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Motivazione apparente: Cassazione annulla sentenza

Una società semplice ha citato in giudizio un individuo per aver ricevuto fondi derivanti da una complessa operazione finanziaria illecita, che aveva utilizzato una polizza della società come garanzia a sua insaputa. I tribunali di primo e secondo grado avevano respinto la richiesta di risarcimento, non ritenendo provato il dolo o la colpa del beneficiario. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione d’appello, qualificandola come un caso di “motivazione apparente”. Secondo la Suprema Corte, il giudice di secondo grado non ha adeguatamente spiegato le ragioni della sua decisione, limitandosi a frasi generiche e omettendo di analizzare il profilo della colpa, rendendo di fatto impossibile comprendere l’iter logico seguito. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per un nuovo esame.

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Motivazione Apparente: La Cassazione Annulla la Sentenza per Carenza di Ragionamento

L’obbligo di motivazione dei provvedimenti giurisdizionali è un pilastro del nostro ordinamento, sancito dalla Costituzione. Ma cosa accade quando una motivazione esiste solo sulla carta, ma è priva di una reale sostanza logica? Si parla in questi casi di motivazione apparente, un vizio grave che può portare all’annullamento della sentenza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di questa patologia processuale, in un caso complesso di responsabilità civile derivante da operazioni finanziarie illecite.

I Fatti di Causa: Una Complessa Operazione Finanziaria

Una società semplice aveva affidato la gestione dei propri capitali a una società fiduciaria. Nell’ambito di questo rapporto, era stata stipulata una polizza assicurativa di diritto lussemburghese di ingente valore. Anni dopo, la società attrice scopriva che, a sua totale insaputa, tale polizza era stata costituita in pegno per garantire un’apertura di credito milionaria concessa da una banca svizzera a un terzo soggetto, descritto come quasi nullatenente.

I fondi, una volta erogati, venivano dirottati su un conto estero e infine trasferiti a un individuo, risultato essere il beneficiario finale dell’intera operazione. A seguito del mancato rimborso del finanziamento, la banca escuteva la garanzia, riscattando la polizza e causando un enorme danno patrimoniale alla società attrice.

La società ha quindi agito in giudizio contro la società di gestione patrimoniale (ritenuta responsabile per aver agevolato l’operazione) e contro l’individuo beneficiario finale, chiedendo il risarcimento del danno.

Il Percorso Giudiziario e la questione della motivazione apparente

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda contro la società di gestione ma la rigettava nei confronti dell’individuo beneficiario, sostenendo che non fosse stata provata la sua partecipazione, dolosa o colposa, al fatto illecito. La Corte d’Appello confermava integralmente la decisione di primo grado.

La società attrice proponeva quindi ricorso per Cassazione, lamentando, tra i vari motivi, la violazione dell’obbligo di motivazione. Secondo la ricorrente, la Corte d’Appello aveva rigettato il gravame con un’argomentazione puramente apparente, senza analizzare concretamente gli elementi di prova e senza spiegare perché l’individuo non potesse essere considerato responsabile, quantomeno a titolo di colpa, per aver accettato un’enorme somma di denaro di provenienza sospetta.

Le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendo fondata la censura relativa alla motivazione apparente. Gli Ermellini hanno evidenziato come la Corte d’Appello si fosse limitata ad affermare che «gli elementi probatori acquisiti non consentivano di ritenere esistente un’intesa» tra l’individuo e gli altri soggetti coinvolti, senza però specificare quali fossero tali elementi e perché fossero insufficienti.

In sostanza, il giudice di secondo grado non ha reso comprensibile l’iter logico-giuridico che lo ha portato a quella conclusione. Ha usato una formula assertiva e laconica, quasi tautologica, che non soddisfa il requisito del “minimo costituzionale” di motivazione.

Inoltre, la Cassazione ha sottolineato una grave omissione: la Corte d’Appello aveva completamente ignorato di esaminare il profilo della responsabilità per colpa. L’appello era specificamente incentrato sul fatto che l’individuo avrebbe dovuto, con l’ordinaria diligenza, sospettare dell’origine illecita dei fondi. Nonostante ciò, la sentenza impugnata si era concentrata solo sull’assenza di un’intesa dolosa, tralasciando del tutto la valutazione sulla possibile negligenza. Questa omissione ha reso la motivazione non solo apparente, ma anche intrinsecamente contraddittoria e carente.

Le conclusioni: L’Importanza di una Motivazione Effettiva

Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: una sentenza non è valida solo perché contiene una sezione intitolata “motivi della decisione”. È necessario che tale sezione contenga un ragionamento effettivo, comprensibile e coerente, che dia conto delle prove esaminate e delle norme applicate. Una motivazione apparente equivale a una motivazione assente e determina la nullità della sentenza.

La Corte di Cassazione, cassando la sentenza, ha rinviato la causa alla Corte d’Appello, in diversa composizione, affinché proceda a un nuovo esame del merito. Il nuovo giudice dovrà valutare attentamente tutti gli elementi probatori e fornire una motivazione completa e logica, che affronti tutti i profili di responsabilità sollevati, incluso quello, finora ignorato, della colpa.

Quando una motivazione di una sentenza si definisce “apparente”?
La motivazione è “apparente” quando, pur essendo graficamente presente, è talmente laconica, assertiva o tautologica da non rendere comprensibile il ragionamento logico-giuridico seguito dal giudice per arrivare alla sua decisione. In pratica, non spiega quali elementi di prova hanno fondato il convincimento del giudice.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello in questo caso?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza perché la Corte d’Appello si è limitata ad affermare in modo generico che non era provata un’intesa illecita tra le parti, senza spiegare quali elementi probatori la portassero a tale conclusione e, soprattutto, omettendo completamente di esaminare il profilo della colpa del convenuto, che era stato specificamente sollevato nell’atto di appello.

Cosa succede quando una sentenza viene cassata per motivazione apparente?
La sentenza viene annullata e il caso viene rinviato a un’altra sezione dello stesso giudice che ha emesso la sentenza (in questo caso, la Corte d’Appello), che dovrà riesaminare il merito della questione e pronunciare una nuova decisione, questa volta fornendo una motivazione completa, logica e comprensibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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