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Motivo illecito comune: nullità del contratto

Una società in amministrazione giudiziaria ha impugnato l’esclusione del proprio credito da un fallimento. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione di merito. Il contratto alla base del credito è stato ritenuto nullo per motivo illecito comune, in quanto parte di uno schema tra società collegate volto a moltiplicare i costi e ripartire indebitamente utili a danno di un ente pubblico, invece di fornire servizi reali.

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Motivo Illecito Comune: La Cassazione Conferma la Nullità di un Complesso Schema Contrattuale

L’ordinanza n. 7197/2024 della Corte di Cassazione offre un importante spunto di riflessione sulla nullità dei contratti quando questi celano un motivo illecito comune a tutte le parti. Il caso analizzato riguarda un complesso schema societario e una serie di contratti a cascata che, secondo i giudici, non erano finalizzati a fornire servizi reali ma a creare un meccanismo per la ripartizione indebita di utili a danno di un ente pubblico. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti: Lo Schema Societario e la Moltiplicazione dei Costi

La controversia nasce dalla richiesta di ammissione al passivo fallimentare di un credito di quasi 1,5 milioni di euro da parte di una società in amministrazione giudiziaria. Tale credito derivava da un contratto di prestazione d’opera stipulato con un’altra società, successivamente fallita.

Tuttavia, questo contratto era solo l’ultimo anello di una catena più complessa:

1. Un Comune aveva affidato la gestione di vari servizi a una società partecipata (controllata al 51% dallo stesso Comune e al 49% dalla società poi fallita).
2. Questa società partecipata, anziché svolgere i servizi, li aveva a sua volta appaltati interamente al proprio socio di minoranza (la società fallita).
3. Quest’ultima, infine, aveva ulteriormente sub-appaltato le prestazioni alle proprie tre società socie, tra cui quella che ha poi richiesto l’ammissione del credito.

Il Tribunale di merito, analizzando la vicenda, ha rilevato una significativa commistione di cariche sociali tra le varie aziende coinvolte. Questa sovrapposizione ha fatto sì che i contratti fossero, in sostanza, stipulati tra soggetti solo apparentemente diversi ma riconducibili a un unico centro decisionale. L’obiettivo non era ottimizzare i servizi pubblici, ma ripartire i ricavi attraverso una moltiplicazione di passaggi contrattuali, con un ingiustificato aumento dei costi a carico dell’ente pubblico.

La Nullità per Motivo Illecito Comune

Il cuore della decisione di primo grado, poi confermata in Cassazione, risiede nell’applicazione dell’art. 1345 del Codice Civile. I giudici hanno ritenuto che il motivo illecito comune e determinante che ha spinto tutte le parti a stipulare questa catena di contratti non fosse la fornitura di servizi, ma la creazione di un sistema per un’anticipata e indebita ripartizione di utili.

In altre parole, l’intero “progetto contrattuale” è stato considerato nullo perché finalizzato a uno scopo contrario alla legge: la malversazione di risorse pubbliche attraverso una struttura societaria e contrattuale artificiosa. La genericità degli oggetti dei contratti, che non permetteva di identificare le specifiche attività svolte, ha ulteriormente rafforzato questa conclusione.

L’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione

La società creditrice ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e un’errata valutazione dei fatti. Tuttavia, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile.

I giudici di legittimità hanno chiarito che le censure della ricorrente non miravano a denunciare un errore nell’interpretazione della legge, ma a ottenere una nuova e diversa valutazione del merito della causa. Un’operazione, questa, preclusa in sede di Cassazione, il cui compito non è riesaminare i fatti, ma verificare la corretta applicazione delle norme di diritto.

Le Motivazioni della Corte Suprema

La Corte ha sottolineato che la motivazione del Tribunale era tutt’altro che inesistente, ma anzi ampia e ben argomentata nel descrivere l’illecito “progetto contrattuale”. Secondo la Cassazione, i giudici di merito hanno correttamente identificato la trama dei rapporti societari e negoziali come un meccanismo finalizzato non all’ottimizzazione dei servizi pubblici, ma a una surrettizia distribuzione di ricavi e utili tra le società socie. Questa finalità, concretizzatasi in una illecita moltiplicazione di costi a danno dell’ente locale, costituisce un classico esempio di motivo illecito comune che rende nullo l’intero accordo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la validità di un contratto non si giudica solo dalla sua apparenza formale, ma anche e soprattutto dalla causa concreta e dal motivo che ha spinto le parti a concluderlo. Quando lo scopo reale e condiviso è illecito, l’intero castello contrattuale crolla. La decisione serve da monito per le operazioni societarie complesse, specialmente quelle che coinvolgono risorse pubbliche. La commistione di interessi e la sovrapposizione di cariche sociali possono essere indici di uno schema abusivo, la cui conseguenza è la nullità radicale dei negozi giuridici posti in essere, con l’impossibilità di far valere in giudizio i crediti che ne derivano.

Quando un contratto tra società collegate può essere considerato nullo per motivo illecito?
Un contratto tra società collegate può essere considerato nullo per motivo illecito quando la ragione reale, determinante e condivisa da tutte le parti non è lo scambio di prestazioni lecite, ma il perseguimento di uno scopo contrario alla legge, come ad esempio la creazione di uno schema per distribuire indebitamente utili o moltiplicare i costi a danno di terzi, in particolare di un ente pubblico.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché le critiche mosse dalla società ricorrente non riguardavano un’errata interpretazione o applicazione di norme di diritto, ma miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti e delle prove. Questo tipo di riesame è di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non può essere svolto in sede di legittimità.

Cosa si intende per “progetto contrattuale illecito” nel contesto di questa ordinanza?
Per “progetto contrattuale illecito” si intende l’insieme coordinato di più contratti e rapporti societari che, sebbene singolarmente possano apparire leciti, sono nel loro complesso finalizzati a raggiungere un risultato vietato dalla legge. Nel caso specifico, il progetto era volto a drenare risorse da un ente pubblico attraverso una catena di subappalti fittizi o ingiustificati, realizzando così una finalità illecita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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