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Ne bis in idem: Cassazione e archiviazione penale

Un investitore, sanzionato dall’Autorità di Vigilanza per abuso di informazioni privilegiate, invoca il principio del ne bis in idem davanti alla Cassazione. A seguito di un decreto di archiviazione penale per gli stessi fatti, la Corte emette un’ordinanza interlocutoria per approfondire la complessa questione giuridica, sospendendo la decisione finale per acquisire le osservazioni delle parti.

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Ne bis in idem e Archiviazione Penale: la Cassazione Sospende il Giudizio

L’ordinanza interlocutoria in esame solleva una questione di massima importanza: l’applicabilità del principio del ne bis in idem quando, per lo stesso fatto, coesistono una sanzione amministrativa e un procedimento penale concluso con un decreto di archiviazione. La Corte di Cassazione, riconoscendo la complessità del tema, ha scelto di non decidere immediatamente, ma di approfondire il dibattito giuridico.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sanzione emessa da un’autorità di vigilanza dei mercati finanziari nei confronti di un investitore. L’accusa era di aver abusato di informazioni privilegiate, in violazione del Testo Unico della Finanza (TUF). La sanzione iniziale era severa: una multa pecuniaria di 140.000 euro, una sanzione interdittiva accessoria e la confisca di beni per un valore di oltre 123.000 euro.

L’investitore ha impugnato tale provvedimento davanti alla Corte d’Appello, la quale ha parzialmente riformato la decisione. Pur riconoscendo la sussistenza dell’illecito, la Corte territoriale ha ridotto la sanzione pecuniaria a 60.000 euro e limitato la confisca al profitto effettivamente conseguito, quantificato in circa 23.000 euro. Insoddisfatto, l’investitore ha proposto ricorso per cassazione.

La Questione del Ne bis in idem in Cassazione

Il punto cruciale del ricorso in Cassazione è l’invocazione del principio del ne bis in idem. Il ricorrente ha sostenuto che, dopo la sentenza non definitiva della Corte d’Appello, era intervenuto un decreto di archiviazione in un procedimento penale avviato per i medesimi fatti. Secondo la difesa, tale archiviazione, che attestava l’estraneità dell’investitore alla gestione delle informazioni privilegiate, avrebbe dovuto precludere la prosecuzione del procedimento sanzionatorio amministrativo.

La Corte si è quindi trovata di fronte a un interrogativo complesso: un provvedimento di archiviazione penale può essere equiparato a una sentenza di merito e, di conseguenza, attivare il divieto di doppio giudizio? E come si coordina questa esigenza con le norme processuali che regolano il rilievo del giudicato esterno?

La Decisione Interlocutoria della Corte e il principio del Ne bis in idem

La Suprema Corte, con l’ordinanza in commento, ha ritenuto che la questione meritasse un approfondimento specifico. Anziché decidere il caso, ha preferito sospendere il giudizio, assegnando alle parti e al pubblico ministero un termine di trenta giorni per presentare memorie e osservazioni. Questa scelta procedurale, prevista dall’art. 384 c.p.c., è riservata a questioni di particolare importanza o che possono dare luogo a contrasti giurisprudenziali.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla necessità di risolvere alcuni quesiti di diritto di notevole rilievo. In primo luogo, occorre stabilire se e in che misura un provvedimento di archiviazione reso in sede penale possa avere efficacia di giudicato in un procedimento civile o amministrativo. A differenza di una sentenza di assoluzione, l’archiviazione non presuppone un accertamento pieno del fatto, ma una valutazione sulla sostenibilità dell’accusa in giudizio. In secondo luogo, la Corte ha evidenziato la necessità di considerare il quadro giuridico europeo, con specifico riferimento alla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che hanno fornito interpretazioni estensive del principio del ne bis in idem, applicandolo anche al cumulo tra sanzioni penali e amministrative aventi natura punitiva.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza interlocutoria non risolve la controversia, ma la pone in una prospettiva più ampia. La Corte di Cassazione segnala la necessità di una riflessione ponderata sul rapporto tra diversi ordini giurisdizionali e sull’effettiva portata del divieto di doppio processo. La decisione finale, che seguirà al deposito delle osservazioni delle parti, potrebbe avere importanti ripercussioni sulla gestione dei procedimenti sanzionatori in materia finanziaria e, più in generale, su tutti i casi di ‘doppio binario’ sanzionatorio, in cui uno stesso fatto può dare origine sia a un procedimento penale che a uno amministrativo.

La Corte di Cassazione ha annullato la sanzione all’investitore?
No, la Corte non ha ancora deciso il caso nel merito. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria per sospendere il giudizio e approfondire una complessa questione di diritto prima di prendere una decisione finale.

Qual è il principio legale al centro della decisione?
Il principio chiave è il ne bis in idem, cioè il divieto di essere processati o puniti due volte per lo stesso fatto illecito. La questione specifica è se questo principio si applichi quando un procedimento penale viene archiviato e, parallelamente, è in corso un procedimento per una sanzione amministrativa.

Un decreto di archiviazione penale blocca automaticamente una sanzione amministrativa per gli stessi fatti?
La Corte di Cassazione, con questa ordinanza, chiarisce che la risposta non è automatica né scontata. Ha sospeso la decisione proprio per esaminare in modo approfondito se un provvedimento di archiviazione abbia l’efficacia di un giudicato e come si rapporti con il principio del ne bis in idem, tenendo conto anche del diritto europeo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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