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Mancato guadagno: come si calcola il risarcimento?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11885/2024, ha stabilito i criteri per la quantificazione del danno da mancato guadagno in seguito alla revoca illegittima di un incarico di mediazione immobiliare. Il risarcimento non può basarsi su una mera possibilità di profitto (la vendita di tutti gli immobili), ma deve fondarsi su un giudizio di ‘alta probabilità’, considerando solo le trattative che avevano concrete possibilità di concludersi positivamente. La Corte ha confermato la decisione del giudice di rinvio che aveva liquidato un importo inferiore a quello richiesto, ritenendo che ciò non violi il principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato.

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Mancato Guadagno: Come la Cassazione Stabilisce il Criterio della ‘Alta Probabilità’

Quando un contratto viene interrotto ingiustificatamente, come si calcola il risarcimento per le opportunità perse? La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 11885/2024 offre una risposta chiara sul tema del mancato guadagno, specialmente nel contesto della mediazione immobiliare. La decisione sottolinea che il diritto al risarcimento non si basa su mere ipotesi, ma richiede una prova concreta e un’elevata probabilità che il guadagno si sarebbe effettivamente realizzato. Analizziamo questo caso emblematico.

I Fatti: Revoca Ingiustificata dell’Incarico di Mediazione

Una società immobiliare aveva ricevuto un incarico esclusivo e irrevocabile per la vendita di circa trenta box auto in costruzione. Appena 21 giorni dopo la firma del contratto, e nonostante la società avesse già raccolto otto proposte d’acquisto, la proprietà mandante revocava l’incarico senza una giusta causa, con l’evidente scopo di vendere privatamente i box senza pagare le provvigioni.

Da qui nasceva un lungo contenzioso legale, con la società di mediazione che chiedeva la risoluzione del contratto per inadempimento della mandante e il risarcimento del danno, quantificato nel mancato guadagno derivante dalle provvigioni perse.

L’Iter Giudiziario e la Quantificazione del Mancato Guadagno

Il percorso giudiziario è stato complesso. Inizialmente, una Corte d’Appello aveva condannato la proprietà a risarcire alla società una somma calcolata sulla base della potenziale vendita di tutti i box oggetto dell’incarico. Tuttavia, la Corte di Cassazione, con una prima pronuncia, aveva annullato questa decisione. Secondo la Suprema Corte, il calcolo era errato perché basato su una mera possibilità e non su un’alta probabilità di realizzo.

Il solo fatto di aver ricevuto otto proposte in tre settimane non era sufficiente a dimostrare con alta probabilità che tutti i trenta box sarebbero stati venduti. La causa veniva quindi rinviata a una diversa sezione della Corte d’Appello per ricalcolare il danno secondo questo principio di diritto.

Il giudice del rinvio, attenendosi scrupolosamente alle indicazioni della Cassazione, ha ricalcolato il danno considerando solo le proposte d’acquisto che avevano un’altissima probabilità di essere accettate e di trasformarsi in vendite. Di conseguenza, ha liquidato un importo notevolmente inferiore.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Mancato Guadagno

La società immobiliare ha impugnato anche quest’ultima decisione, lamentando che il risarcimento fosse troppo basso e inferiore al minimo che essa stessa aveva indicato in giudizio. Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione ha rigettato definitivamente il ricorso, confermando la correttezza della sentenza del giudice di rinvio.

Il Principio di Corrispondenza tra Chiesto e Pronunciato

Un punto interessante affrontato dalla Corte riguarda la presunta violazione dell’art. 112 c.p.c. (corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato). La società ricorrente sosteneva che il giudice non potesse liquidare una somma inferiore a quella indicata come ‘minima’ dalla controparte nel precedente ricorso. La Cassazione ha chiarito che questo principio non è violato quando il giudice, nell’ambito della domanda di risarcimento, attribuisce un bene della vita omogeneo (il denaro) ma in misura ridotta rispetto alla richiesta. Il giudice non è vincolato dalle quantificazioni indicate dalle parti, ma deve decidere secondo le prove e i principi di diritto.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nella corretta applicazione del principio di diritto stabilito dalla prima sentenza di Cassazione. Il mancato guadagno non è un danno ipotetico, ma la perdita di un’utilità economica che, con un alto grado di probabilità, si sarebbe verificata. Il giudice del rinvio ha agito correttamente nel suo ruolo: ha esaminato gli elementi indiziari forniti (le otto proposte di acquisto) e ha valutato quali di queste avessero la probabilità concreta di trasformarsi in un contratto di vendita. Ha ritenuto probabile la conclusione solo per quelle proposte che presentavano un prezzo di acquisto uguale o superiore a quello indicato nella tabella concordata tra le parti, escludendo quelle a un prezzo inferiore o quelle la cui accettazione era incerta. La liquidazione del danno, basata sulla provvigione del 6% calcolata su queste vendite probabili, è stata quindi ritenuta immune da vizi e conforme al principio di diritto.

Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di risarcimento del danno: per ottenere il ristoro del mancato guadagno, non basta allegare una perdita potenziale. È necessario fornire elementi probatori solidi che dimostrino, secondo un criterio di ‘alta probabilità’, che il profitto si sarebbe effettivamente concretizzato. La decisione serve da monito per tutti i professionisti e le imprese: una richiesta di risarcimento per lucro cessante deve essere supportata da una rigorosa dimostrazione della concretezza dell’opportunità economica persa a causa dell’inadempimento altrui.

Come si calcola il risarcimento per mancato guadagno in caso di recesso ingiustificato da un contratto?
Il risarcimento non si calcola sulla base di mere possibilità o ipotesi (es. la vendita di tutti i beni oggetto dell’incarico), ma deve essere quantificato sulla base di un giudizio di ‘alta probabilità’. Si devono considerare solo i profitti che il creditore avrebbe conseguito con un elevato grado di certezza se il contratto fosse stato eseguito.

Può un giudice liquidare un importo di risarcimento inferiore a quello minimo richiesto dalla parte?
Sì. Il giudice non è vincolato dalle richieste quantitative delle parti. Rientra nel suo potere liquidare una somma inferiore a quella domandata, se ritiene che le prove dimostrino un danno di entità minore. Questo non viola il principio di corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato (art. 112 c.p.c.).

Quale livello di prova è necessario per ottenere un risarcimento per mancato guadagno?
È necessario fornire elementi, anche indiziari, che consentano al giudice di formulare un giudizio in termini di ‘alta probabilità’ e non di ‘mera possibilità’. Nel caso di specie, le proposte di acquisto già raccolte a un prezzo pari o superiore a quello stabilito sono state considerate prova sufficiente per le relative vendite, mentre è stata esclusa la presunzione che tutti gli altri beni sarebbero stati venduti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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