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Locazione immobili e contributi INPS: quando è dovuta?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la semplice attività di locazione di immobili di proprietà di una società non costituisce attività commerciale. Di conseguenza, il socio amministratore non è tenuto all’iscrizione e al versamento dei contributi alla gestione commercianti dell’INPS. La sentenza chiarisce che per far scattare l’obbligo contributivo, l’attività di locazione immobili e contributi INPS deve inserirsi in un contesto più ampio di prestazione di servizi, come l’intermediazione immobiliare, e non limitarsi al mero godimento del bene.

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Locazione Immobili e Contributi INPS: Quando Scatta l’Obbligo?

L’amministratore di una società che possiede e affitta immobili è sempre tenuto a versare i contributi alla gestione commercianti? Questa è una domanda cruciale per molti imprenditori del settore immobiliare. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20826/2019, ha fornito un chiarimento fondamentale, tracciando una linea netta tra la gestione patrimoniale e l’attività commerciale vera e propria. L’analisi del rapporto tra locazione immobili e contributi INPS rivela che non è la forma societaria a contare, ma la natura dell’attività effettivamente svolta.

I Fatti di Causa: Una Società di Gestione Immobiliare e la Richiesta dell’INPS

Il caso ha origine dalla pretesa dell’INPS nei confronti del socio e amministratore unico di due società immobiliari. L’Istituto richiedeva il pagamento dei contributi previdenziali per la gestione commercianti, sostenendo che l’attività di locazione degli immobili di proprietà delle società costituisse un’attività commerciale. L’amministratore si è opposto, affermando che le sue società si limitavano al “mero godimento” dei beni, ovvero a percepire i canoni di locazione, senza svolgere alcuna attività di intermediazione o di prestazione di servizi aggiuntivi. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione all’imprenditore, annullando la richiesta dell’INPS. L’Istituto ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte: Niente Contributi per il Mero Godimento

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso dell’INPS inammissibile, confermando le decisioni dei gradi precedenti. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: l’attività di locazione di immobili di proprietà non integra, di per sé, i presupposti per l’iscrizione alla gestione commercianti. L’obbligo contributivo sorge solo quando tale attività si inserisce in un contesto più ampio e complesso, qualificabile come attività d’impresa commerciale, ad esempio un’attività di intermediazione immobiliare o la fornitura di servizi accessori alla locazione.

Le Motivazioni: la Distinzione tra Godimento, Attività Commerciale e Contributi INPS

La Corte ha sottolineato che l’elemento dirimente è l’effettiva natura dell’attività svolta, non l’oggetto sociale dichiarato o la forma giuridica della società. Anche se l’attività è condotta tramite una società di capitali (come una S.r.l.), se essa si limita a incassare i canoni di affitto senza un’organizzazione imprenditoriale volta alla produzione o allo scambio di servizi, si rimane nell’ambito del mero godimento del patrimonio. Nel caso specifico, le indagini di merito avevano accertato che la società non svolgeva alcuna attività di acquisto o gestione attiva di immobili per conto terzi, limitandosi a riscuotere i canoni degli immobili di cui era proprietaria. Anzi, è emerso che da diversi anni una delle società era praticamente inattiva. Pertanto, mancava il presupposto fondamentale per l’obbligo di iscrizione alla gestione commercianti: lo svolgimento di un’attività commerciale ai sensi della legge.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Proprietari di Immobili

Questa ordinanza della Cassazione rafforza un importante baluardo a tutela dei proprietari immobiliari, anche quando operano attraverso una società. La decisione chiarisce che la gestione del proprio patrimonio immobiliare, finalizzata unicamente alla percezione di una rendita, non è sufficiente a far scattare l’obbligo di versare i contributi previdenziali come commercianti. Per l’INPS, la prova dell’esistenza di un’attività commerciale organizzata in forma d’impresa diventa un onere imprescindibile. Questo significa che solo la presenza di una struttura complessa, dedicata alla prestazione di servizi immobiliari, può giustificare la richiesta di contributi. Per i soci e amministratori di società immobiliari di mero godimento, si tratta di una conferma significativa che li esonera da oneri previdenziali non dovuti.

L’amministratore di una società che affitta solo immobili di proprietà è obbligato a pagare i contributi INPS alla gestione commercianti?
No, secondo la sentenza, l’amministratore non è obbligato se l’attività della società si limita alla mera locazione di immobili di sua proprietà (mero godimento), senza inserirsi in una più ampia attività di prestazione di servizi come l’intermediazione immobiliare.

La forma giuridica della società (es. s.r.l.) è determinante per stabilire l’obbligo contributivo?
No, la forma giuridica non è di per sé rilevante. Ciò che conta è l’attività concretamente svolta. Anche una società commerciale può svolgere un’attività di mero godimento dei propri beni, che non fa sorgere l’obbligo di iscrizione alla gestione commercianti.

Cosa si intende per attività di “mero godimento” di un bene immobiliare ai fini previdenziali?
Si intende un’attività che si esaurisce nella locazione di un immobile di proprietà e nella percezione dei relativi canoni, senza che vi sia un’organizzazione d’impresa finalizzata alla produzione o allo scambio di servizi immobiliari per il mercato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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