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Nesso di causalità: quando si esclude la responsabilità

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un condominio che ha subito gravi danni strutturali, attribuiti a lavori di scavo per una galleria vicina. Inizialmente, il tribunale aveva riconosciuto la responsabilità dell’impresa costruttrice. Tuttavia, la Corte d’Appello e successivamente la Cassazione hanno ribaltato la decisione. È stato accertato che i danni non erano riconducibili ai lavori, ma a gravi e preesistenti fragilità strutturali dell’edificio e all’instabilità geologica del terreno, interrompendo così il nesso di causalità con l’attività dell’impresa. La Suprema Corte ha quindi rigettato il ricorso dei condomini, confermando che la responsabilità civile richiede una prova concreta del legame causa-effetto, che in questo caso mancava.

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Nesso di Causalità: Quando le Condizioni Preesistenti Escludono la Responsabilità

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione offre un’analisi approfondita del nesso di causalità, un principio cardine della responsabilità civile. La vicenda riguarda i danni subiti da un condominio, che secondo i proprietari erano stati causati dai lavori di scavo per una galleria vicina. La Suprema Corte ha confermato la decisione d’appello, escludendo la responsabilità dell’impresa costruttrice perché il legame causa-effetto non era stato provato, attribuendo il crollo alle gravi fragilità preesistenti dell’immobile.

I Fatti di Causa

Un condominio e i singoli proprietari citavano in giudizio un’impresa costruttrice, chiedendo il risarcimento per i gravissimi danni strutturali subiti dal loro edificio. Tali danni, che avevano portato all’inagibilità e alla necessità di demolizione, sarebbero stati provocati, a loro dire, dalla riattivazione di una frana a seguito dei lavori di perforazione di un versante montano per la costruzione di una galleria.
L’impresa si difendeva sostenendo che la causa dei danni risiedeva nella situazione costruttiva pregressa del fabbricato e chiamava in causa l’ente pubblico appaltante, altre società titolari di un cantiere vicino e la propria compagnia di assicurazioni.
Il Tribunale di primo grado aveva riconosciuto una responsabilità dell’impresa all’80%, attribuendo un concorso di colpa del 20% ai proprietari.

La Riforma in Appello

La Corte d’Appello, ribaltando la sentenza di primo grado, accoglieva l’impugnazione dell’impresa. I giudici di secondo grado ritenevano che il Tribunale si fosse discostato senza adeguata motivazione dalle risultanze della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU). La CTU, infatti, non aveva stabilito un nesso causale certo, ma si era limitata a un’espressione dubitativa (“non si può escludere”).
Secondo la Corte territoriale, mancavano elementi per correlare direttamente i lavori della galleria al movimento franoso. I danni erano piuttosto da ricondurre a una serie di criticità intrinseche dell’edificio, tra cui:

* Una particolare fragilità strutturale, già nota da anni (un’ordinanza di sgombero era stata emessa nel 2003).
* Difetti costruttivi come l’assenza di un giunto strutturale, pilastri sottodimensionati e l’uso di materiali di qualità inferiore.
* La costruzione su un terreno con una particolare e delicata condizione idrogeologica.

Il ruolo del Nesso di Causalità

La Corte d’Appello ha concluso che la causa dei danni era da ricercare nei movimenti delle fondazioni, non direttamente collegabili ai lavori di scavo. Le vibrazioni degli esplosivi usati erano cessate da tempo quando i danni si erano manifestati in modo grave, e i movimenti strutturali erano proseguiti anche anni dopo la fine dei lavori, indicando una causa endogena e non esterna.

L’Analisi della Cassazione sul Nesso di Causalità

I proprietari ricorrevano in Cassazione, lamentando che la Corte d’Appello avesse erroneamente interpretato il principio del nesso di causalità. Sostenevano che la fragilità geologica del sito fosse un rischio noto che l’impresa avrebbe dovuto considerare, e che tale condizione non potesse essere usata per escluderne la responsabilità.
La Suprema Corte ha respinto il ricorso, fornendo importanti chiarimenti sul tema.

Distinzione tra Causa Umana e Causa Naturale

I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: nel diritto civile, la responsabilità per un danno sorge solo se è provato che la condotta di un soggetto ne è stata la causa diretta, secondo un criterio di “più probabile che non”.
Quando un danno è il risultato del concorso tra una condotta umana (i lavori di scavo) e una causa naturale preesistente (la fragilità strutturale e geologica), la responsabilità dell’autore della condotta può essere esclusa se la causa naturale si rivela essere una serie causale autonoma, sufficiente da sola a provocare l’evento.

le motivazioni

La Corte ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse correttamente applicato questi principi. Le condizioni preesistenti dell’edificio non erano una mera premessa su cui si era innestata la condotta dell’impresa, ma costituivano una causa autonoma e indipendente. L’edificio aveva già manifestato gravi problemi strutturali ben prima dell’inizio dei lavori della galleria (con fessurazioni e un’ordinanza di sgombero). Questi eventi passati dimostravano che l’antecedente naturale era già attivo e non era stato semplicemente “innescato” dai lavori.
In sostanza, la Corte ha stabilito che non vi era prova che i lavori dell’impresa avessero avuto un’interdipendenza funzionale con le condizioni preesistenti. La fragilità dell’immobile era l’origine di una serie causale a sé stante, che avrebbe comunque portato al danno, indipendentemente dalla condotta dell’impresa. Pertanto, mancando la prova del nesso di causalità, la domanda di risarcimento è stata correttamente respinta.

le conclusioni

Questa ordinanza è di grande importanza pratica perché ribadisce che, per ottenere un risarcimento, non è sufficiente indicare un potenziale colpevole. È necessario dimostrare, attraverso prove concrete e secondo un criterio di probabilità qualificata, che la sua azione è stata la causa scatenante del danno. Se, come in questo caso, emerge una causa alternativa, preesistente e di per sé sufficiente a spiegare l’evento (come gravi difetti strutturali), il nesso di causalità si interrompe e la responsabilità non può essere affermata. La decisione sottolinea l’onere della prova a carico di chi chiede il risarcimento e il ruolo cruciale delle perizie tecniche nel definire correttamente le cause di un danno complesso.

Quando un’impresa è responsabile per danni a un edificio vicino causati dai suoi lavori?
La responsabilità sorge solo se viene provato un legame diretto di causa-effetto (nesso di causalità) tra i lavori eseguiti e il danno subito dall’edificio, secondo il principio del “più probabile che non”.

Cosa succede se l’edificio danneggiato aveva già problemi strutturali preesistenti?
Se i problemi preesistenti sono così gravi da costituire una causa autonoma e sufficiente a provocare il danno, il nesso di causalità con i lavori dell’impresa si interrompe. In tal caso, l’impresa non è considerata responsabile.

Come viene valutata la prova del nesso di causalità in un processo civile?
Non basta dimostrare che un’azione potesse causare il danno. Chi chiede il risarcimento deve provare che quella azione è stata la causa più probabile del danno, escludendo altre possibili cause autonome e prevalenti, come in questo caso le preesistenti e gravi fragilità strutturali dell’immobile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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