LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Mancata iscrizione Albo 106 TUB: è valido il recupero?

Due garanti si sono opposti a un decreto ingiuntivo da 850.000 euro, sostenendo la carenza di legittimazione del servicer per la sua mancata iscrizione all’albo ex art. 106 TUB. Il Tribunale di Torino ha respinto l’opposizione, stabilendo che la mancata iscrizione albo 106 TUB costituisce una violazione di norme amministrative che non incide sulla validità civilistica dell’azione di recupero crediti. La sentenza ha inoltre confermato la validità della prova della cessione del credito e della garanzia prestata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Mancata Iscrizione Albo 106 TUB: Il Tribunale di Torino Fa Chiarezza sulla Validità del Recupero Crediti

Una recente sentenza del Tribunale di Torino affronta una questione sempre più dibattuta nelle aule di giustizia: quali sono le conseguenze della mancata iscrizione albo 106 TUB da parte di una società di servicing? La decisione chiarisce che tale omissione, pur essendo una violazione amministrativa, non compromette la validità dell’azione di recupero del credito, fornendo importanti principi sulla distinzione tra norme pubblicistiche e civilistiche nel diritto bancario.

Il Contesto: Un’Opposizione a Decreto Ingiuntivo

La vicenda trae origine dall’opposizione a un decreto ingiuntivo per circa 850.000 euro, emesso nei confronti di due persone fisiche in qualità di fideiussori. Essi avevano garantito i debiti di una società, derivanti da vari rapporti bancari come conti correnti e finanziamenti. A seguito della cessione del credito a una società di cartolarizzazione, quest’ultima, tramite il proprio servicer, aveva avviato l’azione di recupero.

Gli opponenti hanno sollevato diverse eccezioni per ottenere la revoca del decreto, tra cui la presunta nullità della fideiussione, la mancata prova della cessione e, soprattutto, il difetto di legittimazione attiva della società incaricata della riscossione.

La questione della mancata iscrizione albo 106 TUB

Il punto cruciale dell’opposizione riguardava la tesi secondo cui il servicer, non essendo iscritto nell’albo degli intermediari finanziari previsto dall’art. 106 del Testo Unico Bancario (TUB), non fosse autorizzato a riscuotere il credito. Secondo i garanti, questa mancanza avrebbe dovuto invalidare l’intera procedura di recupero.

La società creditrice si è difesa sostenendo la piena validità della propria azione. Ha evidenziato che la società veicolo (cessionaria del credito) era regolarmente iscritta nell’apposito elenco previsto dalla legge sulla cartolarizzazione (L. 130/1999) e che esisteva un valido mandato conferito al servicer per l’attività di riscossione.

Altri Punti di Contestazione

Oltre alla questione principale, i garanti hanno contestato:

* La prova della cessione: Sostenevano che la semplice pubblicazione in Gazzetta Ufficiale non fosse sufficiente a dimostrare l’effettivo trasferimento del loro specifico credito.
* La validità della fideiussione: Eccepivano la nullità della garanzia per presunta conformità a uno schema ABI censurato dalla Banca d’Italia e ne asserivano la natura di contratto autonomo di garanzia, non trasferibile al cessionario.

Le Motivazioni della Decisione

Il Tribunale di Torino ha rigettato integralmente l’opposizione, confermando il decreto ingiuntivo. La motivazione della sentenza si basa su principi giuridici consolidati e recenti orientamenti della Corte di Cassazione.

1. Sulla legittimazione del servicer: Il giudice ha stabilito, in linea con la Cassazione (sent. n. 7243/2024), che la mancata iscrizione albo 106 TUB del servicer non comporta alcuna invalidità sul piano civilistico. Le norme del TUB in materia di albi e vigilanza hanno natura pubblicistica e amministrativa. La loro violazione può comportare sanzioni da parte dell’Autorità di Vigilanza (Banca d’Italia), ma non inficia la validità degli atti negoziali e processuali posti in essere. La società veicolo, titolare del credito, era invece correttamente iscritta nel suo elenco speciale, come richiesto dalla L. 130/1999.

2. Sulla prova della cessione: Il Tribunale ha ribadito che, nelle cessioni in blocco, la prova del trasferimento può essere fornita con ogni mezzo. La pubblicazione dell’avviso in Gazzetta Ufficiale, unita a una dichiarazione scritta della banca cedente che conferma l’inclusione del credito specifico nell’operazione di cessione, costituisce prova piena e sufficiente.

3. Sulla validità della fideiussione: Le contestazioni sono state respinte perché la fideiussione era stata firmata anni dopo il provvedimento della Banca d’Italia, rendendolo inapplicabile. In ogni caso, l’eventuale nullità sarebbe stata solo parziale. Inoltre, il fallimento della società debitrice principale aveva reso inoperante la norma sulla decadenza (art. 1957 c.c.), e la clausola “a prima richiesta” avrebbe comunque reso tempestiva l’azione del creditore.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione del Tribunale di Torino offre conclusioni di grande rilevanza pratica per debitori e creditori. In primo luogo, consolida il principio secondo cui le eccezioni basate sulla mancata iscrizione albo 106 TUB del servicer hanno scarse probabilità di successo, poiché la giurisprudenza dominante distingue nettamente tra le conseguenze amministrative e quelle civili di tale violazione. In secondo luogo, conferma che la combinazione di avviso in Gazzetta Ufficiale e dichiarazione del cedente è un metodo probatorio solido per dimostrare la titolarità di un credito cartolarizzato. Infine, la sentenza riafferma un approccio rigoroso nell’analisi delle nullità delle fideiussioni, limitandone la portata e richiedendo prove concrete da parte di chi le eccepisce.

La mancata iscrizione del servicer all’albo ex art. 106 TUB invalida l’azione di recupero del credito?
No. Secondo la sentenza, che si allinea alla giurisprudenza della Cassazione, la mancata iscrizione è una violazione di norme amministrative che non produce invalidità sul piano civilistico. L’azione di recupero del credito resta quindi valida.

Come si può provare una cessione di crediti in blocco?
La prova può essere fornita con ogni mezzo. La sentenza ritiene sufficienti e validi elementi come la pubblicazione dell’avviso di cessione in Gazzetta Ufficiale e una dichiarazione scritta della banca cedente che confermi l’inclusione del credito specifico nell’operazione di cessione.

Una fideiussione che riprende lo schema ABI è sempre nulla?
No. La sentenza chiarisce che la nullità, secondo le Sezioni Unite della Cassazione, sarebbe comunque solo parziale e limitata alle singole clausole abusive. Inoltre, nel caso specifico, la fideiussione era stata sottoscritta anni dopo il provvedimento della Banca d’Italia che censurava lo schema, rendendo tale provvedimento inapplicabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati