LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Modifica contrattuale tacita: quando perdi i diritti

Una società di trasporti ha citato in giudizio un suo importante cliente per risarcimento danni, a seguito dello spostamento unilaterale di un centro di distribuzione che ha aumentato i costi operativi. Il contratto originale prevedeva che ogni modifica dovesse avvenire in forma scritta. La Corte di Cassazione, confermando le sentenze precedenti, ha respinto il ricorso. La Corte ha stabilito che, proseguendo l’attività per due anni senza interrompere il servizio, la società di trasporti ha di fatto accettato la modifica contrattuale tacita, rinunciando implicitamente alla clausola della forma scritta e, di conseguenza, al diritto di chiedere un risarcimento per i maggiori costi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Modifica contrattuale tacita: attenti a non perdere i vostri diritti!

Un’azienda prosegue un servizio nonostante una modifica unilaterale del contratto da parte del cliente che ne aumenta i costi. Può, dopo anni, chiedere un risarcimento? Secondo una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la risposta è no. Questo caso evidenzia un principio fondamentale: l’accettazione di una modifica contrattuale tacita tramite comportamenti concludenti può far perdere il diritto a contestazioni future. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una società di trasporti stipulava un contratto d’appalto con una grande committente per la gestione delle consegne su tutto il territorio nazionale da due centri di distribuzione. Il contratto conteneva una clausola specifica (basata sull’art. 1352 c.c.) che imponeva la forma scritta per qualsiasi modifica, pena l’invalidità.

Dopo alcuni anni, la committente decideva unilateralmente di chiudere uno dei due centri, spostando tutte le attività in una nuova sede logisticamente più scomoda per l’appaltatrice. Questo cambiamento comportava per la società di trasporti un notevole aggravio di costi, in particolare perché la nuova sede non disponeva di un’area adeguata per il parcheggio dei mezzi pesanti durante il weekend.

Nonostante ciò, e in assenza di un accordo scritto che formalizzasse la modifica, la società di trasporti continuava a eseguire il servizio per ben due anni. Solo in seguito, conveniva in giudizio la committente per ottenere un risarcimento di oltre 2,6 milioni di euro per i maggiori costi sostenuti.

La Decisione della Corte: l’accettazione della modifica contrattuale tacita

Sia il Tribunale di primo grado sia la Corte d’Appello hanno respinto la domanda della società di trasporti. Il caso è quindi giunto dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni precedenti.

Il punto centrale della decisione è che, sebbene la società di trasporti avesse il diritto di rifiutarsi di eseguire la prestazione a seguito della variazione unilaterale non concordata per iscritto, non lo ha fatto. Al contrario, ha continuato a svolgere regolarmente i trasporti dalla nuova sede per un lungo periodo. Questo comportamento, secondo la Corte, costituisce una chiara manifestazione di volontà.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato: le parti che hanno convenuto l’adozione della forma scritta per un determinato atto possono successivamente rinunciarvi, anche tacitamente, attraverso comportamenti incompatibili con il mantenimento di tale vincolo.

Nel caso specifico, la prosecuzione spontanea del rapporto contrattuale per due anni alle nuove condizioni è stata interpretata come un “fatto concludente”. Con questo comportamento, la società di trasporti ha implicitamente:
1. Accettato la modifica contrattuale, pur in assenza dell’accordo scritto.
2. Rinunciato alla clausola che imponeva la forma scritta per le modifiche.

In sostanza, la Corte ha ritenuto che la società appaltatrice, continuando a lavorare, abbia “accettato la modifica contrattuale e, per converso, rinunciato tacitamente all’adozione della forma scritta”. L’appellante avrebbe dovuto interrompere la prestazione o formalizzare immediatamente la sua opposizione e la richiesta di rinegoziazione dei termini economici. Il fatto di aver proseguito l’attività ha sanato l’irregolarità formale, precludendole la possibilità di richiedere successivamente un risarcimento per i maggiori oneri.

Conclusioni

Questa ordinanza offre una lezione cruciale per tutte le imprese: l’esecuzione di un contratto vale più di mille parole (o della loro assenza su carta). Quando una controparte modifica unilateralmente le condizioni di un accordo, soprattutto se queste comportano costi aggiuntivi, è fondamentale agire immediatamente. Proseguire l’attività senza formalizzare per iscritto il proprio dissenso e le nuove condizioni economiche può essere interpretato come un’accettazione tacita della modifica. Il principio “chi tace acconsente” trova qui una potente applicazione pratica: chi tace e continua a lavorare, di fatto, accetta le nuove regole del gioco, perdendo il diritto di contestarle in futuro.

Un contratto può essere modificato da un comportamento concludente anche se una clausola richiede la forma scritta per ogni modifica?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, le parti possono rinunciare alla clausola che impone la forma scritta attraverso comportamenti che sono oggettivamente incompatibili con la volontà di mantenerla. Proseguire l’esecuzione del contratto per un tempo considerevole dopo una modifica unilaterale è considerato uno di questi comportamenti.

Cosa avrebbe dovuto fare la società di trasporti per tutelare i propri diritti?
Alla luce della modifica unilaterale, la società avrebbe potuto rifiutarsi di eseguire la prestazione, poiché non era stata concordata per iscritto come previsto dal contratto. In alternativa, avrebbe dovuto immediatamente contestare la modifica e condizionare la prosecuzione del servizio alla formalizzazione di un nuovo accordo scritto che riconoscesse i maggiori costi.

Il fatto di aver eseguito la prestazione dà diritto a un risarcimento per i maggiori costi subiti?
No, non in questo caso. La Corte ha stabilito che, eseguendo la prestazione senza riserve per due anni, la società ha di fatto accettato le nuove condizioni. Questo comportamento ha precluso la possibilità di chiedere un risarcimento per i maggiori costi, poiché l’esecuzione stessa è stata interpretata come un’accettazione della modifica contrattuale tacita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati