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Misure cautelari CNC: nuova emissione post-scadenza

Un’impresa in Composizione Negoziata della Crisi (CNC) ha ottenuto dal Tribunale di Milano nuove misure cautelari per sospendere i pagamenti verso l’ente fiscale. La decisione chiarisce che è possibile emettere tali provvedimenti specifici anche dopo la scadenza del termine massimo di 240 giorni previsto per le misure protettive generalizzate, qualora siano strumentali al buon esito delle trattative in corso. La concessione si è basata sulla sussistenza del fumus boni iuris e del periculum in mora.

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Misure Cautelari CNC: Oltre i 240 Giorni, la Tutela Continua

Nella gestione della crisi d’impresa, le misure cautelari CNC rappresentano uno strumento fondamentale per garantire il successo della Composizione Negoziata. Un’ordinanza del Tribunale di Milano ha offerto un chiarimento cruciale: la protezione per l’imprenditore non si esaurisce necessariamente con lo spirare del termine massimo di 240 giorni previsto per le misure protettive generalizzate. Analizziamo come e perché sia possibile ottenere una tutela specifica anche oltre tale limite temporale.

I Fatti del Caso

Una società, impegnata in un percorso di Composizione Negoziata, aveva già beneficiato di misure cautelari che sospendevano il pagamento di alcune rate dovute a un ente impositore. Con l’avvicinarsi della scadenza di tali misure e del termine massimo delle misure protettive, l’azienda si è nuovamente rivolta al Tribunale. La richiesta era di ottenere una nuova sospensione dei pagamenti, essenziale per non compromettere la liquidità aziendale e la fattibilità del piano di risanamento, che includeva una complessa proposta di transazione fiscale.

La Decisione del Tribunale di Milano

Il Tribunale ha accolto la richiesta, emettendo un nuovo provvedimento cautelare. Il punto centrale della decisione è la corretta qualificazione della domanda: non una mera ‘proroga’ di misure esistenti, ma l’ ‘emissione di una nuova misura cautelare’. Questa distinzione è fondamentale, poiché svincola il provvedimento dai limiti di durata previsti per le misure protettive ad ampio raggio.

Il giudice ha ritenuto ammissibile la richiesta, confermando la possibilità di adottare provvedimenti cautelari ‘mirati’ verso specifici creditori anche dopo la scadenza del termine di 240 giorni, se questi sono funzionali a condurre a termine le trattative.

Le Motivazioni: la Distinzione tra Misure Protettive e Misure Cautelari Specifiche

La motivazione del Tribunale si fonda su un’interpretazione sistematica del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII). Il termine di 240 giorni, previsto dall’art. 19, comma 5, CCII, si riferisce alle misure protettive generalizzate, quelle che creano uno ‘scudo’ totale (erga omnes) contro tutte le azioni esecutive dei creditori. Queste misure hanno una durata massima definita per bilanciare la protezione del debitore con i diritti dei creditori.

Diverso è il caso delle misure cautelari CNC atipiche e specifiche, previste dall’art. 19, comma 1, CCII. Queste non sono soggette allo stesso rigido limite temporale. La loro finalità è assicurare provvisoriamente il buon esito delle trattative. Se nel corso della composizione emergono nuove esigenze di protezione, come la necessità di sospendere un pagamento a un singolo creditore strategico (in questo caso, l’ente fiscale), il Tribunale può intervenire con un provvedimento ad hoc.

Nel caso specifico, il giudice ha verificato la sussistenza di entrambi i presupposti necessari:
1. Fumus Boni Iuris: la probabile fondatezza del diritto. Questa è stata ravvisata nel parere favorevole dell’esperto indipendente, nell’avanzato stato delle trattative con l’ente creditore e nel fatto che quest’ultimo non avesse respinto la proposta, ma richiesto integrazioni, dimostrando un’interlocuzione attiva.
2. Periculum in Mora: il pericolo di un danno grave e imminente. Il pagamento delle rate avrebbe azzerato la liquidità aziendale, compromettendo la continuità operativa e, di conseguenza, la possibilità stessa di portare a termine con successo il piano di risanamento proposto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza rafforza la flessibilità e l’efficacia della Composizione Negoziata. Per le imprese, significa che il percorso di risanamento non è vincolato a scadenze perentorie invalicabili quando si tratta di tutelare il processo negoziale. La possibilità di richiedere misure cautelari CNC specifiche e mirate, anche dopo il periodo iniziale, offre un’ancora di salvezza fondamentale per gestire le trattative più complesse, specialmente quelle con creditori pubblici.

La decisione sottolinea come la tutela cautelare sia ‘personalizzata’ sulle esigenze concrete del caso, garantendo che le trattative possano proseguire in un contesto protetto, finalizzato a preservare il valore aziendale e a trovare una soluzione sostenibile alla crisi.

È possibile ottenere misure cautelari in una Composizione Negoziata dopo la scadenza del termine massimo di 240 giorni previsto per le misure protettive?
Sì. Secondo l’ordinanza, il limite di 240 giorni si applica alle misure protettive generalizzate che bloccano tutti i creditori. È tuttavia possibile richiedere e ottenere l’emissione di nuove e specifiche misure cautelari nei confronti di singoli creditori, se necessarie per assicurare il buon esito delle trattative in corso.

Qual è la differenza tra ‘proroga’ di una misura e ‘emissione di una nuova misura’?
La ‘proroga’ estende semplicemente l’efficacia di un provvedimento già esistente. L”emissione di una nuova misura’, invece, comporta una nuova valutazione da parte del giudice dei presupposti necessari (fumus boni iuris e periculum in mora). Nel contesto di limiti temporali normativi, chiedere una nuova misura anziché una proroga è la via corretta per ottenere una tutela ulteriore.

Perché il Tribunale ha concesso la sospensione dei pagamenti all’ente fiscale?
Il Tribunale ha concesso la sospensione perché ha riscontrato sia il ‘fumus boni iuris’ (la verosimiglianza del buon esito delle trattative, supportata dal parere dell’esperto e dall’interlocuzione con l’ente) sia il ‘periculum in mora’ (il rischio concreto che il pagamento delle rate avrebbe esaurito la liquidità aziendale, compromettendo irrimediabilmente il piano di risanamento).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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