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Motivazione apparente: Cassazione annulla sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello che aveva dichiarato inefficace un trasferimento immobiliare tra padre e figlio. Il motivo principale è la ‘motivazione apparente’ del provvedimento d’appello: i giudici di secondo grado non avevano sviluppato un percorso logico-giuridico chiaro e comprensibile per giustificare la loro decisione. La Cassazione ha ritenuto che il ragionamento fosse apodittico e si limitasse a richiamare principi di diritto senza applicarli concretamente al caso, rendendo impossibile un controllo sulla correttezza della decisione. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per un nuovo esame.

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Motivazione Apparente: La Cassazione Annulla la Revocatoria di un Atto Immobiliare

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del nostro ordinamento giuridico: ogni decisione giudiziaria deve essere sorretta da un percorso logico-giuridico chiaro e comprensibile. Quando ciò non avviene, si cade nel vizio di motivazione apparente, un difetto tanto grave da comportare l’annullamento della sentenza. Questo è esattamente quanto accaduto in un caso riguardante un’azione revocatoria su un trasferimento immobiliare avvenuto in seguito a un accordo di divorzio.

I Fatti del Caso: La Contesa sul Trasferimento Immobiliare

La vicenda ha origine nel 2015, quando una creditrice conveniva in giudizio un uomo e suo figlio. La donna chiedeva che fosse dichiarato inefficace, nei suoi confronti, l’atto con cui il padre aveva trasferito al figlio alcuni immobili. Tale trasferimento era avvenuto in esecuzione di un accordo raggiunto in sede di modifica delle condizioni di divorzio.

La creditrice vantava un credito basato su un riconoscimento di debito sottoscritto dal padre nell’ottobre 2014. Inizialmente, il Tribunale di primo grado rigettava la domanda. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, accoglieva l’impugnazione e dichiarava l’inefficacia dell’atto di trasferimento immobiliare. Contro questa decisione, padre e figlio proponevano ricorso per Cassazione, lamentando diversi vizi.

I Motivi del Ricorso e il Vizio di Motivazione Apparente

I ricorrenti hanno sollevato tre principali motivi di doglianza, ma è stato il terzo a fare breccia, assorbendo di fatto gli altri. Essi hanno sostenuto che la Corte d’Appello avesse errato sotto più profili, tra cui:

1. Errata datazione del credito: Sostenevano che il debito personale del padre fosse sorto dopo l’accordo dispositivo, mancando così il requisito della preesistenza del credito per l’azione revocatoria.
2. Insussistenza della qualità di creditrice: Affermavano che al momento dell’azione legale, il credito non era né certo né liquido, ma ancora oggetto di contenzioso.
3. Vizio di motivazione e ultrapetizione: Contestavano alla Corte d’Appello di aver qualificato l’atto come gratuito e fraudolento senza una specifica domanda in tal senso e, soprattutto, di aver fornito una motivazione apparente, limitandosi a generiche affermazioni prive di riscontro probatorio.

Le Motivazioni della Cassazione: Quando il Ragionamento del Giudice è Solo un’Illusione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, concentrandosi proprio sulla debolezza strutturale della sentenza d’appello. I giudici di legittimità hanno ricordato che una motivazione si definisce “meramente apparente” quando è afflitta da un contrasto irriducibile tra affermazioni inconciliabili o risulta “perplessa ed obiettivamente incomprensibile”.

In pratica, una sentenza è viziata non solo quando la motivazione manca del tutto, ma anche quando, pur essendo presente sulla carta, non permette di comprendere l’iter logico-giuridico seguito dal giudice. Questo accade quando le argomentazioni sono “obbiettivamente inidonee a far conoscere il ragionamento seguito”, lasciando all’interprete il compito di integrare la decisione con “ipotetiche congetture”.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello si era limitata a richiamare principi giurisprudenziali in tema di revocatoria senza però applicarli in modo specifico alla fattispecie, senza dare conto dell’esame delle prove e delle risultanze istruttorie. Il suo percorso argomentativo non era chiaramente sviluppato e, in alcuni punti, risultava apodittico. Questa carenza ha reso la decisione non trasparente e, di conseguenza, non controllabile nella sua logicità e correttezza. Tale difetto costituisce un error in procedendo che viola l’articolo 132 del Codice di Procedura Civile e il principio del giusto processo sancito dall’articolo 111 della Costituzione.

Conclusioni: L’Importanza di una Decisione Comprensibile

La decisione della Cassazione è un monito fondamentale: la giustizia non si esaurisce nel dispositivo, ma vive nel percorso che conduce ad esso. Una sentenza con motivazione apparente è una sentenza nulla, perché nega alle parti il diritto di comprendere le ragioni della decisione e di esercitare un controllo effettivo su di essa. Per questi motivi, la Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Catania, in diversa composizione, che dovrà procedere a un nuovo e più approfondito esame della vicenda, questa volta costruendo un impianto motivazionale solido e trasparente.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d’Appello?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza perché affetta dal vizio di ‘motivazione apparente’. Il percorso argomentativo seguito dalla Corte d’Appello non era chiaramente sviluppato, risultando apodittico e non consentendo di comprendere il ragionamento logico-giuridico alla base della decisione.

Cosa si intende per ‘motivazione apparente’ in una sentenza?
Per motivazione apparente si intende una motivazione che, sebbene esistente dal punto di vista grafico, è talmente generica, contraddittoria, illogica o priva di riferimenti concreti al caso di specie da non rendere percepibile il fondamento della decisione e il ragionamento seguito dal giudice.

Quali sono le conseguenze dell’annullamento della sentenza da parte della Cassazione?
La conseguenza è che la sentenza impugnata viene eliminata. La Corte di Cassazione ha disposto il rinvio del caso alla Corte d’Appello di Catania, la quale, in una diversa composizione, dovrà riesaminare la controversia e decidere nuovamente, provvedendo anche sulle spese del giudizio di cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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