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Nesso di causalità: demolizione e danni strutturali

La Corte di Cassazione conferma la responsabilità del proprietario di un immobile che, demolendo un tramezzo, ha causato danni all’appartamento superiore. Viene stabilito un chiaro nesso di causalità, ritenendo la demolizione la causa diretta del danno, nonostante una preesistente debolezza strutturale del solaio, poiché l’intervento ha rimosso una ‘condizione di stabilità’ che si era creata nel tempo.

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Nesso di Causalità: Demolizione di un Muro e Responsabilità per Danni Strutturali

L’analisi del nesso di causalità è un pilastro del diritto civile, specialmente quando si tratta di danni a immobili. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre spunti cruciali sulla responsabilità derivante dalla demolizione di un elemento apparentemente secondario, come un tramezzo, che nel tempo ha assunto una funzione portante. Il caso esaminato chiarisce che la preesistenza di una debolezza strutturale non esonera da colpa chi, con il proprio intervento, scatena il danno.

I Fatti del Caso: Una Demolizione con Conseguenze Inattese

La vicenda giudiziaria nasce dalla richiesta di risarcimento danni avanzata dai proprietari di un appartamento nei confronti del proprietario dell’unità immobiliare sottostante. Quest’ultimo aveva demolito un ‘tramezzo longitudinale’ all’interno dei suoi locali. Sebbene questo muro non avesse una funzione portante originaria, nel corso degli anni il solaio sovrastante, strutturalmente sottodimensionato e vetusto, si era progressivamente appoggiato su di esso. Il tramezzo aveva così acquisito, di fatto, il ruolo di ‘componente strutturale’, garantendo una condizione di stabilità all’edificio. La sua rimozione ha causato una deformazione del solaio e, di conseguenza, lesioni significative all’appartamento del piano superiore.

L’Analisi del Nesso di Causalità da Parte della Corte

Il proprietario che ha eseguito la demolizione si è difeso sostenendo che i danni si sarebbero comunque verificati, prima o poi, a causa delle precarie condizioni del solaio. Secondo la sua tesi, la demolizione non poteva essere considerata l’unica causa del danno.
La Corte di Cassazione, confermando la decisione della Corte d’Appello, ha rigettato questa argomentazione. I giudici hanno applicato i principi cardine in materia di nesso di causalità, stabiliti dagli articoli 40 e 41 del codice penale e applicabili anche in ambito civile. Secondo questi principi, un evento è causato da un altro se il primo non si sarebbe verificato in assenza del secondo (criterio della condicio sine qua non).
Nel caso di specie, la Corte ha accertato che la demolizione del tramezzo è stata la condizione necessaria per il verificarsi delle lesioni. Anche se il solaio era già debole, l’appoggio sul tramezzo gli aveva conferito una ‘condizione di stabilità’. La rimozione del muro ha interrotto questo equilibrio, diventando la causa prossima e sufficiente a produrre il danno. La preesistente precarietà del solaio è stata considerata un antecedente, ma non una causa autonoma in grado di interrompere il nesso di causalità.

La Questione della Domanda Giudiziale e la Risposta della Corte

Un secondo motivo di ricorso riguardava l’eccesso di potere del giudice d’appello, che aveva condannato il responsabile non solo al risarcimento, ma anche all’esecuzione dei lavori di consolidamento del solaio, un intervento, a dire del ricorrente, mai richiesto.
Anche questa doglianza è stata respinta. La Corte ha chiarito che la domanda originaria dei danneggiati, volta a ottenere il ‘ripristino dello stato dei luoghi’ e il risarcimento per i danni subiti, era sufficientemente ampia da includere tutti gli interventi necessari a eliminare le conseguenze dell’illecito. Il giudice, basandosi sulle indicazioni del consulente tecnico, ha il potere-dovere di determinare le modalità concrete di riparazione del danno, compresi i lavori strutturali indispensabili a garantire la sicurezza e la stabilità, senza che ciò costituisca una violazione dei limiti della domanda.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha fondato la sua decisione su due pilastri. In primo luogo, ha stabilito che la rimozione del tramezzo è stata l’unica causa giuridicamente rilevante del danno. Il deterioramento pregresso del solaio non poteva essere considerato una concausa, poiché l’appoggio sul muro sottostante aveva creato una situazione di stabilità che è venuta meno solo a seguito della demolizione. La responsabilità è stata ulteriormente rafforzata dal fatto che il proprietario era a conoscenza della scarsa stabilità dei solai, avendo in passato presentato una DIA proprio per la loro sostituzione. In secondo luogo, la condanna all’esecuzione dei lavori di consolidamento è stata ritenuta una diretta conseguenza della domanda di risarcimento del danno, rientrando pienamente nei poteri del giudice di disporre le misure necessarie per la riparazione effettiva.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza ribadisce un principio di fondamentale importanza per chiunque intenda eseguire lavori di ristrutturazione: la responsabilità per i danni causati a terzi è rigorosa. Non ci si può nascondere dietro preesistenti difetti strutturali dell’edificio se il proprio intervento agisce da detonatore. La decisione sottolinea l’obbligo di diligenza, che impone di effettuare accurate verifiche tecniche prima di procedere con demolizioni, anche di elementi apparentemente non strutturali. In contesti condominiali o di edifici datati, è sempre consigliabile consultare un tecnico qualificato per valutare tutte le possibili interazioni strutturali ed evitare conseguenze dannose e costose.

Chi è responsabile se la demolizione di un muro non portante causa danni a causa di una debolezza strutturale preesistente?
Secondo la Corte, la responsabilità ricade interamente su chi ha eseguito la demolizione. La debolezza preesistente non interrompe il nesso di causalità se l’intervento di demolizione ha rimosso una ‘condizione di stabilità’ e ha di fatto innescato il danno.

Come viene determinato il nesso di causalità in un caso di danno strutturale?
In materia civile, vige la regola del ‘più probabile che non’. La corte identifica l’azione che è stata la ‘condicio sine qua non’ del danno, ovvero l’evento non si sarebbe verificato senza quella specifica azione. In questo caso, senza la demolizione, le lesioni non si sarebbero prodotte, rendendo tale atto la causa diretta del danno.

Se chiedo il risarcimento dei danni, il giudice può condannare la controparte a lavori non specificamente richiesti, come il consolidamento di un solaio?
Sì. Se la richiesta è volta al risarcimento del danno e al ripristino, il giudice ha il potere di ordinare tutti i lavori necessari per una riparazione completa ed effettiva, come indicati da un consulente tecnico, anche se non esplicitamente elencati nella domanda iniziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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