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Mandato professionale: limiti e discrezionalità

La Corte di Cassazione affronta il tema del mandato professionale conferito a un tecnico per l’esecuzione di lavori urgenti imposti da un’ordinanza comunale. Nel caso di specie, un comproprietario contestava i costi, ritenendoli eccessivi rispetto alle stime iniziali. La Corte ha stabilito che, in assenza di un esplicito limite di spesa nel contratto, lo scopo primario di adempiere all’ordinanza di sicurezza prevale. Il professionista gode quindi di ampia discrezionalità nella scelta delle soluzioni tecniche necessarie, anche se più costose, per raggiungere l’obiettivo inderogabile della messa in sicurezza dell’immobile. Il ricorso è stato pertanto respinto.

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Mandato professionale: i confini della discrezionalità tecnica

Quando si affida un incarico a un tecnico per lavori edili, specialmente in situazioni di urgenza, è fondamentale definire chiaramente i contorni del mandato professionale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su quale sia il grado di discrezionalità del professionista e fino a che punto una stima dei costi possa considerarsi vincolante, soprattutto quando l’intervento è imposto da un’ordinanza pubblica per motivi di sicurezza.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce dalla richiesta di rimborso spese avanzata da un comproprietario nei confronti di un’altra per lavori urgenti eseguiti su un immobile comune. Tali lavori erano stati resi necessari da un’ordinanza del Comune, a causa delle precarie condizioni dell’edificio.

La comproprietaria convenuta si opponeva, chiamando in causa il tecnico incaricato della progettazione e direzione dei lavori. A suo dire, il professionista aveva avallato costi quasi triplicati rispetto a quelli inizialmente preventivati in una consulenza tecnica svolta in un precedente procedimento d’urgenza, inducendola ad accettare una conciliazione sulla base di cifre non veritiere. Mentre il Tribunale di primo grado aveva dato ragione alla comproprietaria, ritenendo il tecnico responsabile dei maggiori costi, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della comproprietaria, confermando la sentenza d’appello. I giudici supremi hanno chiarito che l’interpretazione del contratto d’incarico professionale deve tenere conto dello scopo prevalente per cui è stato conferito. In questo caso, l’obiettivo primario e inderogabile era ottemperare all’ordinanza sindacale per garantire la sicurezza dell’edificio.

Analisi del mandato professionale secondo la Corte

La decisione si fonda su due pilastri fondamentali che definiscono la natura e i limiti del mandato professionale in contesti di urgenza e sicurezza.

La Prevalenza dello Scopo sull’Importo

La Corte ha stabilito che l’accordo tra le parti non prevedeva un limite di spesa tassativo. La stima iniziale di circa 17.000 euro era da considerarsi una valutazione di massima, non un tetto invalicabile. L’obiettivo principale del mandato era risolvere i problemi di statica dell’edificio secondo le prescrizioni comunali. Di fronte a questo scopo inderogabile, il professionista aveva il dovere di realizzare tutti gli interventi necessari per la sicurezza, anche se questo comportava una spesa superiore a quella inizialmente ipotizzata.

La Discrezionalità Tecnica

Il secondo punto chiave è la discrezionalità riservata al tecnico. L’incarico gli conferiva la libertà di scegliere le soluzioni progettuali, l’impresa esecutrice e le modalità di esecuzione più adeguate per raggiungere il risultato. La Corte ha ritenuto che il tecnico avesse correttamente esercitato questa discrezionalità, realizzando gli interventi necessari per la sicurezza dell’edificio senza che la committente ne contestasse la corretta esecuzione, ma solo l’ammontare della spesa.

le motivazioni

La Cassazione ha ritenuto infondati i motivi di ricorso, qualificandoli come un tentativo di riesaminare i fatti, attività preclusa in sede di legittimità. La Corte d’Appello aveva correttamente interpretato il contratto, desumendo dalle circostanze concrete (il contenzioso precedente, la conciliazione e la necessità di adempiere all’ordinanza) che il mandato professionale non era vincolato a costi invariati. Il contratto era finalizzato all’esecuzione dell’ordinanza sindacale e al superamento dei problemi di statica dell’edificio, e questo scopo prevaleva sulla stima iniziale dei costi. La decisione impugnata si basava su una solida interpretazione del rapporto contrattuale, non scalfita efficacemente dalle censure della ricorrente.

le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: nell’esecuzione di un mandato professionale, lo scopo contrattuale è l’elemento guida per l’interpretazione dei doveri del professionista. In assenza di un limite di spesa esplicito e vincolante, e di fronte a un obbligo di messa in sicurezza imposto dalla pubblica autorità, il tecnico non solo può, ma deve, adottare tutte le misure necessarie per raggiungere l’obiettivo, esercitando la propria discrezionalità tecnica. Per i committenti, ciò significa che per vincolare un professionista a un budget predefinito, è essenziale inserire nel contratto clausole chiare e inequivocabili che stabiliscano un tetto massimo di spesa.

Quando un tecnico è incaricato di eseguire lavori imposti da un’ordinanza di sicurezza, la stima iniziale dei costi è un limite vincolante?
No, secondo la Corte di Cassazione, se il contratto di mandato professionale non prevede un esplicito e tassativo limite di spesa, la stima iniziale non è vincolante. Lo scopo primario e inderogabile di adempiere all’ordinanza per garantire la sicurezza prevale sulla previsione di costo.

Il professionista è responsabile se i costi finali dei lavori superano di molto quelli preventivati?
Non necessariamente. Se il mandato gli conferisce discrezionalità nella scelta delle soluzioni progettuali e dell’impresa, e gli interventi eseguiti erano effettivamente necessari per raggiungere lo scopo di sicurezza richiesto, il professionista non è considerato responsabile per il superamento dei costi stimati, a meno che non fosse stato pattuito un tetto di spesa invalicabile.

Come può un committente tutelarsi da un aumento imprevisto dei costi?
Per tutelarsi, il committente deve inserire nel contratto di incarico professionale delle clausole specifiche e chiare che definiscano un tetto massimo di spesa o che subordinino l’esecuzione di lavori extra-budget a una sua preventiva autorizzazione scritta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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