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Ne bis in idem: assoluzione penale annulla sanzione

Un manager, sanzionato dall’Autorità di Vigilanza Finanziaria per presunta comunicazione di informazioni privilegiate, ha ottenuto l’annullamento della sanzione in Cassazione. La decisione si fonda sul principio del ne bis in idem, a seguito di una sentenza penale definitiva di assoluzione per gli stessi fatti con la formula ‘perché il fatto non sussiste’, che ha prevalso sul procedimento amministrativo.

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Ne bis in idem: L’Assoluzione Penale Blocca la Sanzione dell’Autorità di Vigilanza

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel rapporto tra procedimento penale e procedimento amministrativo sanzionatorio, specialmente in materia finanziaria. La Corte ha stabilito che un’assoluzione definitiva in sede penale con formula piena impedisce la prosecuzione del procedimento amministrativo per gli stessi fatti, applicando direttamente il principio europeo del ne bis in idem. Questa decisione riafferma la prevalenza del giudicato penale che accerta l’insussistenza del fatto, bloccando di fatto la potestà sanzionatoria dell’Autorità di Vigilanza.

I fatti del caso: dalla presunta informazione privilegiata alla sanzione

Un manager di alto livello, presidente e amministratore delegato di una società per azioni, era stato sanzionato dall’Autorità di Vigilanza Finanziaria. L’accusa era di aver comunicato a un terzo un’informazione privilegiata relativa a un progetto di acquisizione della sua azienda da parte di una multinazionale straniera. L’informazione riguardava il prezzo per azione (4,30 euro) e la conseguente promozione di un’OPA obbligatoria.

L’Autorità di Vigilanza aveva quindi inflitto al manager una sanzione pecuniaria di 150.000 euro e una sanzione accessoria interdittiva di dodici mesi. Il manager aveva impugnato la delibera sanzionatoria davanti alla Corte di Appello, la quale però aveva rigettato il ricorso, confermando la sanzione. Contro questa decisione, il manager ha proposto ricorso in Cassazione.

L’impatto del ne bis in idem e del giudicato penale sopravvenuto

L’elemento decisivo del caso è emerso durante il giudizio di cassazione. Parallelamente al procedimento amministrativo, era stato avviato un procedimento penale per gli stessi identici fatti, contestando al manager il reato di abuso di informazioni privilegiate. Questo processo si è concluso con una sentenza di assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste”.

Questa sentenza penale è diventata definitiva e irrevocabile mentre il ricorso contro la sanzione amministrativa era pendente in Cassazione. La difesa del manager ha quindi sollevato un’eccezione di giudicato esterno sopravvenuto, sostenendo che tale assoluzione dovesse bloccare anche il procedimento amministrativo in corso, in virtù del principio del ne bis in idem.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente l’eccezione, ritenendola fondata. I giudici hanno richiamato la giurisprudenza consolidata, sia nazionale che europea, secondo cui le sanzioni amministrative in materia di abusi di mercato, pur essendo formalmente amministrative, hanno una natura sostanzialmente penale. Di conseguenza, ad esse si applica pienamente la garanzia del ne bis in idem, sancita dall’articolo 50 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

La Corte ha specificato che, quando un procedimento penale per i medesimi fatti si conclude con una pronuncia definitiva di assoluzione “perché il fatto non sussiste”, il divieto di un secondo giudizio è pienamente efficace. Questo accertamento giudiziale sull’insussistenza materiale del fatto storico impedisce di continuare l’accertamento dell’illecito amministrativo. Non si tratta di disapplicare una norma interna in favore di una europea, ma di prendere atto dell’improseguibilità del giudizio sanzionatorio.

Per questi motivi, la Corte ha cassato la sentenza della Corte d’Appello e, decidendo direttamente nel merito, ha annullato il provvedimento sanzionatorio originario emesso dall’Autorità di Vigilanza.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di garanzia fondamentale per il cittadino. L’assoluzione penale con formula piena, che accerta l’inesistenza del fatto contestato, crea una barriera invalicabile per qualsiasi altro procedimento sanzionatorio basato sulla stessa accusa. La decisione sottolinea la forza del giudicato penale e l’importanza del principio del ne bis in idem come pilastro del diritto, assicurando che nessuno possa essere perseguito due volte per la medesima condotta, soprattutto quando un giudice ne ha già decretato l’insussistenza.

Un’assoluzione in sede penale può annullare una sanzione amministrativa già inflitta?
Sì, secondo la sentenza, se l’assoluzione penale diventa definitiva con la formula “perché il fatto non sussiste” e riguarda gli stessi identici fatti, essa può portare all’annullamento della sanzione amministrativa, anche se quest’ultima è già stata oggetto di un giudizio di merito, in applicazione del principio del ne bis in idem.

Perché il principio del ne bis in idem si applica anche alle sanzioni dell’Autorità di Vigilanza Finanziaria?
Perché, secondo l’interpretazione della giurisprudenza europea e nazionale, le sanzioni in materia di abusi di mercato, come quelle per insider trading, hanno una natura sostanzialmente penale per la loro gravità e finalità afflittiva. Pertanto, devono rispettare le garanzie previste per la materia penale, incluso il divieto di doppio processo (ne bis in idem).

Cosa significa l’assoluzione con formula “perché il fatto non sussiste” in questo contesto?
Significa che il giudice penale ha accertato in modo definitivo che il fatto storico contestato all’imputato (in questo caso, la comunicazione dell’informazione privilegiata) non è mai avvenuto. Questo accertamento fa stato anche nel procedimento amministrativo, rendendolo improseguibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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