LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Mutuo dissenso: quando il contratto è risolto d’ufficio

Una società costruttrice e una coppia di acquirenti avevano stipulato un contratto preliminare di compravendita. A seguito di controversie, entrambe le parti hanno agito in giudizio chiedendo la risoluzione del contratto, accusandosi a vicenda di inadempimento. La Corte d’Appello, interpretando le domande contrapposte come una comune volontà di sciogliere il vincolo, ha dichiarato il contratto risolto per mutuo dissenso. La Corte di Cassazione ha confermato questa decisione, stabilendo che quando entrambe le parti chiedono la risoluzione, il giudice può rilevarne d’ufficio lo scioglimento per mutuo dissenso, poiché tale comportamento manifesta un’intenzione condivisa di porre fine al rapporto contrattuale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Mutuo Dissenso: Come le Richieste Speculari di Risoluzione Portano allo Scioglimento del Contratto

Quando una controversia contrattuale finisce in tribunale, non è raro che entrambe le parti si accusino a vicenda di inadempimento, chiedendo ciascuna la risoluzione del contratto. Ma cosa succede quando le richieste sono speculari? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che tale situazione può condurre a una declaratoria di mutuo dissenso, anche se non esplicitamente richiesto. Questo principio, rilevabile d’ufficio dal giudice, si basa sull’interpretazione della volontà delle parti di porre fine al loro rapporto.

I Fatti del Caso: Dal Preliminare alla Doppia Richiesta di Risoluzione

La vicenda nasce da un contratto preliminare di compravendita immobiliare stipulato nel 2000 tra una società costruttrice e una coppia di promissari acquirenti. Secondo gli accordi, l’immobile doveva essere consegnato entro la fine dello stesso anno.

Trascorsa la data, gli acquirenti, sostenendo il mancato completamento dei lavori a regola d’arte da parte della società, avviavano una causa per ottenere il trasferimento coattivo dell’immobile ai sensi dell’art. 2932 c.c. e il risarcimento dei danni. La società costruttrice si difendeva, affermando che i ritardi erano dovuti a richieste di lavori extra e alla mancanza di mezzi finanziari degli acquirenti. Successivamente, la stessa società avviava un’altra causa, chiedendo la risoluzione del contratto per inadempimento degli acquirenti e il pagamento di una penale.

La Decisione dei Giudici di Merito e il Principio del Mutuo Dissenso

Riuniti i due procedimenti, il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda degli acquirenti, dichiarando la risoluzione per inadempimento della società costruttrice. La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava parzialmente la decisione. I giudici d’appello ritenevano inammissibile la domanda di risoluzione degli acquirenti, in quanto modificata tardivamente e basata su vizi edilizi emersi solo dalla perizia tecnica d’ufficio (c.t.u.).

Nonostante ciò, la Corte rigettava anche la domanda di risoluzione della società e, prendendo atto delle reciproche e contrapposte domande di scioglimento del vincolo, dichiarava il contratto preliminare risolto per mutuo dissenso. Secondo la Corte, le parti, chiedendo entrambe la fine del contratto, avevano manifestato in modo inequivocabile la volontà comune di non voler più essere legate da quell’accordo.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La società costruttrice impugnava la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando principalmente due aspetti:

1. Erroneo utilizzo della perizia tecnica (c.t.u.): La società sosteneva che, una volta dichiarata inammissibile la domanda degli acquirenti (a cui la perizia era collegata), la Corte non avrebbe potuto utilizzare le risultanze della c.t.u. per fondare la propria decisione.
2. Violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato (ultra petita): La ricorrente lamentava che la Corte d’Appello avesse dichiarato il mutuo dissenso senza che nessuna delle parti lo avesse mai richiesto.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi di ricorso, fornendo importanti chiarimenti su due principi fondamentali del diritto processuale e civile.

Il Principio di Acquisizione Processuale: La CTU resta valida

In primo luogo, la Corte ha ribadito la piena validità del principio di acquisizione della prova. Secondo tale principio, una volta che un elemento probatorio (come una perizia) entra nel processo, esso è a disposizione del giudice per formare il suo libero convincimento, indipendentemente da quale parte lo abbia introdotto o dalla sorte della domanda a cui era originariamente legato. Pertanto, la Corte d’Appello aveva legittimamente utilizzato le conclusioni della perizia per valutare il comportamento complessivo delle parti, anche al fine di decidere sulla domanda di risoluzione proposta dalla stessa società.

Il Mutuo Dissenso Rilevabile d’Ufficio

Sul punto cruciale, la Cassazione ha confermato l’orientamento consolidato secondo cui il mutuo dissenso non costituisce un’eccezione in senso stretto, ma un fatto estintivo del rapporto che il giudice può accertare d’ufficio. Quando entrambe le parti chiedono la risoluzione del contratto, anche se per motivi opposti e accusandosi a vicenda, manifestano una volontà chiara e concorde: quella di sciogliere il vincolo contrattuale. Questa manifestazione di volontà è sufficiente perché il giudice, prendendone atto, dichiari il contratto risolto consensualmente, senza incorrere nel vizio di ultra petita.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre una lezione pratica fondamentale: nel contenzioso contrattuale, le strategie processuali hanno conseguenze dirette sulla sorte del rapporto. Proporre una domanda di risoluzione speculare a quella della controparte può essere interpretato dai giudici non come una semplice difesa, ma come la manifestazione di una volontà comune di porre fine al contratto. Di conseguenza, le parti devono essere consapevoli che, in un simile scenario, l’esito più probabile non sarà l’accertamento di chi avesse ragione, ma la declaratoria di scioglimento del contratto per mutuo dissenso, con le relative conseguenze restitutorie.

Se entrambe le parti di un contratto chiedono al giudice la risoluzione per inadempimento dell’altra, cosa può decidere il giudice?
Il giudice può dichiarare il contratto sciolto per mutuo dissenso. Secondo la Corte di Cassazione, le richieste reciproche di risoluzione, pur basate su accuse contrapposte, manifestano una volontà comune di porre fine al rapporto contrattuale, e tale volontà può essere accertata d’ufficio dal giudice.

Una prova richiesta da una parte (es. una perizia tecnica) può essere usata dal giudice anche se la domanda di quella parte viene dichiarata inammissibile?
Sì. In base al principio di acquisizione processuale, una volta che un elemento probatorio è stato regolarmente introdotto nel processo, diventa parte del materiale a disposizione del giudice e può essere utilizzato per la decisione, indipendentemente dall’esito della domanda a cui era collegato.

La risoluzione per mutuo dissenso deve essere esplicitamente richiesta dalle parti?
No. La Cassazione chiarisce che il mutuo dissenso rappresenta un fatto estintivo dei diritti nascenti dal contratto. Pertanto, se emerge dagli atti di causa (come nel caso di reciproche domande di risoluzione), il giudice può rilevarlo e dichiararlo d’ufficio, senza che sia necessaria una specifica domanda in tal senso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati