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Motivazione apparente: la Cassazione cassa la sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello per vizio di motivazione apparente. Il caso riguardava l’impugnazione di un lodo arbitrale in materia di affitto d’azienda. I giudici di secondo grado non avevano risposto in modo specifico alla censura secondo cui l’arbitro aveva deciso oltre i limiti del mandato conferitogli. La Suprema Corte ha chiarito che una risposta generica e non pertinente ai motivi di gravame equivale a un’omessa motivazione, determinando la nullità della pronuncia.

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Motivazione Apparente: Quando la Sentenza è Nulla? Il Caso di un Arbitrato Contestato

Una sentenza deve sempre spiegare in modo chiaro e logico perché il giudice ha deciso in un certo modo. Quando questa spiegazione è solo di facciata, si parla di motivazione apparente, un vizio grave che può portare all’annullamento della decisione. La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 22156 del 2024, è tornata su questo importante principio, cassando una sentenza d’appello che aveva risposto in modo evasivo a un preciso motivo di gravame, relativo ai poteri di un arbitro.

I Fatti del Caso: Dall’Affitto d’Azienda all’Arbitrato

La vicenda nasce da un contratto di affitto d’azienda. Al termine del rapporto, sorge una controversia tra i proprietari dell’azienda e la società affittuaria. Le questioni sul tavolo sono diverse: canoni non pagati, riconsegna dei beni e, soprattutto, il valore delle migliorie apportate dalla società affittuaria ai locali aziendali.

Per risolvere la lite, le parti si affidano a un arbitrato irrituale, una procedura in cui uno o più arbitri ricevono il mandato di definire la controversia con una decisione che ha la forza di un contratto tra le parti. L’arbitro, dopo aver disposto una consulenza tecnica per stimare il valore delle opere, emette il suo lodo, condannando la società al pagamento di una somma residua.

La società affittuaria, ritenendo il lodo ingiusto, lo impugna davanti al Tribunale, che però respinge le sue richieste. La decisione viene confermata anche dalla Corte d’Appello. A questo punto, la società decide di portare il caso fino in Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La società ricorrente solleva due principali critiche contro la sentenza della Corte d’Appello:

1. Violazione del contraddittorio: Si lamenta che la valutazione delle migliorie, effettuata dal consulente tecnico e fatta propria dall’arbitro, sia stata arbitraria e immotivata, impedendo alla società di difendersi adeguatamente.
2. Motivazione apparente e violazione del mandato: Questo è il punto cruciale. La società sostiene che l’arbitro abbia deciso su questioni non comprese nel mandato originario, in particolare sull’attribuzione ai proprietari dell’insegna e dei segni distintivi usati dalla società. Questa domanda, secondo la ricorrente, era stata introdotta tardivamente e non era stata da lei accettata. La Corte d’Appello, nel respingere questa censura, si sarebbe limitata ad affermazioni generiche sulla libertà delle forme nell’arbitrato irrituale, senza però affrontare il vero nodo della questione: l’eccesso di potere dell’arbitro.

Le Motivazioni della Suprema Corte: Accolta la Censura sulla Motivazione Apparente

La Corte di Cassazione esamina distintamente i due motivi di ricorso, giungendo a conclusioni opposte.

Il Primo Motivo: Inammissibile

Sul primo punto, la Corte ritiene la censura inammissibile. Spiega che quella presentata dalla società non è una vera violazione del principio del contraddittorio, ma piuttosto una critica alla motivazione del lodo. Le parti, infatti, avevano avuto la possibilità di contestare la perizia e chiedere chiarimenti, come effettivamente avvenuto. Pertanto, non si configura un vizio procedurale, ma un dissenso nel merito della valutazione, che non può essere fatto valere in sede di legittimità in questi termini.

Il Secondo Motivo: Fondato

La Cassazione accoglie invece pienamente il secondo motivo, qualificando la decisione della Corte d’Appello come un chiaro esempio di motivazione apparente. I giudici supremi evidenziano come la Corte territoriale non abbia fornito una risposta concreta alla specifica doglianza sollevata. La questione non era la generica assenza di preclusioni processuali nell’arbitrato irrituale, bensì se l’arbitro potesse pronunciarsi su una domanda (l’attribuzione dei segni distintivi) che la società sosteneva essere nuova, estranea al mandato e mai accettata.

La risposta della Corte d’Appello – che si è limitata a dire che nell’arbitrato c’è libertà di forme e che tutte le parti hanno potuto difendersi – è stata giudicata “del tutto eccentrica rispetto alla censura mossa”. In pratica, il giudice d’appello ha dato una non-risposta, utilizzando una formula generica che non affronta il problema specifico. Questo, secondo la Cassazione, equivale a un’omissione di motivazione, poiché non permette di comprendere l’iter logico-giuridico che ha portato al rigetto del motivo d’appello. Una simile motivazione viola l’obbligo costituzionale e processuale del giudice di rendere conto delle proprie decisioni.

Le Conclusioni: L’Obbligo del Giudice di Rispondere Puntualmente

In conclusione, la Corte di Cassazione cassa la sentenza impugnata e rinvia la causa alla Corte d’Appello, in diversa composizione, affinché si pronunci nuovamente sulla questione. Il principio che emerge con forza da questa ordinanza è che il giudice d’appello ha il dovere di esaminare e rispondere in modo puntuale e pertinente a ogni singola censura sollevata. Una motivazione che si cela dietro formule di stile o affermazioni generiche, senza entrare nel merito della critica specifica, è solo apparente e, come tale, invalida. Questa decisione ribadisce l’importanza della chiarezza e della completezza delle motivazioni come garanzia fondamentale del giusto processo.

Quando una motivazione può essere considerata ‘apparente’ e portare alla nullità della sentenza?
Una motivazione è ‘apparente’ quando, pur essendo presente nel testo, non rende percepibile il fondamento della decisione perché contiene argomentazioni così generiche, illogiche o non pertinenti alle specifiche censure da non permettere di comprendere il percorso logico seguito dal giudice. Equivale a un’assenza di motivazione.

In un arbitrato irrituale, l’arbitro può decidere su domande non previste nel mandato iniziale?
No, l’arbitro deve attenersi ai limiti del mandato conferitogli dalle parti. Se una parte introduce una nuova domanda durante il procedimento, questa può essere decisa solo se l’altra parte accetta il contraddittorio su di essa. In caso contrario, una decisione su tale domanda è viziata per eccesso di potere e il lodo può essere annullato su questo punto.

Cosa succede quando la Corte di Cassazione accoglie un motivo di ricorso per motivazione apparente?
La Corte di Cassazione annulla (‘cassa’) la sentenza impugnata e rinvia il caso allo stesso giudice di grado precedente (in questo caso, la Corte d’Appello), ma in diversa composizione. Questo nuovo collegio dovrà riesaminare il punto controverso e decidere di nuovo, fornendo questa volta una motivazione completa e pertinente, in linea con i principi stabiliti dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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