio, ritenuta meramente esplorativa dai giudici di merito.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte d’Appello di Venezia in diversa composizione. Quest’ultima dovrà ora esaminare nel merito la questione della nullità della clausola di indicizzazione all’Euribor, verificando se, alla luce delle prove e degli accertamenti delle autorità europee, vi sia stata una manipolazione del tasso tale da invalidare la clausola contrattuale. Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: le nullità contrattuali che derivano dalla violazione di norme imperative, come quelle a tutela della concorrenza, devono sempre essere esaminate dal giudice, anche se sollevate in corso di causa, garantendo così una tutela piena ed effettiva al contraente.

È sufficiente la sola pattuizione di interessi moratori usurari per chiederne la declaratoria di nullità, anche se non sono mai stati applicati?
Secondo l’ordinanza, in un caso in cui il contratto era già estinto e gli interessi non erano mai stati applicati né richiesti, la parte non ha un interesse concreto e giuridicamente tutelabile a far accertare la nullità della clausola, rendendo la relativa domanda inammissibile.

Una contestazione sulla mancata indicazione del TAN in un contratto bancario può essere sollevata per la prima volta in appello?
No. La Corte ha stabilito che la domanda relativa alla violazione dell’art. 117, comma 4, T.U.B. (mancata indicazione del TAN) è una domanda nuova se introdotta per la prima volta in appello e, non essendo una nullità rilevabile d’ufficio, non può essere esaminata.

Il giudice d’appello è obbligato a pronunciarsi sulla richiesta di nullità di una clausola basata sulla presunta manipolazione del tasso Euribor?
Sì. La Cassazione ha affermato che la doglianza relativa alla nullità della clausola che fa riferimento all’Euribor per presunta violazione della normativa antitrust (a causa di manipolazioni del tasso) solleva un profilo di nullità del contratto rilevabile d’ufficio. Di conseguenza, il giudice d’appello ha l’obbligo di pronunciarsi su tale questione, e la sua omissione costituisce un vizio della sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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