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Manleva assicurativa: prova dell’attivazione polizza

La Corte d’Appello ha riformato una sentenza di primo grado, stabilendo che la prova dell’attivazione di una polizza assicurativa per la perdita del lavoro può essere fornita anche tramite presunzioni e prove circostanziali. Nel caso specifico, la stretta sequenza temporale tra il licenziamento, la richiesta di moduli all’assicurazione e l’invio di una lettera raccomandata è stata ritenuta sufficiente per provare la denuncia del sinistro, ordinando la manleva assicurativa a favore dei mutuatari e invertendo l’onere della prova a carico della compagnia.

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Manleva Assicurativa e Perdita del Lavoro: Quando la Prova della Denuncia è Sufficiente

Stipulare una polizza assicurativa a copertura di un finanziamento, specialmente contro il rischio di perdita del lavoro, è una prassi comune che offre una rete di sicurezza. Ma cosa succede se, al verificarsi dell’evento, la compagnia nega la copertura sostenendo di non aver mai ricevuto la denuncia? Una recente sentenza della Corte di Appello di Ancona chiarisce come la prova dell’attivazione della polizza possa essere fornita anche in assenza della copia della comunicazione, focalizzandosi sul principio della manleva assicurativa e sull’onere della prova.

I Fatti di Causa

Due coniugi avevano sottoscritto un contratto di finanziamento che includeva una polizza assicurativa per coprire, tra le altre cose, il rischio di perdita involontaria del lavoro. L’importo del premio assicurativo era stato chiaramente incluso nel totale finanziato.

Successivamente, uno dei coniugi perdeva il lavoro e la coppia si attivava per denunciare il sinistro alla compagnia assicurativa al fine di ottenere la copertura delle rate del finanziamento. Tuttavia, la compagnia negava l’indennizzo e la finanziaria otteneva un decreto ingiuntivo per il pagamento del debito residuo.

In primo grado, il Tribunale rigettava sia l’opposizione al decreto ingiuntivo sia la domanda di garanzia (manleva) nei confronti dell’assicurazione, ritenendo che i coniugi non avessero fornito prova sufficiente di aver effettivamente “attivato” la polizza tramite una rituale denuncia di sinistro. I coniugi decidevano quindi di appellare la sentenza, ma limitatamente alla parte in cui era stata respinta la loro richiesta verso la compagnia assicurativa.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte di Appello ha completamente ribaltato la decisione di primo grado. Ha accolto l’appello dei coniugi e condannato la compagnia assicurativa a manlevare e tenere indenni gli assicurati da ogni somma dovuta alla finanziaria in virtù del decreto ingiuntivo e della sentenza impugnata.

La Corte ha ritenuto che, contrariamente a quanto stabilito dal primo giudice, gli elementi portati in giudizio fossero più che sufficienti a dimostrare non solo la stipula della polizza, ma anche la sua tempestiva attivazione.

Le Motivazioni della Decisione

Il ragionamento della Corte si è sviluppato su alcuni punti cardine che offrono importanti spunti pratici.

La Prova della Stipula della Polizza

In primo luogo, la Corte ha sottolineato come non potesse esserci alcun dubbio sul fatto che la polizza fosse stata effettivamente sottoscritta e pagata. Il contratto di finanziamento stesso indicava chiaramente una voce di costo specifica per “assicurazione vita-infortuni”, con tanto di numero di polizza. Questo dato contrattuale è stato ritenuto prevalente rispetto alle Condizioni Generali di Contratto (C.G.C.) che potevano definire la copertura come meramente “eventuale”.

La Prova dell’Attivazione e l’Importanza delle Presunzioni

Il punto cruciale della controversia era la prova della denuncia del sinistro. Gli appellanti, pur non avendo depositato una copia della lettera di denuncia, avevano prodotto altri documenti decisivi:

1. La prova di aver contattato l’assicurazione e di aver ricevuto via fax i moduli per la denuncia.
2. La prova dell’invio di una lettera raccomandata con avviso di ricevimento alla compagnia assicurativa, avvenuto pochi giorni dopo la ricezione dei moduli e subito dopo il licenziamento.

Secondo la Corte, la stretta contiguità temporale tra questi eventi (licenziamento, richiesta moduli, invio raccomandata) costituiva una presunzione grave, precisa e concordante (ai sensi dell’art. 2729 c.c.) del fatto che la raccomandata contenesse proprio la denuncia di sinistro.

L’Inversione dell’Onere della Prova sulla manleva assicurativa

Di conseguenza, la Corte ha applicato un principio fondamentale in tema di onere della prova. Una volta che l’assicurato ha dimostrato di aver inviato una comunicazione formale (come una raccomandata) all’assicuratore, spetta a quest’ultimo, in qualità di destinatario, dimostrare che il contenuto di quella comunicazione era diverso da quanto affermato dal mittente. Poiché la compagnia assicurativa non ha fornito tale prova contraria (ad esempio, producendo la lettera ricevuta e dimostrando che non conteneva la denuncia), la richiesta di attivazione della polizza è stata considerata provata.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio di equità e ragionevolezza nel rapporto tra assicurato e compagnia assicurativa. Stabilisce che per ottenere la manleva assicurativa, la prova della denuncia di sinistro non è legata rigidamente alla produzione della copia della comunicazione, ma può essere raggiunta attraverso un solido quadro di prove indirette e presunzioni. L’insegnamento pratico è chiaro: è fondamentale conservare traccia di tutte le comunicazioni con la propria assicurazione (fax, email, ricevute di raccomandate), poiché la loro sequenza logica e temporale può essere decisiva in un eventuale contenzioso per dimostrare di aver adempiuto ai propri obblighi e far valere i propri diritti.

È sempre necessario avere una copia della denuncia di sinistro inviata per far valere i propri diritti con l’assicurazione?
No, secondo questa sentenza non è strettamente necessario. Una prova solida può essere raggiunta anche attraverso presunzioni e prove circostanziali, come la dimostrazione di una sequenza logica di comunicazioni (es. richiesta moduli seguita da invio di raccomandata) in stretta vicinanza temporale con l’evento dannoso.

Come ha fatto la Corte a ritenere provata l’attivazione della polizza assicurativa in assenza della lettera di denuncia?
La Corte ha utilizzato il ragionamento presuntivo basato sull’art. 2729 c.c. Ha considerato la stretta contiguità temporale tra il licenziamento, la provata ricezione dei moduli di denuncia via fax dall’assicurazione e l’invio di una lettera raccomandata alla stessa compagnia pochi giorni dopo. Questa sequenza è stata ritenuta una prova sufficiente del fatto che la raccomandata contenesse la denuncia del sinistro.

Cosa significa che l’onere della prova si inverte a carico dell’assicurazione?
Significa che una volta che l’assicurato ha dimostrato di aver spedito una comunicazione formale (come una raccomandata) all’indirizzo della compagnia, non è più lui a dover provare il contenuto esatto della lettera. Diventa compito della compagnia assicurativa, che ha ricevuto la comunicazione, dimostrare che essa aveva un contenuto diverso da quello dichiarato dall’assicurato. Se non lo fa, si presume che la versione dell’assicurato sia veritiera.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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