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Mandato senza rappresentanza: diritti del mandante

Una società mandante, agendo tramite una fiduciaria in un mandato senza rappresentanza, finanzia un’impresa farmaceutica tramite un contratto di associazione in partecipazione. Al mancato pagamento, la mandante agisce direttamente contro l’impresa. La Cassazione conferma la sua legittimazione ad agire per la restituzione del capitale e degli utili, definendoli diritti di credito derivanti dall’esecuzione del mandato ai sensi dell’art. 1705 c.c. Viene inoltre ribadito che l’eccezione di arbitrato irrituale deve essere sollevata tempestivamente, a pena di decadenza.

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Mandato Senza Rappresentanza: La Cassazione Chiarisce i Diritti del Mandante

In una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un’interessante questione legata al mandato senza rappresentanza, delineando con precisione i confini dei diritti che il mandante può esercitare direttamente nei confronti dei terzi. La decisione offre spunti cruciali per le operazioni commerciali che si avvalgono di società fiduciarie o altri intermediari, chiarendo la portata dell’azione diretta per il recupero di crediti.

La Vicenda: Un Accordo di Partecipazione e un Mandato Fiduciario

Il caso trae origine da un’operazione finanziaria complessa. Una società cooperativa, operante come mandante, aveva incaricato una società fiduciaria (mandataria) di concludere un contratto di associazione in partecipazione con la titolare di una farmacia. In esecuzione di questo mandato senza rappresentanza, la fiduciaria stipulava il contratto e versava alla farmacista un ingente capitale, pari a un milione di euro, fornito dalla società mandante. L’accordo prevedeva la restituzione del capitale alla scadenza e una partecipazione agli utili del 45% per l’associata (la fiduciaria, per conto della mandante), senza però partecipazione alle perdite.

Alla scadenza del contratto, la titolare della farmacia non restituiva il capitale né corrispondeva gli utili maturati. Di conseguenza, la società mandante decideva di agire in giudizio direttamente contro la farmacista per ottenere il pagamento delle somme dovute.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione alla società mandante. I giudici hanno condannato la farmacista al pagamento delle somme richieste, riconoscendo la piena legittimazione della mandante ad agire direttamente. In particolare, la Corte d’Appello ha rigettato le eccezioni sollevate dalla farmacista, tra cui la presunta tardività di un’eccezione relativa a una clausola arbitrale e il difetto di legittimazione attiva della mandante.

Le Motivazioni della Suprema Corte sul Mandato Senza Rappresentanza

La farmacista ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su diversi motivi. La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo importanti chiarimenti su due aspetti principali.

L’Eccezione di Clausola Arbitrale

La ricorrente sosteneva che la domanda fosse improponibile a causa di una clausola di arbitrato irrituale presente nel contratto di associazione. Tuttavia, tale eccezione era stata sollevata tardivamente in primo grado. La Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, ribadendo un principio consolidato: l’eccezione di compromesso, anche se riferita a un arbitrato irrituale, ha natura processuale e rientra tra le eccezioni in senso stretto. Questo significa che deve essere sollevata dalla parte interessata nei termini di legge (nella comparsa di risposta, 20 giorni prima dell’udienza), a pena di decadenza. Non essendo stata proposta tempestivamente, la giurisdizione del giudice ordinario si è radicata.

L’Azione Diretta del Mandante e il Mandato Senza Rappresentanza

Il punto centrale della controversia riguardava l’interpretazione dell’art. 1705, comma 2, del Codice Civile, che regola il mandato senza rappresentanza. Secondo la ricorrente, il diritto del mandante di agire direttamente contro i terzi sarebbe limitato ai soli diritti di credito e non includerebbe azioni come la richiesta di restituzione della provvista.

La Cassazione ha respinto questa interpretazione restrittiva. La Corte ha stabilito che la richiesta di restituzione del capitale versato in esecuzione del contratto di associazione in partecipazione, così come la richiesta della quota di utili, rientrano a pieno titolo nella nozione di “diritti di credito derivanti dall’esecuzione del mandato”. Questi diritti, pur sorgendo da un contratto stipulato dal mandatario in nome proprio, hanno carattere sostanziale e derivano direttamente dall’operazione voluta dal mandante. Pertanto, l’azione promossa dalla società mandante era perfettamente legittima e rientrava nell’ambito di applicazione dell’art. 1705 c.c.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida l’orientamento giurisprudenziale a favore di una tutela diretta ed efficace del mandante nel mandato senza rappresentanza. La decisione chiarisce che il mandante non è un soggetto estraneo al rapporto tra mandatario e terzo, ma può sostituirsi al mandatario per esercitare i diritti di credito che sono la finalità ultima dell’operazione. Questo principio è di fondamentale importanza pratica, specialmente in contesti commerciali dove l’uso di intermediari e società fiduciarie è comune. La sentenza offre una maggiore certezza giuridica, confermando che il mandante può agire direttamente per recuperare non solo i crediti “tipici” (come il prezzo di una vendita), ma anche somme come il capitale apportato in un’associazione in partecipazione e i relativi utili.

L’eccezione basata su una clausola di arbitrato irrituale deve essere sollevata entro un termine specifico?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che l’eccezione d’improponibilità della domanda a causa di una clausola compromissoria per arbitrato irrituale è un’eccezione in senso stretto. Pertanto, deve essere proposta dalla parte interessata nella comparsa di risposta, nel rispetto del termine di decadenza previsto dall’art. 166 c.p.c., altrimenti si considera rinunciata e la competenza del giudice adito si consolida.

Nel mandato senza rappresentanza, il mandante può chiedere direttamente al terzo la restituzione dei fondi che ha fornito per l’operazione?
Sì. Secondo la Corte, la richiesta di restituzione della provvista (il capitale) versata per l’esecuzione di un contratto di associazione in partecipazione rientra tra i “diritti di credito derivanti dall’esecuzione del mandato” menzionati all’art. 1705, comma 2, c.c. Di conseguenza, il mandante ha la legittimazione ad agire direttamente contro il terzo per ottenerne la restituzione, così come per il pagamento degli utili pattuiti.

La mancata menzione del mandato nel contratto tra mandatario e terzo impedisce al mandante di agire?
No. La Corte ha chiarito che la circostanza che nel contratto di associazione in partecipazione non vi fosse alcun riferimento al mandato fiduciario sottostante è irrilevante. Nel mandato senza rappresentanza, il mandante non è tenuto a rivelare la sua esistenza al terzo. Ciò non pregiudica il suo diritto di esercitare i diritti di credito derivanti dall’operazione, come previsto dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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