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Motivazione Apparente: quando la sentenza è nulla

Una società immobiliare si oppone alla decisione del Tribunale in merito ai crediti vantati verso un fallimento per canoni di locazione. La Corte di Cassazione ha annullato il decreto del Tribunale perché la sua giustificazione era incomprensibile, configurando un vizio di motivazione apparente. La Suprema Corte ha chiarito che un provvedimento è nullo quando non permette di comprendere l’iter logico-giuridico seguito dal giudice, violando il diritto a una decisione motivata.

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Motivazione Apparente: La Cassazione Annulla un Decreto Incomprensibile

Una decisione giudiziaria deve essere sempre chiara e comprensibile. Il nostro ordinamento, all’articolo 111 della Costituzione, stabilisce che ogni provvedimento giurisdizionale deve essere motivato. Ma cosa succede quando una motivazione esiste sulla carta, ma è così confusa da non spiegare nulla? In questi casi si parla di motivazione apparente, un vizio grave che può portare all’annullamento della decisione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un esempio lampante di questa patologia processuale, in un caso che coinvolge una società immobiliare e il fallimento della sua inquilina.

I Fatti di Causa: La controversia tra locatore e fallimento

Una società di gestione immobiliare, proprietaria di un immobile, aveva chiesto di essere ammessa al passivo del fallimento della società sua conduttrice. I crediti richiesti erano di varia natura:

1. Canoni di locazione non pagati prima della dichiarazione di fallimento.
2. Canoni maturati dopo la dichiarazione di fallimento e fino alla comunicazione di recesso dal contratto da parte del curatore fallimentare (da pagarsi in prededuzione).
3. Un’indennità per l’occupazione dell’immobile dal recesso fino all’effettivo rilascio.
4. Un equo indennizzo per il recesso anticipato del curatore.

Il Giudice Delegato aveva ammesso solo una parte dei crediti. La società locatrice aveva quindi proposto opposizione al Tribunale.

La Decisione del Tribunale e il Problema della Motivazione Apparente

Il Tribunale, accogliendo parzialmente l’opposizione, aveva ammesso al passivo una somma aggiuntiva in prededuzione, rigettando però ‘ogni altra domanda perché non provata’. La vicenda si era complicata ulteriormente perché il decreto del Tribunale era stato emesso con una pagina mancante, poi integrata tramite una procedura di correzione di errore materiale.

La società locatrice ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando due vizi principali: l’illegittimità della procedura di correzione e, soprattutto, il fatto che anche il decreto ‘completo’ fosse affetto da una motivazione apparente. In sostanza, il provvedimento del Tribunale non spiegava in alcun modo perché le richieste principali della società fossero state respinte né come fosse stata calcolata la minor somma ammessa.

L’intervento della Cassazione e l’analisi del vizio

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, concentrandosi sul secondo motivo e assorbendo il primo. Ha ribadito un principio fondamentale: una motivazione non è solo un requisito formale, ma deve illustrare l’iter logico che ha portato il giudice a quella determinata conclusione.

Una motivazione apparente si verifica quando il giudice usa frasi di stile, formule generiche o argomentazioni talmente contraddittorie e perplesse da non consentire di comprendere le ragioni della decisione. È come se la motivazione ci fosse, ma non dicesse nulla di concreto.

Nel caso specifico, il decreto del Tribunale si limitava ad accennare a un ‘certo ritardo nella riconsegna’ e a una valutazione ‘equitativamente ed economicamente’ senza fornire alcun parametro o spiegazione logica. Questo ha reso impossibile capire perché una parte del credito fosse stata riconosciuta e il resto no.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha affermato che la sanzione della nullità colpisce non solo le sentenze totalmente prive di motivazione grafica, ma anche quelle che, dietro una parvenza di giustificazione, non consentono di ‘comprendere le ragioni e, quindi, le basi della sua genesi e l’iter logico seguito’. Il giudice dell’opposizione aveva il dovere di spiegare perché non riconosceva i crediti per l’occupazione post-recesso o l’indennizzo per la risoluzione anticipata. Limitarsi a dire che la domanda era ‘non provata’, senza specificare cosa non fosse stato provato e perché, equivale a non motivare affatto.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento è un importante monito sull’obbligo costituzionale di motivazione dei provvedimenti. Per le parti in causa, significa che hanno diritto a una decisione le cui ragioni siano chiare e tracciabili. Per gli avvocati, sottolinea l’importanza di contestare non solo il merito di una decisione, ma anche i suoi vizi procedurali, come una motivazione incomprensibile. La Corte ha quindi cassato il decreto del Tribunale e ha rinviato la causa allo stesso ufficio, ma in diversa composizione, affinché la controversia sia decisa con un provvedimento che spieghi in modo chiaro e logico le sue conclusioni.

Che cos’è una motivazione apparente?
Si ha una motivazione apparente quando un provvedimento giudiziario, pur contenendo un testo, non permette di ricostruire il percorso logico-giuridico seguito dal giudice. Utilizza formule generiche, contraddittorie o incomprensibili che, di fatto, equivalgono a un’assenza di motivazione, rendendo nullo il provvedimento.

Perché il decreto del Tribunale è stato annullato?
Il decreto è stato annullato perché la sua motivazione era incomprensibile. Non spiegava per quale ragione e a che titolo avesse ammesso al passivo del fallimento solo una piccola parte della somma richiesta dalla società creditrice, rigettando le altre richieste senza fornire una giustificazione logica e coerente.

Quali sono le conseguenze pratiche di questa decisione?
La Corte di Cassazione ha cassato con rinvio il decreto impugnato. Ciò significa che il procedimento torna al Tribunale, che dovrà riesaminare il caso e pronunciarsi nuovamente, questa volta fornendo una motivazione completa, chiara e logicamente coerente con la decisione che verrà assunta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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