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Lucro cessante: prova e risarcimento del danno

A seguito di danni da infiltrazioni che hanno reso un appartamento inagibile, il proprietario ha richiesto il risarcimento per la mancata locazione. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito i principi per la prova del lucro cessante, specificando che è sufficiente dimostrare la potenziale redditività dell’immobile al momento del danno, senza necessità di provare una sua pregressa locazione. La sentenza di merito è stata annullata per aver erroneamente interpretato le prove e per vizi procedurali, rinviando il caso per un nuovo esame.

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Lucro Cessante da Immobile Inagibile: La Cassazione detta le Regole

Quando un immobile subisce un danno, come un’infiltrazione d’acqua, che lo rende temporaneamente inagibile, il proprietario affronta un doppio problema: i costi di ripristino (danno emergente) e la perdita dei redditi che avrebbe potuto percepire, ad esempio, affittandolo. Quest’ultima voce di danno, nota come lucro cessante, è spesso la più difficile da dimostrare in giudizio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali su come provare tale danno, spostando l’attenzione dalla storia passata dell’immobile alla sua potenziale redditività futura.

Il Caso: Infiltrazioni, Danni e la Lunga Via del Risarcimento

La vicenda ha origine nel 2008, quando un appartamento all’interno di un condominio subisce ingenti danni a causa della rottura di una tubatura dell’impianto di riscaldamento comune. Di fronte all’inerzia dell’amministrazione condominiale, il proprietario si vede costretto a finanziare di tasca propria i lavori di ripristino. Successivamente, agisce in giudizio per ottenere il risarcimento di tutte le spese sostenute e, soprattutto, dei canoni di locazione non percepiti durante il periodo di inagibilità.

Nei primi due gradi di giudizio, la sua richiesta di risarcimento per il lucro cessante viene respinta. Le corti di merito ritengono che il proprietario non abbia sufficientemente provato che l’immobile fosse destinato alla locazione o che fosse stato affittato in precedenza. La questione arriva così all’esame della Corte di Cassazione.

La Prova del Lucro Cessante: Un Cambio di Prospettiva

La Suprema Corte ribalta la visione dei giudici di merito, accogliendo le doglianze del proprietario. Il punto centrale della decisione è che, per ottenere il risarcimento del lucro cessante, non è necessario dimostrare che l’immobile fosse già a reddito prima del danno. Ciò che conta è la sua potenziale destinazione redditizia al momento del verificarsi dell’evento lesivo e in proiezione futura.

La Corte evidenzia come il giudice d’appello sia incorso in un palese errore di “travisamento della prova”. Aveva infatti erroneamente datato al 2010 (cioè dopo il periodo di inagibilità) un documento che attestava trattative per una locazione, mentre questo si riferiva chiaramente al gennaio 2008, un momento immediatamente precedente alle infiltrazioni. Questo documento, se correttamente interpretato, sarebbe stato una prova decisiva della volontà e della possibilità concreta di mettere a reddito l’immobile.

Errori Procedurali e la Gestione delle Prove

Oltre all’errore sulla prova documentale, la Cassazione ha censurato la sentenza d’appello anche per un vizio procedurale. I giudici di merito avevano negato l’ammissione di prove testimoniali relative alla mancata locazione, sostenendo che la parte non si fosse “opposta” al precedente diniego del tribunale. La Corte ha chiarito che, nell’attuale ordinamento processuale, non esiste un onere di “opposizione” alle ordinanze istruttorie. L’unico onere per la parte che vuole preservare la possibilità di appellare il rigetto di una richiesta di prova è quello di riproporla specificamente al momento della precisazione delle conclusioni.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio di logica e di diritto: la compressione del diritto di godimento di un bene, causata da un fatto illecito altrui, genera un pregiudizio economicamente valutabile. Questo pregiudizio si manifesta come lucro cessante ogni volta che si impedisce al proprietario di percepire i frutti civili (come i canoni di locazione) che l’immobile è potenzialmente in grado di produrre.

La valutazione deve essere fatta sulla base di un’elevata probabilità, considerando la destinazione redditizia potenziale del bene, e non sulla base della sua pregressa utilizzazione. Ritenere il contrario significherebbe negare ingiustamente il risarcimento a chi, ad esempio, ha appena acquistato un immobile per metterlo a reddito. La sentenza impugnata è stata quindi cassata con rinvio alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare la domanda di risarcimento applicando i principi di diritto enunciati dalla Suprema Corte.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Proprietari di Immobili

Questa ordinanza offre indicazioni preziose per i proprietari di immobili che subiscono danni:

1. Concentrarsi sulla potenzialità: Per dimostrare il lucro cessante, è fondamentale raccogliere prove che attestino la potenziale redditività dell’immobile (es. annunci immobiliari, comunicazioni con agenzie, manifestazioni di interesse di potenziali inquilini) risalenti al periodo immediatamente precedente al danno.
2. La storia non è tutto: Non è indispensabile aver già locato l’immobile in passato. Ciò che conta è la sua attitudine a produrre reddito.
3. Attenzione alla procedura: In caso di rigetto di istanze istruttorie (come la richiesta di testimoni), è cruciale riproporle in modo specifico e dettagliato nelle conclusioni finali del grado di giudizio, per non precludersi la possibilità di contestare la decisione in appello.

Per chiedere il risarcimento per lucro cessante da un immobile danneggiato, devo dimostrare che era già affittato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è necessario dimostrare la pregressa utilizzazione del bene. È sufficiente allegare e provare che l’impedita disponibilità dell’immobile ha provocato un mancato guadagno, avendo riguardo alla sua potenziale destinazione redditizia (intesa come elevata probabilità) al momento del danno e in proiezione futura.

Se il giudice nega l’ammissione di una prova testimoniale, cosa devo fare per poter riproporre la richiesta in appello?
Non è necessario esperire una specifica “opposizione” all’ordinanza di rigetto. Per preservare la facoltà di contestare la decisione in sede di impugnazione, è sufficiente riproporre l’istanza istruttoria in modo specifico (e non con un generico richiamo agli atti precedenti) al momento della precisazione delle conclusioni.

L’eccezione di una compagnia assicurativa basata su una clausola di esclusione della polizza (es. usura) è soggetta a termini perentori?
No. La Corte ha stabilito che l’eccezione di inoperatività della polizza assicurativa non costituisce un’eccezione in senso proprio, ma una mera difesa volta a contestare il fondamento della domanda. Pertanto, è un’eccezione in senso lato, rilevabile anche d’ufficio dal giudice e non soggetta ai limiti preclusivi temporali previsti per le eccezioni in senso stretto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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