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Motivazione sentenza: quando è inammissibile il ricorso

Un acquirente ha impugnato in Cassazione una sentenza che dichiarava nullo il suo acquisto immobiliare per simulazione assoluta, lamentando una carente motivazione da parte della Corte d’Appello. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che il vizio di “omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione” non è più un valido motivo di ricorso dopo la riforma del 2012, specialmente in presenza di una doppia decisione conforme nei gradi di merito.

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Motivazione Sentenza: I Limiti del Ricorso in Cassazione

La motivazione sentenza rappresenta il cuore pulsante di ogni decisione giudiziaria, il percorso logico-giuridico che il giudice segue per arrivare a una conclusione. Ma cosa succede quando una parte ritiene questa motivazione carente o errata? Un’ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione sui limiti attuali per contestare la motivazione di una sentenza in sede di legittimità, soprattutto dopo le riforme procedurali che hanno ristretto notevolmente le maglie del ricorso.

I Fatti del Caso: Una Compravendita Immobiliare Sotto Accusa

La vicenda trae origine da un’azione legale promossa da un istituto di credito contro una società immobiliare. La banca, creditrice della società, chiedeva al Tribunale di dichiarare la nullità di una serie di atti di compravendita immobiliare posti in essere dalla società a favore di diversi acquirenti. Secondo la banca, tali vendite erano fittizie, realizzate attraverso una “simulazione assoluta” al solo scopo di sottrarre i beni alla garanzia dei creditori.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda, dichiarando la nullità degli atti, inclusa la compravendita relativa a uno degli acquirenti. Quest’ultimo proponeva appello, ma la Corte d’Appello confermava integralmente la decisione di primo grado. Ritenendosi ancora leso, l’acquirente decideva di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio.

Il Motivo del Ricorso e la Presunta Carenza di Motivazione Sentenza

Il ricorrente basava la sua difesa su un unico motivo: la presunta “omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione” da parte della Corte d’Appello. In particolare, sosteneva che i giudici di secondo grado non avessero adeguatamente considerato la sua argomentazione secondo cui egli non era a conoscenza di alcuni contratti preliminari stipulati in precedenza sugli stessi immobili. Secondo la sua tesi, questa circostanza avrebbe dovuto essere valutata diversamente ai fini della prova della simulazione.

Questa doglianza, tuttavia, si scontra con l’attuale formulazione delle norme che regolano il ricorso in Cassazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo chiarimenti fondamentali sulla portata del controllo sulla motivazione sentenza.

Innanzitutto, i giudici hanno ribadito un principio ormai consolidato: a seguito della riforma del 2012, il vizio di “omessa, insufficiente o contraddittoria motivazione” non costituisce più un motivo valido per ricorrere in Cassazione. L’attuale formulazione dell’art. 360, n. 5, del codice di procedura civile consente di censurare una sentenza solo per “omesso esame circa un fatto decisivo per il giudizio che è stato oggetto di discussione tra le parti”. Si tratta di un vizio molto più specifico e grave, che si configura solo quando il giudice ha completamente ignorato un fatto storico cruciale, non quando ha semplicemente valutato le prove in un modo non condiviso dal ricorrente.

In secondo luogo, la Corte ha evidenziato un’altra barriera processuale insormontabile nel caso di specie: la cosiddetta “doppia conforme di merito”. L’art. 348-ter del codice di procedura civile stabilisce che, quando la Corte d’Appello conferma la decisione del Tribunale, il ricorso in Cassazione per vizi relativi alla motivazione è precluso. L’unica eccezione si ha quando si dimostra che le motivazioni dei due giudici di merito si basano su ragioni di fatto diverse, circostanza che il ricorrente non è riuscito a provare.

Infine, la Corte ha sottolineato la propria natura di giudice di legittimità. Il suo compito non è quello di riesaminare le prove o di sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici di merito. Le censure del ricorrente, in realtà, miravano a ottenere un nuovo e diverso apprezzamento degli elementi di prova, un’operazione non consentita in sede di Cassazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida un orientamento rigoroso e conferma che le possibilità di contestare la motivazione sentenza in Cassazione sono oggi molto limitate. La decisione ha importanti implicazioni pratiche:

1. Fine delle censure generiche: Non è più sufficiente lamentare una motivazione “insufficiente” o “contraddittoria”. È necessario individuare un fatto storico, principale o secondario, che sia stato completamente tralasciato dal giudice e che, se esaminato, avrebbe potuto portare a una decisione diversa.
2. Peso della “doppia conforme”: In caso di due sentenze di merito identiche nella decisione, la strada per un ricorso basato sulla motivazione è quasi sempre sbarrata.
3. Focus sulla violazione di legge: Il ricorso per cassazione deve concentrarsi su chiare violazioni o errate applicazioni di norme di diritto, piuttosto che su un disaccordo con l’interpretazione dei fatti data dal giudice di merito.

In sintesi, questa pronuncia ribadisce che il giudizio di legittimità non è un “terzo grado” di merito, ma un controllo sulla corretta applicazione del diritto, e che la valutazione delle prove è un compito demandato in via esclusiva ai giudici dei primi due gradi di giudizio.

È ancora possibile contestare una sentenza in Cassazione per “motivazione insufficiente o contraddittoria”?
No, a seguito della riforma del 2012, questo specifico motivo non è più consentito. Secondo l’ordinanza, il ricorso è ammesso solo per “omesso esame circa un fatto decisivo per il giudizio” o in casi eccezionali di motivazione totalmente assente, apparente o incomprensibile.

Cosa significa “doppia conforme di merito” e quali conseguenze ha?
Si ha una “doppia conforme” quando la sentenza di primo grado e quella d’appello giungono alla medesima decisione nel merito. In questo caso, come stabilito nell’ordinanza, il ricorso in Cassazione per vizi di motivazione è inammissibile, a meno che non si dimostri che le ragioni di fatto poste a base delle due decisioni siano tra loro diverse.

Può la Corte di Cassazione riesaminare le prove e i fatti di una causa?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito, come ribadito nel provvedimento, non è rivalutare le prove o i fatti, ma controllare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge. Le censure che presuppongono un diverso apprezzamento dei fatti sono inammissibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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